Roma, 26 gen – Le Ong, secondo il decreto Piantedosi, dovrebbero effettuare un “salvataggio” e andare dritte al porto di assegnazione con i clandestini a bordo. Cosa sta accadendo? L’esatto opposto. Come, peraltro, avevamo previsto.

Le Ong ignorano il decreto. Che sorpresa. Quanto meno, ad oggi lo sta ignorando la Geo Barents, come riporta Tgcom24, la quale effettua tre “interventi” e se ne frega delle presunte “imposizioni” dell’esecutivo. Dalla Ong poi fanno sapere, magari pure con un pizzico di derisione, di agire “in conformità con il diritto internazionale marittimo”. Il governo come risponde? Quando la nave sarà arrivata al porto di assegnazione, ovvero La Spezia, valuterà se la avrà rispettato le prescrizioni del decreto oppure no. In teoria, in caso di infrazioni, ci sarebbero le sanzioni: multe da 10mila a 50mila euro per il comandante e il fermo della nave.

Una strategia perdente

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi la butta sull’ovvio: “La presenza delle Ong fa ripartire i gommoni”. Ciò detto, le Ong non si fermeranno di fronte a nessun “decreto di scoraggiamento”, come di fatto è quello governativo. E i fatti stanno andando esattamente in questa direzione. Porti più lontani e un solo intervento obbligato? Poco conta, le Ong viaggeranno fino a quei porti e continueranno ad effettuare tutti i “salvataggi” che vogliono. Magari lamentando anche un mancato rispetto dei sempre utili “diritti umani”. Aggiungiamo una provocazione: chissà che in futuro non ignorino pure le destinazioni di assegnazione e “parcheggino” comodamente e nuovamente nei porti meridionali. In fondo è sufficiente lanciare i soli allarmi per i passeggeri, con relativa e – quasi “strategica” – presenza di “minori non accompagnati a bordo”. Per cui, chi può dirlo?

Alberto Celletti

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