Roma, 24 mar – Nella notte di ieri le forze aeree statunitensi sono tornate a colpire in Siria, l’obbiettivo un deposito di armi nel quartiere Harabesh di Deir el-Zor. Nel raid avrebbero perso la vita tra i sei e gli otto miliziani. Il bombardamento è avvenuto in risposta all’uccisione da parte di un drone di un contractor americano durante un attacco contro la base di Hasakah, che il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha attribuito all’Iran.

La rappresaglia Usa in Siria

Mentre gli occhi del mondo sono puntatati sul conflitto in Ucraina, è facile dimenticarsi della Siria. Un fronte in cui sta andando in scena una “guerra ombra” – come la definisce Paolo Mauri in un suo recente articolo – nella quale si affrontano più o meno apertamente diversi attori internazionali per imporre la propria sfera di influenza nella zona. Da una parte Usa e Israele, dall’altra l’Iran. Infatti, il deposito d’armi colpito durante il raid aereo americano a Deir el-Zor farebbe riferimento alle Guardie rivoluzionarie iraniane, come peraltro esplicitato dal segretario della Difesa statunitense Lloyd Austin: “Sotto la direzione del presidente Biden, ho autorizzato le forze del comando centrale degli Stati Uniti a condurre attacchi aerei di precisione stasera nella Siria orientale contro strutture utilizzate da gruppi affiliati al Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche dell’Iran (Irgc)”.

Un intervento che Austin ha motivato come reazione alla morta alla morte di un contractor statunitense e al ferimento di altri sei connazionali (cinque soldati e un altro contractor), a seguito di incursione di un drone di fabbricazione iraniana contro la base di Hasakah: “Gli attacchi aerei sono stati condotti in risposta all’attacco di oggi [ieri – ndr], nonché a una serie di recenti attacchi contro le forze della coalizione in Siria da parte di gruppi affiliati all’Irgc”. Sia la base di Hasakah, sia Deir el-Zor si trovano nel nord-est della Sira, zona particolarmente strategica per i suoi giacimenti petroliferi. Un secondo raid americano avrebbe colpito, invece, una postazione militare vicino alla città di Boukamal, lungo il confine con l’Iraq.

Gli attacchi israeliani

Nel quadro complessivo rientrano anche gli attacchi missilistici di pochi giorni fa che le forze aeree israeliane hanno condotto contro la città di Aleppo. L’obbiettivo sarebbe stato un presunto deposito di armi di milizie sostenute dal governo di Teheran, situato nei pressi dell’aeroporto di Aleppo. Bombardamento che ha messo fuori funzione lo stesso aeroporto, che ricordiamo essere un snodo fondamentale per gli aiuti umanitari verso la Siria per il recente e devastante sisma che ha colpito la zona nord-occidentale del Paese. Un attacco che è non un caso isolato ed il secondo di questo tipo e verso lo stesso bersaglio compiuto da Israele nell’ultimo mese.

Michele Iozzino

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