saltano-le-verifiche-su-test-e-bombardieri:-cosi-salta-il-controllo-sulle-armi-nucleari

Saltano le verifiche su test e bombardieri: così salta il controllo sulle armi nucleari

La sospensione del trattato New START sulla riduzione degli armamenti nucleari strategici di Russia e Stati uniti è solo l’ultimo atto di un processo cominciato ormai più di venti anni fa che ci ha portato in un’epoca definibile “post trattati” e che, per quanto riguarda le armi atomiche, ha aperto una nuova era nucleare.

Sospensione significa, di fatto, che il trattato perde di validità non vincolando più le parti contraenti a rispettarne le clausole – pur continuando a poterlo recuperare senza la stipula di uno nuovo – ed è proprio quello che stiamo osservando in queste settimane.

La crisi è stata aperta lo scorso 8 agosto, quando Mosca ha deciso unilateralmente di sospendere le ispezioni al proprio arsenale nucleare strategico secondo i dettami del New START, come risposta alla decisione dei Paesi appartenenti alla Nato (e altri europei come Svezia e Finlandia) di vietare l’ingresso nel proprio spazio aereo a velivoli battenti bandiera russa. In realtà gli Stati Uniti si sono impegnati a mantenere aperti corridoi aerei per continuare a rispettare i vincoli del trattato, pertanto la decisione del Cremlino appare pretestuosa e presa in funzione di un inasprimento delle tensioni volto a cercare di mettere pressione su Washington nel tentativo di farle rivedere la sua politica di sostegno militare ed economico a Kiev.

La presa di posizione degli Usa

La sospensione dell’adesione al New START da parte russa ha provocato, come prevedibile, la pari risposta statunitense, ma solo negli ultimi giorni si è assistito a un ulteriore deterioramento del quadro di sicurezza sul controllo delle armi nucleari strategiche: gli Stati Uniti hanno fatto sapere che cesseranno di condividere informazioni chiave sulle loro forze nucleari. “Questa è la prima azione che abbiamo intrapreso per quanto riguarda il trattato in risposta alla sospensione da parte della Russia”, ha detto un alto funzionario dell’amministrazione Biden al Wall Street Journal, aggiungendo che “il nostro obiettivo è incoraggiare la Russia a tornare al rispetto del trattato”.

La decisione degli Stati Uniti di interrompere la condivisione dei dati è stata comunicata lunedì al viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov da Bonnie Jenkins, sottosegretario di Stato per il controllo degli armamenti e la sicurezza internazionale. La decisione di Washington ha sollevato critiche in alcuni osservatori e analisti del panorama di sicurezza strategica: sempre il Wsj riporta il parere di Daryl Kimball, direttore esecutivo dell’associazione per il controllo degli armamenti, che sostiene che “trattenere queste informazioni fornisce agli Stati Uniti poca o nessuna influenza sulla Russia e offusca ulteriormente la situazione rispetto al rispetto del trattato da parte di entrambi i paesi”.

In particolare sappiamo che le informazioni che non saranno più condivise con Mosca includono dati dettagliati sul numero di bombardieri, missili e testate nucleari dispiegate in specifiche basi statunitensi che devono essere scambiate ogni sei mesi in base all’accordo New START. Sappiamo anche che Bonnie Jenkins ha proposto di continuare questi scambi di informazioni nella sua telefonata di lunedì con Ryabkov, ma dopo che la Russia ha indicato che non avrebbe fornito dati sulle sue forze, anche gli Stati Uniti hanno affermato che si sarebbero astenuti dal fornirli.

Le posizioni confuse

La decisione statunitense ha provocato la reazione quasi immediata del Cremlino che si ammanta di un velo di confusione: la Russia, infatti, dapprima mercoledì ha fatto sapere che non preavviserà più gli Usa sui suoi test missilistici come previsto dallo START, poi ha fatto marcia indietro.

Nel primo comunicato, Sergei Ryabkov aveva detto alle agenzie di stampa russe che Mosca avrebbe interrotto tutti gli scambi di informazioni con Washington sulle armi nucleari strategiche come stabilito dal trattato, quindi anche i preavvisi sui testi di missili balistici intercontinentali. Successivamente, nella giornata di giovedì, sempre Ryabkov ha ribaltato la posizione russa affermando che Mosca continuerà a dare preavviso agli Stati Uniti sui suoi test missilistici.

Questi ultimi infatti sono stati un elemento essenziale della stabilità strategica per decenni, consentendo a Russia e Stati Uniti di interpretare correttamente le reciproche mosse e assicurarsi che nessuno dei due Paesi confonda un lancio di prova per un attacco missilistico.

La questione del first strike e il possibile attacco

Probabilmente anche gli Stati Uniti non si spingeranno oltre, e non si perderà un importante strumento di de-escalation, sebbene si debba considerare che nella dottrina di impiego delle armi nucleari strategiche un primo attacco – o first strike – è effettuato in modo massiccio e non con un singolo missile balistico. Si ritiene infatti che i primi assetti a essere coinvolti in uno scenario di questo tipo siano i sottomarini lanciamissili balistici, perché, proprio per le loro caratteristiche, offrono pochissimi minuti di preavviso, ma essi hanno uno svantaggio dato dalla poca precisione (si parla sempre comunque di un centinaio di metri di errore) rispetto a un ICBM (Intercontinental Ballistic Missile) basato a terra, in silos di lancio. Una questione di stabilizzazione dei giroscopi.

Gli ICBM verrebbero usati in modo massiccio per colpire assetti di alto valore militare/strategico, come centri di comando induriti e gli stessi silos di lancio avversari, oppure in un attacco di ritorsione che prevedrebbe anche di aggiungere bersagli strategici come zone industriali, porti e aeroporti, ovvero per eliminare la capacità del nemico di condurre una guerra.

Bisogna però considerare che un singolo lancio di un ICBM potrebbe essere il preludio a un attacco: una singola testata nucleare di grande potenza potrebbe venir fatta detonare ad altissima quota sul territorio avversario per interrompere le comunicazioni grazie al forte impulso elettromagnetico (EMP) che “friggerebbe” qualsiasi dispositivo dotato di circuiti integrati non protetto da una “gabbia di Faraday”. Questo evento causerebbe confusione nei comandi avversari, quindi possibilmente una reazione rallentata che sarebbe fatale, ma molto probabilmente, anche in questo caso, si utilizzerebbe un SLBM (Submarine Launched Ballistic Missile), ovvero un missile lanciato da sottomarini.

Vero è che un ICBM impiegherebbe tra i 20 e i 30 minuti per volare dalla Russia al territorio statunitense, quindi ci sarebbe tempo per calcolarne effettivamente la traiettoria e capire se si tratta di un attacco oppure di un test, che Mosca solitamente effettua lanciando i vettori dal cosmodromo di Plesetsk, nella regione di Arcangelo, diretti verso i mari dell’estremo oriente russo. Riassumendo il tracciato di traiettoria aiuta a capire le intenzioni dell’avversario.

In ogni caso quanto accaduto in questi giorni rappresenta un forte segnale del deterioramento dei rapporti tra Russia e Stati Uniti, e le decisioni prese da entrambi i Paesi minano l’ambiente di sicurezza correlato alla deterrenza nucleare.

È difficile dire quali saranno i futuri sviluppi: le due parti continuano a parlarsi e siamo convinti che la carta dell’arsenale strategico, ora giocata per elevare lo scontro diplomatico, verrà ritirata prima o poi, in quanto né Mosca né Washington vogliono tornare a una situazione “pre trattati” – anni ’50 e ’60 – in cui entrambe le superpotenze nucleari mantenevano le proprie forze strategiche in costante preallarme, con notevole dispendio di risorse umane e materiali.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.

Related Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *