Per la prima volta, il ministro agli Affari Europei Fitto e il commissario Ue, Paolo Gentiloni, si sono trovati allo stesso tavolo, in pubblico. L’occasione è stata la presentazione del libro di Casini a Bruxelles. Il clima rassicurante e la certezza dell’europeismo. Un passaggio di testimone per la prossima Commissione?

Pubblicamente è stata la prima volta in cui hanno condiviso la scena. Seduti l’uno accanto all’altro. Ci voleva un democristiano, si dirà. Probabilmente è così.

Il ministro agli Affari Europei, Raffaele Fitto e il commissario europeo agli Affari Economici Paolo Gentiloni si sono seduti allo stesso tavolo, ma non da protagonisti. Il primo attore era Pier Ferdinando Casini.

L’occasione è stata la presentazione del libro di Casini “C’era una volta la politica” (Piemme) all’istituto italiano di cultura a Bruxelles.

Dicevamo del tavolo condiviso da Fitto e Gentiloni. Sì, loro si vedono sistematicamente specie in questo periodo in cui il governo sta chiedendo un po’ più di respiro nella timeline legata alle opere finanziate col Pnrr, ma pubblicamente, allo stesso tavolo, non era ancora successo. E Casini è riuscito in questa operazione. Non solo. Tra aneddoti, battute e ricordi di una politica che ormai resiste pressoché esclusivamente nel metodo, è passato un messaggio molto chiaro l’altra sera. Al di là degli steccati ideologici ci sono politici in gamba da entrambi gli schieramenti.

Gentiloni si guarda attorno, dopo una scorsa anche alla platea. “Penso di essere l’unico non democristiano in questa sala”. Casini sorride. Perché in fondo non importa. Accanto a lui si è un po’ tutti democristiani. Per il ministro Fitto è un’occasione d’oro per rimarcare orgogliosamente le sue origini politiche nello scudo crociato.

La platea ascolta e fa tesoro. Casini, dopo i saluti dell’ambasciatrice Federica Favi, parla di “sovranità europea” come unica strada per far valere gli interessi italiani. E, in questo senso, “il governo Meloni sta dimostrando una continuità sulle posizioni da sempre assunte dall’Italia: filo atlantista ed europeista”. Giubilo tra il pubblico. Nelle prime file si riconoscono Stefano Sannino (segretario generale Eeas), gli ambasciatori Stefano Varrecchia e Pietro Benassi. Poi il direttore generale di Reform, Mario Nava e il direttore generale di Connect, Roberto Viola oltre a una schiera di parlamentari di vari schieramenti: da Paolo De Castro (Pd) a Carlo Fidanza (FdI).

Ma la lettura in filigrana proietta al 2024. Quasi che tra Gentiloni e Fitto ci fosse l’esigenza di farsi vedere assieme in un’occasione di questo tipo. Si potrebbe, ad esempio, pensare a un ideale passaggio di testimone tra l’attuale Commissione che giunge al crepuscolo e quella che verrà. E nella quale, con buone probabilità, proprio il ministro Fitto svolgerà un ruolo di primo piano. Un’idea di sostanziale continuità, pur nella differenza di vedute.

Ciò che non è mancato è stato il clima comunque rassicurante. L’estro di Casini e la sua capacità di calcare i palcoscenici della politica sempre in qualche modo da protagonista hanno fatto il resto. Anche alla cena organizzata da Favi proprio in suo onore, oltre che per salutare l’ambasciatore Benassi, nella residenza dell’ambasciata italiana a Bruxelles. Signori, la politica è servita.