Roma, 9 mar — Non sentite nell’aria questo profumo di liberazione della donna, non sentite l’emancipazione, anzi l’empowerment che vi scorre nelle vene dopo i cortei transfemministi dell’8 marzo corredati dall’immancabile rappresentazione blasfema della Madonna?

La Madonna blasfema al corteo dell’8 marzo, che noia 

Che tipe, ‘ste badesse dell’inclusione afflitte dai conflitti irrisolti con la figura paterna. Pronte a marchiare con il termine «Medioevo» qualsiasi idea che non rientri nella dogmatica woke, perché il progresso è il bene assoluto e il passato è o da rottamare o da riscrivere a proprio piacimento; eppure da 60 anni non fanno che abbaiare gli stessi slogan (al massimo ci hanno aggiunto «trans-» o si sono inventate la balla del gap salariale), e portare in piazza le stesse fruste, imbarazzanti (per loro) comode «provocazioni» nei confronti della religione cattolica e in particolare della Madonna. Solo quella cattolica, perché avendo cara la propria giugulare, non si azzarderebbe mai ad offendere un’altra religione monoteista.

Quale “fantasia al potere”?

E quindi via con i soliti cartelloni come «fuori i preti dalle nostre scuole e dalle nostre mutande», via con la «danza contro i valori del patriarcato» e la crocifissione simbolica di una manifestante sotto l insegne di Dio, patria e famiglia con l’inevitabile effetto Fantozzi in sala mensa. Fino ad arrivare al pezzo forte, uno striscione raffigurante una vulva coperta da un velo azzurro, con le sembianze iconografiche di una Madonna corredata dalla scritta «Invoco Dio solo quando vengo». Provare orgasmi: che è l’ultima cosa che penseresti osservando queste ragazzine frustrate e rimbecillite di propaganda: sguaiate e isteriche in piazza, salvo poi chiudersi nella cameretta a piangere perché il ragazzo con cui hanno fatto sesso (male) la sera prima (perché «il corpo è mio», etc.) lascia loro i «visualizzato» su Whatsapp.

Verrebbe poi da chiedersi dove e in che modo le transfemministe avvertano l’oppressione della chiesa cattolica in Italia tanto da dover tirare in ballo, ogni volta, l’immagine della Madonna: un Paese che corre inesorabilmente verso la scristianizzazione e la negazione dei valori cristiani, rimodellati secondo un magistero che va ben più di moda, quello dei «diritti» e delle libertà». Forse, a queste vestali della Schlein, a queste epigoni della Murga, piace semplicemente prendersela con chi ha molta pazienza.

 Cristina Gauri

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