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Miss Francia zittisce le femministe: rimane il requisito dell'altezza minima 1,70. “Non è discriminazione”

Roma, 9 gen — Femministe d’Oltralpe in lutto: un tribunale ha respinto il ricorso dell’associazione Osez le feminisme che protestava contro il regolamento di Miss Francia, etichettandolo come «discriminatorio» per il requisito dell’altezza minima a 1 metro e settanta centimetri. Secondo i giudici il concorso di bellezza non viola il codice di lavoro e la norma non è discriminatoria.

Femministe “schiaffeggiate” da Miss Francia

Il gruppo femminista si era rivolto alla giustizia nel 2021 rappresentando tre candidate scartate alle preselezioni perché, appunto, più basse dell’altezza richiesta. Ma Osez non si dà per vinta. L’associazione «prende atto di una decisione intollerabile che fa perdurare un processo di selezione discriminatorio e illegale», e annuncia di essere al lavoro per presentare un appello. «In base al regolamento, una candidata deve essere alta almeno 1 metro e 70, non fumare né bere alcol in pubblico — aveva sottolineato l’avvocata di Osez le feminisme, Violaine De Filippis-Abate —, avere un comportamento “elegante”, non avere tatuaggi più grandi di 3 centimetri, non fare ironia sulla politica in pubblico». Requisiti standard che le femministe, nella loro smania di sovrascrivere canoni che non le includono, hanno trovato discriminatori. 

Requisiti minimi

Alexia Laroche-Joubert, produttrice dello spettacolo e presidente della società Miss France, ricorda di avere già modificato alcuni dei requisiti lo scorso giugno, rendendo, di fatto, le maglie di accesso alla kermesse meno fitte. Come? Permettendo i tatuaggi e consentendo alle ragazze sposate o divorziate di gareggiare. «Chiedo solo che le giovani donne abbiano più di 18 anni, che siano alte almeno 1,70 metri – perché indossano abiti firmati ed è richiesta un’altezza minima – e che siano di sesso femminile nel loro stato civile, come già avveniva in precedenza. Infine, per preservare lo spirito dei valori di Miss France, le candidate che si presentano non devono aver girato film pornografici o aver fatto dichiarazioni punibili dalla legge». 

Le femministe sono le prime despote

Quello che ad associazioni come Osez le feminisme proprio non va giù è semplicemente la realtà: cioè che per partecipare a «concorsi di bellezza» bisogna, per l’appunto, aderire a standard di bellezza precisi, checché ne predichino le sacerdotesse della body positivity. Perché se tutti i corpi fossero realmente «belli» come vorrebbe la loro visione del mondo — questa sì veramente irrealizzabile, altro che «standard impossibili» —  allora dovremmo sostenere che Michela Murgia è bella come Emily Ratajkowski ed entrambe potrebbero competere ad armi pari a un concorso di bellezza. Cosa che, per evidenti motivi, appare impossibile anche a un cieco.

A tagliare la testa al toro è stata la produttrice di Miss Francia Alexia Laroche-Joubert, che ha a sua volta rigirato la frittata alle femministe accusandole di anacronismo e «arcaismo»: «Non ne posso più di questa colpevolizzazione delle giovani donne che per scelta partecipano al programma. Questo sì è arcaico: ignorare che delle donne possano decidere quel che vogliono fare della loro vita». Solo le Murge, le matriarche con la pappagorgia e i peli sotto le ascelle, possono decidere per la vita di queste fanciulle. 

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