Roma, 4 feb – Giorgia Meloni interviene sul caso Cospito. In una lettera al Corriere della Sera, il presidente del Consiglio ha invitato ad abbassare i toni e ha preso le difese di Donzelli e Dalmastro, accusati dall’opposizione di aver divulgato informazioni sensibili.

La lettera di Meloni al Corriere

C’è chi aveva addirittura parlato di «metodi squadristi» per squalificare l’azione di governo e in molti avevano attaccato Giorgia Meloni per il suo silenzio in merito. Propria da qui prende le mosse la lettera al Corriere di quest’ultima: «Da diversi giorni vengo accusata, da esponenti delle opposizioni e dei media, di reticenza in relazione all’acceso dibattito su Alfredo Cospito svoltosi alla Camera, che ha visto coinvolti tra gli altri l’onorevole Donzelli e il Sottosegretario Delmastro». E spiega: «Ho preso l’impegno di rispondere e lo faccio ora, segnalando che la ragione per la quale non sono intervenuta finora è che ho tentato di non alimentare una polemica che considero, per tutti, controproducente». Per questo motivo la premier invita tutti ad abbassare i toni della discussione: «Sicuramente i toni si sono alzati troppo, e invito tutti, a partire dagli esponenti di Fratelli d’Italia, a riportarli al livello di un confronto franco ma rispettoso».

«Non ritengo vi siano in alcun modo i presupposti per le dimissioni»

Successivamente Meloni è entrata nel merito della vicenda che ha riguardato Donzelli e Dalmastro, ritenendo del tutto infondate le richieste di dimissioni provenienti dall’opposizione: «Non ritengo vi siano in alcun modo i presupposti per le dimissioni che qualcuno ha richiesto». Aggiungendo che: «Le notizie contenute nella documentazione oggetto del contendere, che il Ministero della Giustizia ha chiarito non essere oggetto di segreto, sono state addirittura anticipate da taluni media”. E continua con un accenno critico all‘uso politico delle intercettazioni e al doppiopesismo in merito della sinistra: «Trovo singolare che ci si scandalizzi perché in Parlamento si è discusso di documenti non coperti da segreto, mentre da anni conversazioni private – queste sì da non divulgare – divengono spesso di pubblico dominio». Anzi, attacca la sinistra proprio sulla sua presunta superiorità morale: «Trovo singolare l’indignazione del Pd per un’accusa sicuramente eccessiva, quando però la sinistra in passato ha mosso alla sottoscritta, leader dell’opposizione, le accuse di “essere la mandante morale delle morti in mare” o di guidare un “partito eversivo”, per citarne alcune. Senza dimenticare quando esponenti istituzionali gridavano tra gli applausi che avremmo dovuto “sputare sangue”».

Le colpe della sinistra sul caso Cospito

Proprio sui punti sollevati da Donzelli e Dalmastro Meloni ritiene che il Pd abbia evaso la domanda, buttandola – per così dire – in caciara: «Trovo paradossale che non si possa chiedere conto ai partiti della sinistra delle loro scelte, quando all’origine delle polemiche di questi giorni si colloca oggettivamente la visita a Cospito di una qualificata rappresentanza del Partito democratico, in un momento in cui il detenuto intensificava gli sforzi di comunicazione con l’esterno, come emerge dalle note dell’autorità giudiziaria che si è pronunciata sul caso, rese note dai mezzi di informazione». E incalza: «Quello che colpisce me, ancora più di quella visita, è che dopo aver preso atto – da quello che riporta la stampa sulla vicenda – dei rapporti tra Alfredo Cospito e i boss mafiosi in regime di carcere duro, e ben sapendo quanto alla mafia convenga mettere in discussione il 41bis, autorevolissimi esponenti del Pd abbiano continuato a chiedere la revoca dell’istituto per Cospito, fingendo di non comprendere le implicazioni che tale scelta avrebbe avuto soprattutto in termini di lotta alla criminalità organizzata».

«Attorno a noi il clima si sta surriscaldando»

Infine, ha evidenziato come in questi giorni si sta assistendo ad una escalation della violenza politica: «Mentre maggioranza e opposizione si accapigliano sul caso, attorno a noi il clima si sta pericolosamente e velocemente surriscaldando. E non risparmia nessuno, come dimostrano i manifesti comparsi ieri all’università La Sapienza di Roma, che definiscono “assassini” il Presidente della Repubblica e i membri di diversi governi, senza distinzione di colore politico». Per poi ricordare come gli stessi Donzelli e Dalmastro, insieme al leghista Ostellari, ora siano sotto scorta per le minacce ricevute.

Michele Iozzino

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