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Kyiv Security Compact, il piano della Nato per un'Ucraina autosufficiente

“La Nato non è parte della guerra. Ma non dovremmo nascondere che ogni singolo membro dell’Alleanza è parte della guerra“. Sono queste le dichiarazioni dell’ex segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, pronunciate durante una discussione nella commissione per gli affari esteri e la difesa del Parlamento europeo. “Non dovremmo sorprenderci del fatto che in misura maggiore o minore partecipiamo a questa guerra per proteggere l’Ucraina”, ha aggiunto, secondo quanto riportato dall’agenzia Adnkronos.

“Ciò è pienamente in linea con il diritto internazionale“, ha detto, aggiungendo di essere personalmente per la fornitura di tutta la necessaria assistenza a Kiev, perché “la pace con un dittatore non porterà alla pace, ma al conflitto e alla guerra”. Dichiarazioni che stanno facendo molto discutere, mentre l’ex numero uno dell’Alleanza atlantica è impegnato in una missione speciale e difficile da portare a compimento.



Cos’è il Kyiv Security Compact

Rasmussen, infatti, era al Parlamento europeo per un obiettivo ben preciso, presentare il Kyiv Security Compact: un piano che, secondo Il Foglio, dovrebbe rendere l’Ucraina capace, da sola, di sconfiggere militarmente la Russia. Un documento “sponsorizzato” da una coppia strana quanto inedita: il danese Rasmussen e il capo di gabinetto della presidenza ucraina, Andriy Yermak.

Il piano mira a stabilire delle garanzie di sicurezza legalmente vincolanti per l’Ucraina da parte della coalizione di Paesi occidentali al fine di “rafforzare la capacità del Paese di respingere gli attacchi russi attraverso un’ampia formazione congiunta”, la fornitura di “sistemi avanzati di armi con scopo difensivo e il sostegno allo sviluppo industriale dell’Ucraina nell’ambito della Difesa”.

È stato presentato a Washington lo scorso ottobre dallo stesso Rasmussen, il quale ha definito il patto essenzialmente come una “codificazione formale” del sostegno occidentale già esteso all’Ucraina dall’inizio dell’invasione a febbraio 2022.

Stati Uniti-Israele, il modello preso in esame

Rasmussen ha preso come modello il patto di cooperazione in materia di sicurezza degli Stati Uniti con Israele: due Paesi che si considerano stretti alleati militari e politici con importanti accordi di cooperazione bilaterale in materia di difesa, ma che non hanno un trattato formale alle spalle. Come chiarito dallo stesso segretario generale della Nato nei giorni scorsi, l’obiettivo del piano elaborato da Rasmussen e Yermak dunque è piuttosto chiaro: fare in modo che la Russia non sia mai più nelle condizioni di mettere a rischio la sovranità ucraina. “Il Kyiv Security Compact – ha detto – si basa su un assioma molto chiaro: la difesa della sovranità dipende dalle sue capacità di difendersi e questo piano mira ad aiutare l’Ucraina ad avere un esercito capace di sconfiggere i russi sul campo di battaglia”.

L’ex segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. Foto: EPA/STEPHANIE LECOCQ.

Ciò significa che, secondo Rasmussen, la Nato dovrebbe inviare all’esercito di Kiev i caccia richiesti, senza troppi tentennamenti. “Mandare tutto tranne l’arsenale e senza troppe discussioni pubbliche perché più si parla più si danno informazioni a Putin per prepararsi e in guerra la sorpresa è un’arma”, spiega Rasmussen, nelle dichiarazioni riportate da Il Foglio. Sull’eventualità che i russi possano così mettere le mani su armi e tecnologie Nato, replica: “In guerra funziona così, le armi, se le usi, devi aspettarti che possano essere catturate, sarà compito delle nostre industrie militari creare nuovi brevetti per stare al passo con gli eventi”.

Sulle origini del conflitto, l’ex premier danese ha le idee piuttosto chiare: “Tutta questa storia è iniziata nel 1994” quando “l’Ucraina ha firmato il trattato di non proliferazione“, ha aggiunto rispondendo alle domande degli eurodeputati. “Dopo il crollo dell’Unione Sovietica molte testate atomiche erano ancora in Ucraina”, ma con la firma dell’accordo “le ha consegnate tutte alla Russia, che in cambio ha firmato il Memorandum di Budapest impegnandosi a non attaccare l’Ucraina”, ha aggiunto l’ex numero uno dell’alleanza atlantica.

Il cuore del piano

Yermak e Rasmussen (e il loro staff) sostengono infatti che il Memorandum di Budapest del 1994 (nel quale, tra i vari impegni, la Russia sottoscrisse di rispettare l’integrità territoriale ucraina in cambio della rinuncia dell’Ucraina alle sue armi nucleari) sarebbe “privo di valore“. Dicono che l’Ucraina ha bisogno di nuove garanzie di sicurezza internazionale, e la chiave è il sostegno internazionale a lungo termine per l’esercito e lo stato ucraino, in modo che l’esercito di Kiev possa credibilmente scoraggiare l’invasione russa e sconfiggerla, qualora si verificasse, da sola.

Questa viene definita una “forza difensiva significativa” in grado di respingere le “forze armate e paramilitari della Federazione Russa”. Gli obiettivi finali della serie di accordi bilaterali che l’Ucraina firmerebbe per garantire la propria sicurezza sono enunciati chiaramente: un esercito pienamente in grado di respingere un’importante invasione di terra russa, un “massiccio programma di addestramento e manovre congiunte”, sistemi difensivi avanzati – principalmente antiaerei – a terra e operativi in ​​Ucraina, “accesso” ai finanziamenti dell’UE per lo sviluppo delle capacità e una forza di difesa territoriale efficace (ovvero adeguatamente finanziata e organizzata) per tutti i civili di 18 anni e oltre.

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