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Lo sfogo di Paola Egonu: “Vale la pena far nascere un bimbo nero in Italia? Qui c'è razzismo, a mia madre servono caffè freddo” – Il Riformista

L’infanzia della campionessa di pallavolo: “La vita era uno schifo. Io mi sentivo uno schifo”

Redazione — 3 Febbraio 2023

Foto LaPresse/Moro Francesco 23-12-2017  Bergamo (Italia)  cronaca:Samsung Galaxy All Star Game Nella foto: Paola Egonu Photo LaPresse/Moro Francesco December 23-2017 Bergamo  (Italy) News:Samsung Galaxy All Star Game in the pic: Paola Egonu
Foto LaPresse/Moro Francesco 23-12-2017 Bergamo (Italia) cronaca:Samsung Galaxy All Star Game Nella foto: Paola Egonu Photo LaPresse/Moro Francesco December 23-2017 Bergamo (Italy) News:Samsung Galaxy All Star Game in the pic: Paola Egonu

Vale la pena far nascere un bambino e condannarlo all’infelicità?”. E’ lo sfogo di Paola Egonu, la 24enne campionessa italiana di volley che in una intervista rilasciata a Vanity Fair ripercorre la sua infanzia difficile vissuta a Cittadella (Padova). Nata in Italia da genitori di origine nigerina, la pallavolista che oggi milita nella squadra turca del Vakik Bank Istanbul, si lascia andare a considerazioni relative alla futura nascita di un figlio. “Se sarà di pelle nera vivrà tutto lo schifo che ho vissuto io, se dovesse essere di pelle mista, peggio ancora” perché “lo faranno sentire troppo nero per i bianchi e troppo bianco per i neri“. Da qui l’amara conclusione: “Vale la pena, dunque, far nascere un bambino e condannarlo all’infelicità?”.

Enogu, che tra pochi giorni condurrà con Amadeus e Gianni Morandi la terza serata del Festival di Sanremo (giovedì 9 febbraio), ricorda che “a quattro anni ho capito di essere diversa. Ero all’asilo e, con un mio amichetto, stavamo strappando l’erba del giardino: ci facevano ridere le radici. La maestra ci ha messo in castigo. Per tre volte le ho chiesto di andare in bagno. Per tre volte mi ha risposto di no. Alla fine ci sono andata di corsa, senza permesso. Troppo tardi: mi ero fatta tutto addosso. La maestra mi ha riso in faccia: “Oddio, fai schifo! Ma quanto puzzi!”. E, per il resto del giorno, non mi ha cambiata. Ho dovuto attendere, sporca, l’arrivo di mia madre nel pomeriggio. Ancora oggi, 20 anni dopo, fatico a usare una toilette che non sia quella di casa mia”.

“Sono cresciuta – ricorda -in un contesto in cui lo standard di bellezza presupponeva l’essere bianca. E, sa, i ragazzini possono essere molto spiacevoli. Io ero sempre la più alta, ero nera, con questi ricci che odiavo. A un certo punto mi sono rasata a zero. Peccato che poi venivo presa in giro perché non avevo i capelli. La vita era uno schifo. Io mi sentivo uno schifo”.

Per la schiacciatrice, che con la Nazionale italiana ha conquistato un argento al Mondiale 2018, l’oro agli Europei 2021 e il bronzo ai recenti Mondiali, in Italia oggi non c’è meno razzismo rispetto a venti anni fa. “Capita che mia mamma chieda un caffè al bar e che glielo servano freddo, che in banca lascino entrare la sua amica bianca ma non lei” denuncia Egonu che lo scorso ottobre 2022 ha detto addio, per il momento, alla nazionale dopo lo sfogo, al termine della finale per il terzo posto vinta contro gli Stati Uniti nei Campionati del Mondo, con il suo procuratore Marco Reguzzoni: “Mi hanno chiesto anche se fossi italiana … questa è la mia ultima partita in Nazionale, sono stanca. Non puoi capire. Vinciamo grazie a me, ma soprattutto quando si perde è sempre colpa mia …”.

“Chi mi insulta in quella maniera – spiegava – non sa nulla di me, di noi atlete. Non sa quanto fatichiamo, quanto siamo stanche, quanto non ci sentiamo all’altezza, quanto a volte vorremmo solo prenderci una pausa da tutto, ma non possiamo. Non ho nemmeno il tempo per godermi una vittoria che arriva la sfida successiva: dopo lo scudetto c’è la Champions, e l’Europeo, la Super Coppa, le Olimpiadi. Allora poi succede che qualcuno mi dice la frase sbagliata e io mi domando: perché mai dovrei rappresentare voi?”.

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