Roma, 18 gen – Quanti “covi” aveva Matteo Messina Denaro? In quante case, in quante strutture, in quanti anfratti si aggirava il super boss della mafia? Impossibile rispondere adesso con certezza a queste domande e forse, a dirla tutta, non scopriremo mai quanti luoghi sono stati utilizzati negli ultimi trent’anni dal latitante più ricercato d’Italia. Intanto però è stato scoperto un altro “covo”, ovvero una stanza blindata nascosta da una parete in una casa vicino a quella di via Maggiore Toselli, a Campobello di Mazara, dove Messina Denaro ha vissuto almeno negli ultimi sei mesi. Una sorta di bunker che in quanto tale potrebbe contenere documenti e materiali ben più rilevanti di quelli rinvenuti nell’abitazione di proprietà di Andrea Bonafede.
Stando alle prime informazioni, la stanza blindata è stata individuata in vicolo San Vito, all’interno di una abitazione. I carabinieri del Ros e i colleghi dell’Arma territoriale hanno iniziato stamani la perquisizione, eseguita insieme al procuratore aggiunto Paolo Guido. Si tratta di una stanza nascosta all’interno di un immobile al piano terra. La zona è adesso presidiata dalle forze dell’ordine.
Un altro medico indagato
Intanto proseguono le indagini su tutti i fronti, anche sul versante delle cure mediche assicurate a Messina Denaro. La procura ha difatti iscritto nel registro degli indagati anche l’oncologo trapanese Filippo Zerilli: sarebbe stato lui a eseguire l’esame del Dna necessario alle cure chemioterapiche a cui il boss doveva sottoporsi.
Alessandro Della Guglia
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