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Decapitato il vertice della sicurezza di Kiev: cosa succede adesso

All’interno dell’elicottero schiantatosi alle porte di Kiev, era presente di fatto tutta la catena di comando della sicurezza ucraina. A perdere la vita infatti non è stato solo il ministro dell’Interno Denys Monastyrsky, ma anche il suo vice, Yevhen Yenin, e il segretario di Stato del ministero, Yurii Lubkovich. I tre cioè dalle cui scrivanie passavano tutti i dossier più importanti riguardanti la sicurezza e le attività dei servizi di intelligence. Senza di loro e senza un’immediata sostituzione, potrebbe crearsi un vuoto di potere all’interno del ministero. Una circostanza già molto grave in un Paese in pace e che assume contorni ancora più importanti in una nazione in guerra.

Il rischio di un “vuoto di potere” tra i vertici della sicurezza

La designazione di un vice viene di norma effettuata proprio per coprire l’assenza, momentanea o definitiva, del titolare di un incarico. A livello politico, in tempi di pace il rischio più forte è dato dalle dimissioni di un ministro o di un alto funzionario pubblico. In un’Ucraina in guerra, lo spettro principale riguarda possibili azioni di sabotaggio contro uno o più esponenti del governo. La funzione di ogni vice ministro in questi mesi è quindi diventata più delicata: i numeri due di ogni ministero sono stati a pieno titolo inseriti nelle varie regie di comando, in modo da seguire più da vicino i dossier e poter subito prendere il posto del titolare in caso di necessità.

Il problema dell’incidente di Brovary, la città a est del centro di Kiev dove si è schiantato l’elicottero con a bordo il ministro Monastyrsky, è che a perdere la vita è stato sia il titolare dell’Interno che il suo vice e il suo segretario. Tutti coloro quindi che hanno fatto parte, fino al momento dell’incidente, della catena di comando degli apparati di sicurezza.

Adesso il serio rischio riguarda un vero e proprio vuoto di potere tra i vertici del ministero, uno dei più nevralgici specie in tempo di guerra. Le forze di polizia e soprattutto di intelligence che rispondono direttamente al ministero dell’Interno, non hanno più alcun riferimento. Alla morte di Monastyrsky, non ha potuto far seguito la nomina del vice Yenin, anche lui morto nello schianto assieme al segretario del dicastero. Con loro è sparito l’intero vertice della sicurezza. In una guerra fatta anche, se non soprattutto, di attività di intelligence e di azioni di sabotaggio curate dai servizi segreti in territorio nemico, la fine tragica del comando del ministero dell’Interno potrebbe avere conseguenze molto gravi.

La necessità di Zelensky di ricostituire una catena di comando

Con uno dei rami governativi più delicati azzerati dallo schianto di Brovary, i vertici del governo ucraino hanno assoluta necessità adesso di colmare il vuoto di potere nella sicurezza. E questo non solo per il funzionamento del ministero dell’Interno, ma anche dell’intera macchina governativa. Il sistema decisionale, senza l’anello riguardante i vertici della sicurezza, rischia seriamente di incepparsi. E in una fase come quella attuale l’Ucraina non può permetterselo.

Si presenta però un duplice problema per il presidente Volodymyr Zelensky e per il premier Denys Shmyhal. La morte anche del vice ministro, ha impedito l’immediata sostituzione di Monastyrsky. Ma soprattutto, la ricostituzione di una catena di comando all’interno del ministero non comprende soltanto la semplice nomina di un nuovo titolare. Occorre ricostituire una squadra di fiducia in grado di prendere in mano i dossier più delicati e di seguirli costantemente. E per fare questo occorre del tempo. Non si tratta quindi solo di una sostituzione, ma di una ricomposizione da zero di un intero corpo governativo.

Uno smacco per Kiev

Da non sottovalutare anche gli aspetti legati all’immagine. Al di là delle cause dell’incidente, per Kiev lo schianto dell’elicottero è da questo punto di vista un danno non secondario. Il governo e l’intero apparato di sicurezza potrebbe adesso essere accusato di aver agito con leggerezza e superficialità. Far decollare assieme, in uno stesso mezzo e in pieno stato di guerra, l’intero vertice della sicurezza è stato un errore grossolano e percepito come tale anche dall’opinione pubblica.

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