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I super ministeri e la legge ad hoc: i segreti dello spionaggio cinese

Qualche decennio fa, nella comunità del controspionaggio statunitense circolavano diverse storielle che i funzionari americani raccontavano per spiegare ai non addetti ai lavori il metodo utilizzato dalla Cina nella raccolta di informazioni riservate.

In una delle più note, una spiaggia anonima coincideva con un obiettivo di spionaggio. Per ottenere informazioni su quella spiaggia, la Russia avrebbe inviato in loco un sottomarino silenzioso, mentre nel buio della notte alcuni suoi sub sarebbero stati incaricati di raccogliere diversi secchi di sabbia per portarli a Mosca. Gli Stati Uniti avrebbero invece ricoperto l’intera area di satelliti per produrre una mole spropositata di dati. I cinesi, al contrario di russi e americani, avrebbero inviato nel luogo desiderato un migliaio di turisti, ciascuno incaricato di raccogliere un solo granello di sabbia. Una volta che i viaggiatori sarebbero tornati in patria, le autorità avrebbero chiesto loro di scuotere i rispettivi teli da mare. Il governo cinese avrebbe così finito col saperne di più di qualunque altro Paese.

Premesso che le informazioni sulla sicurezza nazionale non possono certo essere assimilate alla raccolta di notizie su una spiaggia pubblica, questa storia sottolinea tuttavia un aspetto cruciale dell’intelligence cinese. Lo sforzo di Pechino viene condotto lungo due binari paralleli: da un lato troviamo l’azione dei servizi segreti professionali e delle rispettive agenzie, dall’altro ecco il ruolo di soggetti dilettanti, lontani anni luce dal mondo degli 007.

La metafora della spiaggia è emersa per la prima volta negli anni ’80, quando l’FBI iniziò a venire a conoscenza di numerosi cittadini cinesi, impegnati a raccogliere all’estero informazioni all’apparenza casuali, che, al loro rientro in Cina, venivano avvicinati dal loro governo. Ma questa storiella ha evidenziato una seconda caratteristica dello spionaggio del Dragone: diversi attori cinesi sono stati raggruppati sotto l’etichetta di “intelligence”, anche se molti di loro non sarebbero riconosciuti in Occidente né come membri dei servizi segreti né personale di intelligence formale.

In tutto ciò, come funziona l’intelligence cinese? Quali sono le sue strutture principali? In concomitanza con l’ascesa della Cina nello scacchiere geopolitico internazionale è importante conoscere il funzionamento dei servizi segreti di Pechino, legati a doppia mandata con il Partito Comunista Cinese, l’organo politico ed operativo più influente ed importante dell’intera Repubblica Popolare Cinese.

Intelligence civile e militare

Innanzitutto è necessario fare una precisazione, e cioè che i servizi di intelligence possono essere divisi in civili e militari. Occorre poi distinguere il ministero per la Sicurezza dello Stato (MSS) dal ministero per la Pubblica Sicurezza (MPS). Mentre le controparti occidentali hanno impressionato il pubblico cinematografico e letterario – grazie in parte ai film o ai programmi televisivi ad alto budget con protagonisti Jason Bourne e la CIA, James Bond e l’MI6 o Malotru della francese Direction Générale De La Sécurité Extérieure – sappiamo pochissimo dell’MSS e dell’MPS cinesi.

Il primo coincide con l’Agenzia primaria di riferimento per la sicurezza esterna della Cina, e ha competenze condivise di controspionaggio con l’MPS, mentre il secondo, chiamato anche Gong An Bu, si occupa per lo più di questioni nazionali, nonostante diverse aree di interesse siano gestite in collaborazione con l’MSS.

Il MPS si occupa quindi di mantenere la sicurezza entro i confini cinesi, tutelare le istituzioni politiche e proteggere gli interessi economici cinesi da possibili minacce straniere. Il ministero della Sicurezza di Stato, almeno sulla carta, non è troppo diverso da un mix tra CIA ed FBI, con ufficiali di stanza all’estero e distribuiti internamente per il controspionaggio e la sicurezza interna. 

Invece di uno o due uffici sul campo per Stato come l’FBI, l’MSS è costituito da un ministero centrale, dipartimenti provinciali e un numero infinito di uffici municipali, tutti dotati di capacità operative. La maggior parte dei loro sforzi è dedicata al monitoraggio delle minacce alla sicurezza dello Stato cinese, compresi gli stranieri, all’interno delle varie giurisdizioni. Tra l’altro, ha evidenziato il sito War on the Rocks, molte persone diventano poi potenziali obiettivi di reclutamento dopo essere state identificate e sorvegliate all’interno della Cina.

Accanto ai due ministeri trova poi spazio il dipartimento per l’Intelligence Militare (MID), incaricato essenzialmente della protezione degli interessi tattici dell’intelligence e delle forze armate, anche attraverso la raccolta di informazioni. Seguono, poi, svariati istituti di ricerca e agenzie scientifiche di svariato tipo.

All’interno dell’Esercito popolare di liberazione (PLA), le organizzazioni di intelligence rientrano nel dipartimento di stato maggiore (il secondo e il terzo dipartimento o, rispettivamente, gli equivalenti cinesi della DIA e della NSA), nel Dipartimento politico generale per le operazioni di intelligence e di influenza segreta, nel quartier generale della Marina, dell’Aeronautica Militare e della Seconda Artiglieria dell’EPL e, ancora, negli uffici di ricognizione tecnica nelle regioni militari. Gran parte dell’infrastruttura dell’intelligence militare ha sede in Cina.

Cosa cerca la Cina

Lo sforzo della Cina di acquisire informazioni per la sicurezza interna, la politica di sicurezza estera e nazionale, così come la ricerca scientifica e la tecnologia, non si allontana troppo da quello perpetuato dalle altre potenze globali, Stati Uniti e Russia comprese. Certo è che le conseguenze degli sforzi di intelligence in tutto il mondo di Pechino – e in particolare quelli che hanno un impatto sugli interessi degli Stati Uniti – superano probabilmente le operazioni di intelligence di altri Stati, anche quelli dotati di grande esperienza operativa come Cuba, Iran e Russia. 

Per quanto riguarda il confronto con Washington, il governo cinese necessita di informazioni per diminuire il gap tecnologico, scientifico e militare con gli Usa. Le informazioni raccolte, inoltre, influenzano direttamente il processo decisionale cinese, e cioè della seconda economia più grande del mondo che vanta interessi commerciali nei cinque continenti. 

Poiché i servizi di intelligence conducono operazioni clandestine, chi non ha familiarità con le pratiche di intelligence cinesi spesso conclude che tutte le operazioni clandestine sono dirette dalle agenzie di intelligence. Nel caso della Cina, questa non è sempre la regola. Gran parte della raccolta di intelligence di Pechino, come abbiamo visto con l’esempio della spiaggia, è infatti indipendente dalla direzione del MSS.

La legge sull’intelligence nazionale

Impossibile non citare la nuova legge cinese sullo spionaggio, la cosiddetta National Intelligence Law of the People’s Republic of China, è entrata in vigore il 28 giugno 2017. Questa legge, la prima che disciplina il sistema di polizia segreta cinese, che comprende il ministero della Sicurezza Nazionale e l’Ufficio per la Sicurezza Interna del ministero della Pubblica Sicurezza, ha infatti conferito alle autorità ampi poteri per monitorare e indagare su individui e istituzioni nazionali e stranieri. 

Consente alle agenzie di intelligence cinesi di perquisire locali, sequestrare proprietà e mobilitare individui o organizzazioni per svolgere attività di spionaggio. Fornisce inoltre alle agenzie di intelligence una base legale per svolgere il proprio lavoro sia all’interno che all’esterno della Cina. Coloro che violano la legge saranno soggetti a detenzione fino a 15 giorni e possono essere accusati di reato. La legge è formata da 32 articoli, alcuni dei quali particolarmente rilevanti per il loro contenuto. Ecco qualche esempio:

  • L’articolo 7, ad esempio, rimarca “l’obbligo dei cittadini cinesi a sostenere il lavoro di intelligence nazionale”, anche se “non autorizza lo spionaggio preventivo” in quanto “il lavoro dell’intelligence nazionale deve essere di natura difensiva”.
  • L’articolo 11 assicura alle istituzioni nazionali d’intelligence la capacità di raccogliere ed elaborare informazioni su chiunque – organismi, organizzazioni e individui stranieri – sia coinvolto, direttamente o indirettamente, in azioni che danneggino o mettano a repentaglio la sicurezza nazionale e gli interessi della Cina.
  • Il numero 12 consente all’intelligence di stabilire rapporti di cooperazione con individui e organizzazioni pertinenti e di incaricarli a svolgere attività correlate, mentre il 14 sottintende che le autorità competenti, quando svolgono le loro funzioni di intelligence, possano chiedere a istituzioni, organizzazioni e cittadini di fornire supporto e assistenza.

Il modus operandi cinese

Alex Joske, ex analista senior presso l’Australian Strategic Policy Institute, un think tank con sede a Canberra, ha spiegato nel suo libro Spies and Lies come l’MSS abbia usato mezzi palesi e nascosti per inserirsi nelle reti di connessioni tra funzionari cinesi e stranieri.

Come ha evidenziato il Financial Times, giusto per fare un esempio, nella sua estremità d’intervento più innocua l’MSS ha utilizzato gruppi di facciata culturale per portare musicisti stranieri in Cina, tra cui il pianista francese Richard Clayderman. Con l’aiuto del MSS, Julio Iglesias è inoltre diventato il primo intrattenitore occidentale ad esibirsi dal vivo sulla televisione cinese mentre, in uno dei tanti dettagli affascinanti del libro, Joske ha citato una foto di George Michael seduto accanto a Wang Shuren, una delle migliori spie cinesi, a un banchetto per gli Wham!.

Ad un livello superiore troviamo istituzioni più formali, apparentemente orientate alla politica ma che in realtà sarebbero più di quello che sembrano. Uno di questi soggetti è il China Reform Forum, un istituto di ricerca affiliato al governo, con connessioni con il MSS, che offre a funzionari e studiosi stranieri l’accesso ai politici cinesi e agli alti funzionari di Zhongnanhai, il complesso dirigente di Pechino. E l’elenco potrebbe proseguire all’infinito.

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