“Da quando il partito di maggioranza decide quali film i ragazzi possono vedere in orario scolastico?” La frase è stata pubblicata dalla pagina nazionale del Partito democratico dopo le polemiche e la successiva interrogazione parlamentare presentata dalla deputata Chiara La Porta di Fratelli d’Italia.
Il film
Ma facciamo un passo indietro. Tutto nasce dalla proiezione in alcuni istituti scolastici del film “Marcia su Roma”, pellicola che ha partecipato anche alla Mostra del Cinema di Venezia.
Cosa ci sarebbe di male nel guardare un film che spiega la Marcia su Roma, verrebbe da pensare a primo impatto? Nulla, anzi, è giusto che agli studenti venga insegnata anche tramite film la storia del nostro Paese, soprattutto di un periodo complesso come quello del fascismo.
Il problema sorge, come tante altre volte in passato, purtroppo, quando le scuole vengono usate come “sezioni di partito” per l’indottrinamento degli studenti. Lo abbiamo visto nel recente passato, con le battaglie per introdurre nelle scuole l’ideologia gender, con la solita scusa dell’inclusione, o con le ripetute campagne contro presepi e tutto ciò che può essere riconducibile alla nostra cultura e tradizione.
La polemica
La polemica nasce perché il docufilm – si legge nell’interrogazione – si conclude con una comparazione provocatoria dello stile di politici moderni con quello di Benito Mussolini negli anni ’20 del secolo scorso.
E guarda caso, tra le immagini compare il volto del premier Giorgia Meloni. Per Fratelli d’Italia “un chiaro accostamento e comparazione con Mussolini e il fascismo, paragoni pericolosi e inappropriati”.
Ci troviamo quindi di fronte all’ennesimo caso in cui la scuola, che dovrebbe occuparsi di insegnare ai ragazzi ad informarsi, di sviluppare le loro capacità di critica, di coltivare in loro il desiderio di apprendere, si fa invece strumento di indottrinamento ideologico e politico.
Abbiamo raggiunto telefonicamente la deputata Chiara La Porta, che sulla vicenda ha presentato un’interrogazione al ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara.
Non un documentario
NICHOLAS PELLEGRINI: Onorevole ci può spiegare cosa la ha indotta a presentare l’interrogazione parlamentare?
CHIARA LA PORTA: Prima di tutto il film in questione, al di là del titolo, non è un documentario storico. Il messaggio che il regista ha affidato al suo film mi sembra evidente, oltre ad averlo rivendicato lui stesso in diverse interviste, ovverosia quello di equiparare politici definiti da lui “populisti”, di oggi, fra cui Giorgia Meloni, a Benito Mussolini. Un’allusione offensiva e priva di fondamento.
NP: Si tratta di libertà di pensiero, come dice il Pd, o di indottrinamento ideologico?
CLP: Nessuno sta dicendo che il film vada censurato, chi vuole andare a vederlo è libero di farlo, ci mancherebbe. Non a scuola però, e soprattutto non in orario di lezione, perché ritengo inopportuno che un prodotto che ha molto poco di ricerca storiografica e tantissimo di partigianeria politica venga proiettato durante le ore di lezione in classe ai nostri studenti nel tentativo forzato di far passare un preciso messaggio politico, falso e fuorviante. Quale sarebbe l’offerta formativa?
Se si vuole parlare di storia è utile avvalersi di uno dei tanti documentari, se invece si vuole parlare di politica attuale, allora si deve assicurare il libero contraddittorio fra tutte le parti in causa.