Il governo Meloni punta con forza a rafforzare l’indipendenza energetica dalla Russia e nel 2023 potrebbe aprire la strada a un’opera infrastrutturale strategica per l’Italia, il gasdotto EastMed. L’opera strategica che può portare il gas sulla rotta Israele-Cipro-Grecia-Italia è oggi in discussione attiva e può apparire come un game changer nel Mediterraneo orientale se Roma concluderà la tratta Igi-Poseidon dal Mar Egeo alla Puglia.
“Il contesto globale è profondamente mutato nell’ultimo anno e crediamo che ci siano le condizioni perché l’Italia possa esprimere il suo sostegno esplicito, che garantirebbe anche un peso molto più importante a livello europeo”, ha spiegato a Formiche Fabrizio Mattana, executive vice president Gas Assets di Edison. La compagnia è partner al 50% con l’utility greca Depa, la cui componente infrastrutturale è al 100% di proprietà di Italgas.
Mattana fa riferimento al tratto Igi-Poseidon, dalla Grecia all’Italia. Potenzialmente decisivo per creare quello che gli Stati Uniti e la Nato considerano un punto di svolta nella strategia di indipendenza energetica e securitaria da Mosca.
“Il gasdotto delle democrazie”
Nella maggioranza il vicepresidente della Commissione Esteri della Camera, Paolo Formentini, esponente della Lega, lo ha definito “il gasdotto delle democrazie“, aggiungendo che “sarebbe interesse di tutti i player mediterranei stabilizzare l’intera area con una nuova e grande infrastruttura”.
Su InsideOver abbiamo sottolineato come la visione di Giorgia Meloni per un “piano Mattei” per l’Africa e il Mediterraneo debba passare necessariamente per una concezione di sistema dello scenario regionale. Che non può non avere nella resilienza delle fonti energetiche un punto-chiave del suo sviluppo.
In quest’ottica il governo Meloni ha la possibilità di cogliere delle contingenze favorevoli apertesi negli ultimi mesi. In primo luogo, l’attenzione comunitaria alle infrastrutture gasiere può spingere l’approvazione di un sostegno dell’Unione Europea al gasdotto da 1.900 chilometri capace di pescare il gas nei giacimenti tra Cipro, Israele e Egitto e portarlo fino a Otranto.
L’Italia come hub del gas
In secondo luogo, Roma ha bisogno di costruire una rete strutturale per diventare hub del gas, unendo almeno tre fonti diverse di approvvigionamento: l’ampliamento delle forniture dall’Algeria, il rafforzamento del Tap in arrivo dall’Azerbaijan e, appunto, EastMed potranno in uno scenario pluriennale trasformare l’Italia, assieme all’entrata in vigore dei rigassificatori di Piombino e Ravenna per il Gnl, in una piattaforma ideale.
Terzo punto, il gasdotto EastMed può garantire un rafforzamento della sponda italiana con attori-chiave per la nostra diplomazia. In primo luogo la Grecia, nazione con cui Roma condivide la proiezione mediterranea, la volontà di sicurezza nel Grande Mare, la comune attenzione a temi come l’immigrazione e la lotta al rigore; poi Israele, partner strategico e su cui Draghi e Meloni hanno, in continuità, puntato molto per un asse economico ed energetico. Terza nazione la Turchia, il cui benestare, soprattutto a Cipro, è fondamentale per approvare il progetto. E con cui l’Italia deve costruire una piattaforma di dialogo attiva.
Il lavoro dell’apparato diplomatico di Palazzo Chigi gestito dal consigliere di Giorgia Meloni, l’ambasciatore Francesco Talò, sta aprendo la porta alla proiezione di EastMed come gasdotto “occidentale”. L’opera della Farnesina targata Antonio Tajani sta muovendosi nella direzione di una sintonia diplomatica con Ankara.
La sfida, insomma, è lanciata. EastMed può essere una parte di una strategia ambiziosa dell’Italia e può essere il crocevia di un’espansione economica, industriale e geopolitica del sistema-Paese. In attesa che i primi appalti per il gasdotto prendano piede, Roma deve lavorare politicamente allo sviluppo delle condizioni per favorire la nascita, a suo favore, di consorzi e alleanze strategiche che rendano l’opera sicura e funzionale. E inserirla in una grande strategia energetica che sempre più prende piede.
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