Roma, 22 gen – Scudetti e retrocessioni. Attese promozioni e stracittadine infuocate. Grandi imprese sportive e tragici episodi. Le coppe europee e la serie C. Inter, Juventus, Milan. Ma anche – con tutto il rispetto – Lumezzane e San Marino. Stadio più antico d’Italia ma allo stesso tempo struttura moderna. Nelle sue più che centenarie vicende il Luigi Ferraris di Genova ne ha viste, come si suol dire, di tutti i colori. Una storia, quella dell’impianto che ogni domenica alterna il rossoblu al blucerchiato, iniziata esattamente centododici anni fa.
La casa del Genoa
Il campo di Via del Piano – questo il primo nome – venne infatti “battezzato” il 22 gennaio 1911 in occasione di Genoa-Inter, gara valevole per il campionato di Prima Categoria. I lavori per la costruzione del terreno da gioco iniziarono almeno un anno e mezzo prima per volere del presidente Pasteur nelle proprietà del marchese Musso Piantelli. L’omonima villa – che leggenda vuole sia infestata dai fantasmi – scruta ancora attentamente i tifosi che affollano il Ferraris entrando dal secondo ingresso dei distinti centrali.
Inizialmente perpendicolare rispetto al vicino torrente Bisagno (oggi è parallelo al corso d’acqua) un semplice steccato divideva la casa genoana dalla Cajenna, ovvero il rettangolo verde dove disputava le sue gare l’Andrea Doria. Quest’ultima nel secondo dopoguerra unì le forze con Sampierdarenese, terza realtà del capoluogo ligure. Proprio a partire dal 1946 il Ferraris ospiterà anche le partite dei neonati blucerchiati. Ma facciamo un passo indietro.
Chi era Luigi Ferraris?
I primi ammodernamenti dell’impianto furono apportati ad inizio anni trenta. Il calcio iniziava ad affermarsi come pratica nazional-popolare e anche l’ex repubblica marinara necessitava di uno stadio all’altezza delle nuove costruzioni. La seconda inaugurazione coincise con l’intitolazione delle gradinate a Luigi Ferraris, pionieristico capitano del Grifone d’inizio secolo.
“Esempio di attività e di coraggio” durante la Grande Guerra “eseguiva in zone molto battute da fuoco nemico, ardite ricognizioni, dando prova di impareggiabile tenacia e fermezza.” E, nell’ultima di queste, “lasciava gloriosamente la vita”. In campo in quel famoso esordio contro i nerazzurri di Milano, diventerà così il primo calciatore a cadere sul fronte. La sua medaglia d’argento al valore militare fu quindi sotterrata vicino alla porta da gioco protetta dalla Gradinata Nord.
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Il più inglese d’Italia
Conosciuto anche come Marassi – dal quartiere che lo ospita – l’impianto ha vissuto da protagonista gli ultimi tre scudetti genoani. Oltre, ovviamente, a quello storico della Sampdoria 1990/91 firmato dai gemelli del gol Vialli e Mancini. Progressivamente demolito e ricostruito in occasione dell’ultimo mondiale italiano (l’ex “Via del Piano” ospitò anche quello del ‘34) con le sue gradinate a ridosso del manto verde è stilisticamente il più inglese degli stadi nostrani.
Oltre trentaseimila posti a sedere, attualmente riconosciuto come impianto UEFA 3: può ospitare ogni competizione continentale – finali escluse. Ma al di là delle caratteristiche, quel che colpisce è l’atmosfera che si respira oltrepassando i suoi cancelli. Sotto al cielo di Genova c’è tutta la storia del pallone italiano.
Marco Battistini
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