Milano, 25 mar – Oggi torniamo a parlare di sottoculture o, per meglio dire, di sottoculture ante litteram e più precisamente di un personaggio davvero particolare della storia britannica, colui che è definito il dandy più famoso d’Inghilterra e che qui, scherzosamente ma non troppo, definiamo il primo casual: oggi parleremo di Lord Beau Brummell.

Beau Brummell, il First Gentleman

Beau Brummell, pseudonimo di George Byron Brummell, nacque a Londra, in Downing Street, il 7 giugno 1778 da famiglia borghese; il padre era infatti segretario del Conte di Guilford, prima di diventare governatore della contea di Berkshire. Approfittando quindi della sua buona situazione economica potè studiare prima ad Eton e poi ad Oxford. Peraltro, più che per la passione nello studio, si fece subito riconoscere per il suo spiccato gusto nel vestire, per un raffinato senso dell’umorismo e per un ottimo rendimento nel gioco del cricket. Si diede poi alla carriera militare nel Decimo degli Ussari, congedandosi con il grado di tenente. Ma proprio durante quel periodo entrò nelle grazie del figlio primogenito di Re Giorgio III, l’allora Principe di Galles Giorgio Augusto Federico. Il futuro Re Giorgio IV agì come protettore di Beau, ma ne rimase anche molto influenzato, affascinato dal suo stile di vestire innovativo e dalla sua arguta intelligenza. Proprio la sua eleganza assolutamente in rotta coi tempi gli valsero l’appellativo di First Gentleman e di giudice dell’eleganza londinese.

Dalle stelle alle stalle

Ma come vestiva esattamente Beau Brummell? Per Beau un must erano la cravatta o un foulard con pantaloni lunghi e giacche di frac dai colori sobri. Assolutamente bandite parrucche e colori sgargianti, che all’epoca andavano molto di moda. Particolare cura prestava all’igiene personale, tanto che leggenda vuole che una volta si fosse lustrato le scarpe niente meno che con lo champagne! Non avendo però entrate di alcun tipo ed essendo dedito al gioco d’azzardo e al bere, oltre che alla spesa di cifre astronomiche nel vestiario, la sua fortuna iniziò ad assottigliarsi, potendo così contare solo sulla benevolenza del futuro Re. Sfortunatamente per lui, nell’estate del 1813, complice qualche bicchiere di troppo, pronunciò una battuta sgradevole nei confronti del Principe di Galles, che quindi decise di chiudere con lui e, ovviamente, tutta l’alta società londinese lo seguì. Per chi viveva della sua popolarità non poteva esserci cosa peggiore e in più ormai i debiti lo stavano del tutto schiacciando. Per evitare la prigione dovette fuggire in Francia senza passaporto e privo praticamente di ogni bene materiale. Alla morte del suo ex amico Re Giorgio IV i suoi amici mediarono per lui e ottenne per due anni il ruolo di console a Caen. Ma anche lì non durò a lungo: sempre più oberato dai debiti e ormai quasi completamente pazzo, non potè evitare la prigione. Quando finalmente ne uscì era un uomo completamente irriconoscibile anche nell’aspetto e concluse i suoi giorni nel manicomio di Caen, nel quale morì il 30 marzo 1840, consumato dalla sifilide e dalla sporcizia, con un aspetto così lontano da quello che aveva influenzato la moda londinese solo qualche decennio prima.

“Trattare le cameriere come duchesse e le duchesse come cameriere”

Il suo corpo ora giace in una modesta tomba a Calais, ma la sua influenza ha ripreso rapidamente a crescere negli anni successivi alla sua dipartita. Non ebbe mai relazioni amorose durature con le donne (anche se ne ebbe a decine, tanto da affermare che il segreto del suo successo con il gentil sesso era dovuto al fatto di trattare le cameriere come duchesse e le duchesse come cameriere) perché in fondo era troppo amante della sua figura per potersi concentrare troppo a lungo sugli altri, eppure ebbe sempre innumerevoli amici che lo sostennero anche e soprattutto negli anni bui, permettendogli di rimandare l’inevitabile crollo. Perché Brummell è ancora adesso sinonimo di stile ed eleganza, di sagacia e di arguzia e per questo motivo chiunque avesse passato una serata in sua compagnia non vedeva l’ora di trascorrerne un’altra il prima possibile.

La sua eredità è stata tramandata in diversi film e romanzi ispirati alla sua vita e dal 2002 una sua statua è eretta in Jermyn Street, la via londinese dei negozi sartoriali. E di lui resterà per sempre immortale questa frase: “Se la gente si gira a guardarti per strada, non sei vestito bene. La vera eleganza risiede nel non essere notati”. Cosa c’è di più di casual di questo?

Roberto Johnny Bresso

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