Nel grande patrimonio c’è di tutto
Elena Del Mastro — 17 Gennaio 2023
“Follow the money”, per Giovanni Falcone era questo il modo per ricostruire i business mafiosi e arrivare ai potenti capi che sfuggivano a tutti. Nel tempo chi si è trovato a indagare sul patrimonio dei Messina Denaro si è trovato davanti un pozzo senza fondo e una grande capacità di far sparire i soldi e coinvolgere gli imprenditori. Secondo una stima riportata dal Sole 24 ore, il patrimonio dei Messina Denaro ammonterebbe a quattro miliardi. Una stima probabilmente per difetto e non per eccesso del patrimonio sequestrato e confiscato a prestanome del boss arrestato a Palermo dopo 30 anni di latitanza.
In questo tesoretto negli anni è stato trovato un po’ di tutto: la grande distribuzione commerciale, impianti eolici, villaggi turistici, immobili, opere d’arte che sarebbero state addirittura trafugate da un compaesano della famiglia Messina Denaro. Secondo quanto ricostruito dal Sole 24 ore, uno di questi imprenditori prestanome faceva sparire i soldi investendo in supermercati, ville, palazzine e appezzamenti di terreno. A quest’ultimo sono state confiscate 12 società, 220 fabbricati (palazzine e ville) e 133 appezzamenti di terreno per 60 ettari. Secondo gli investigatori, un’altra parte dei soldi arrivava al boss grazie all’energia eolica. Il settore era curato da un imprenditore trapanese, ex elettricista e pioniere del green in Sigilia, a cui sarebbe stato sequestrato un patrimonio di un miliardo e mezzo di euro.
Poi c’erano gli investimenti nei villaggi turistici. Un muratore di Castelvetrano era diventato il capo del colosso turistico. Finito nei guai per evasione fiscale i Tribunale gli ha sequestrato beni per 1,5 miliardi, una delle misure patrimoniali più ingenti mai eseguite, disse la Dia: i sigilli vennero messi a resort, beni della vecchia Valtur, una barca di 21 metri, un campo da golf, terreni, 232 proprietà immobiliari e 25 società.
E sono questi i sequestri più clamorosi. Negli anni si sono susseguite piccole o grandi operazioni con sequestri tra 300mila euro e un milione. In un altro caso sono stati 25 i milioni di euro sequestrati a un imprenditore accusato di essere un prestanome del superlatitante e di averlo ospitato a casa. In quel caso sono stati sequestrati oltre a 99 beni immobili, pari a una estensione di 150 ettari, 17 fra trattori e autocarri, 8 automobili fra cui due Suv, 86 conti correnti e rapporti bancari, una casa di cura per anziani e due società di cui una gestiva un famoso albergo.
Tra i business nelle mani dei fedelissimi del boss c’era anche il gioco online. Secondo quanto si legge nell’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia (Dia), il settore “ben si presta come strumento di riciclaggio dei capitali illeciti oltre che come fonte primaria di guadagno al pari del traffico di stupefacenti, delle estorsioni, dell’usura ecc”.
Dietro l’affermazione degli investigatori secondo i quali “c’è stata certamente una fetta di borghesia che negli anni ha aiutato Matteo Messina Denaro”, si riferiscono probabilmente a quel sistema messo su in un clima di pace apparente, affidando a insospettabili compiti e soldi. E così Messina Denaro è riuscito a penetrare nel tessuto economico e sociale, prendendo il controllo dei settori più disparati, da quello edile a quello del turismo, dalla gdo alla ristorazione, dalla sanità all’agricoltura, spazzando via ogni tipo di concorrenza. Sono state ingenti, nel tempo, anche le somme depositate in conti correnti di paesi stranieri, compresi ovviamente anche i paradisi fiscali.
Un impero fondato da una parte sui legami familiari, mettendo al comando dell’organizzazione mafiosa i suoi congiunti di sangue. Dall’altra teste di legno della società civile che operavano nell’economia legale. Per il momento resta impossibile per gli investigatori ricostruire precisamente a quanto ammonti il patrimonio di Messina Denaro. Quello che si sa e che si conteggia è solo quanto gli è stato sequestrato negli anni attraverso i prestanomi, un tesoretto tra i 4 e i 5 miliardi di euro. Ma potrebbe essere molto di più. Basti pensare che solo al momento dell’arresto indossava un orologio del valore di 35mila euro.
Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.
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