Roma, 26 mar – “Riportalo in Europa…culo da gorilla gay… chiudi il becco… non me ne frega nulla dei tuoi brutti figli e della tua razza… fottuto culo di plastica… scimmia bianca…”. Questi solo alcuni dei rabbiosi insulti proferiti da un passeggero nero a una giovane famiglia bianca. L’episodio, avvenuto un paio di giorni fa sulla metropolitana di New York e prontamente filmato da un altro passeggero, sembra non abbia nessun tipo di eco mediatico (eccetto il DailyMail), nonostante il video dell’aggressione conti milioni di visualizzazioni: l’afroamericano, a prima vista ben vestito, con smartphone cuffie d’ordinanza e shopping bag.

L’uomo non sembra per nulla il classico drogato della metro, l’aggressore è in grado di padroneggiare un ampio vocabolario di insulti che indirizza, apparentemente senza nessuna ragione, con tutta la sua rabbia razzista e veemente aggressività ai danni di una giovane coppia con figlio piccolo al seguito. Nella manciata di secondi registrata e diffusa sui social, il nero si fa sempre più aggressivo fino ad avvicinarsi, pericolosamente, al passeggino; com’è ormai diventato ovvio nessuno osa muovere un dito per prendere le difese della giovane famiglia.

Welcome to America

È ormai ben noto che l’impero statunitense sia in difficoltà e una buona fetta dei problemi americani derivano proprio dal suo interno. Gli Usa rappresentano, infatti, il fallimento del tanto celebrato melting pot, le sempre più accese tensioni razziali, di cui Black Lives Matter, è solo l’ultimo, in ordine di tempo, degli episodi simbolici di questa crisi, le identiy politics e la tribalizzazione sociale, i profondi divari socioeconomici, l’alto tasso di criminalità concentrato perlopiù riconducibili alla stessa popolazione nera (a dirlo pubblicamente si è immediatamente tacciati di hate crime/hate speech), incrinano da dentro l’impero a stelle e strisce. E a poco serve dare la responsabilità al razzismo, se si considera che sono proprio le città amministrate dai democratici, quelle in cui si è più dato fondo ai portafogli contro le sperequazioni razziali, ad essere i posti più pericolosi e disagiati dell’intera nazione.

Usa, razzismo al contrario e culto del vittimismo

Per decenni ci è stato detto che il razzismo poteva essere solo di origine bianca, che siano addirittura le stesse società occidentali ad essere intrinsecamente e sistemicamente razziste (si veda la Critical Race Theory), negli Usa (e non solo) ogni giorno viene esacerbato il senso di colpa che i bianchi del XXI secolo dovrebbero nutrire nei confronti degli stessi neri (“take a knee!” Qualcuno se lo ricorda?): l’intero establishment mediatico, woke e iper-progressista, propina quotidianamente questa tiritera legittimando, de facto, questo tipo di violenza.

Ora, immaginate un video come questo a parti invertite. Immaginatevi che sia un bianco ad aggredire una famiglia di colore con bimbo al seguito e che quest’ultima, dallo spavento, non osi nemmeno reagire e preferisca sorbirsi la caterva di insulti ed offese, con la speranza che da queste non si passi a un’aggressione fisica. Immaginate la reazione del comparto mediatico progressista. Ad oggi, l’aggressore non ha nemmeno un nome e quest’episodio non ha destato nessun clamore, anzi, siamo certi che siano gli stessi progressisti ad essere convinti che quella famiglia un po’ se la meriti quell’aggressione. Per il solo fatto di esistere. “Sei un cane in questo paese, stai zitto… io sono un nero americano, [qui] io ti domino [I’m over you]”.

Valerio Savioli

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