Roma, 31 gen – Il caso di Alfredo Cospito ha letteralmente infiammato gli anarchici in Italia e le reazioni che ne sono conseguite, su tutte l’ultima avvenuta a Roma. Ma la rete di attivisti di questa corrente insurrezionista è ampia, almeno geograficamente, nel nostro Paese, molto meno – come vedremo – numericamente.
Come riporta il Quotidiano Nazionale, l’estensione geografica dei movimenti anarchici in Italia è abbastanza elevata. Si parla effettivamente di reti che coinvolgono tanto il Nord quanto il Sud: dalla Lombardia al Piemonte, all’Emilia Romagna, e poi la Toscana, l’Umbria, il Lazio, la Campania e la Puglia. Escludendo l’Italia insulare, quella continentale ne sembra particolarmente interessata. Molto meno interessante è il numero concreto di attivisti presenti sul territorio, che dovrebbero essere circa un centinaio (qualcuno stima anche centocinquanta), diviso tra la dozzina di cellule che si trovano nelle suddette regioni. Gli anarchici, insomma, sono pochi. Aggiungendo i simpatizzanti, ovvero coloro che difficilmente possono partecipare ad azioni così dirette, si può arrivare a un numero intorno ai 700, massimo 800 (di cui circa 600 alla stregua quasi di “tifosi esterni”).
“Fuoco” di paglia o pericolo più grosso di quanto si possa immaginare?
La parola “fuoco” torna involontariamente, anche in metafore che però descrivono una situazione che “incendiaria”, proprio a livello “effettivo”, lo è. Nella storia, di fronte a società e governi deboli, anche numeri all’apparenza innocui sono stati in grado di produrre effetti deflagranti. Certo è che i disordini per il caso Cospito cominciano a diventare seriali e “concentrati”, da Milano a Roma, per non parlare di ciò che li aveva preceduti, come le minacce ai quotidiani. Che sia in corso un’azione pianificata come continuativa è poco discutibile. Disordini che in realtà erano cominciati già a settembre 2022, il 27, con il pacco bomba inviato all’ad di Leonardo Alessadro Profumo.
Da non sottovalutare, inoltre, è la rete internazionale di anarchici legata a quelli italiani, costituita da greci e spagnoli, con cui nel 2010-2011 è stato fondato il Fronte rivoluzionario internazionale (Fri). Un patto che si fonda su un principio di “solidarietà”: un anarchico arrestato porta automaticamente ad azioni dimostrative – o di altro genere – da parte di altri gruppi. Cosa che sta accadendo per Alfredo Cospito e che non è detto non superi i nostri confini. Cospito che tra l’altro, nel 2021, scrisse: “La collaborazione tra Federazione Anarchica Informale-Fronte rivoluzionario internazionale e la ’Cospirazione delle Cellule di Fuoco’ greca ha prodotto una concretezza che prima solo ci sognavamo, una vera e propria internazionale che ha permesso agli anarchici di comunicare attraverso le azioni senza coordinamenti di sorta”.
Le preoccupazioni delle autorità
Del resto sono gli stessi addetti ai lavori ad invitare a non sottovalutare il fenomeno. Su questa linea, per lo meno, è il prefetto di Roma, Bruno Frattasi: “I gruppi anarchici sono molto forti in Grecia e Spagna e così in alcuni paesi dell’America Latina. La preoccupazione è che la vicenda Cospito possa dare slancio al movimento, che è strutturato in maniera orizzontale e quindi composto da gruppi autonomi e non coordinati tra di loro ma potrebbe trovare una sua compattezza su questo tema. Ed è anche possibile che i gruppi anarchici trovino sponde in altri movimenti antagonisti”.
Alberto Celletti
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