Roma, 7 gen – Ucraina e Russia “si beccano” anche nel Natale ortodosso (che a differenza di quello cattolico, si festeggia il 7 gennaio). E la tregua proposta dal presidente russo Vladimir Putin si trasforma in una tragica, forse involontaria buffonata, tra stop realmente avvenuto, poi smentito e controaccusato da Kiev, fino alla ripresa “regolare” delle ostilità.

Ucraina e Russia, la tregua di Natale mai avvenuta

Siamo a 318 giorni di guerra, come ricorda Tgcom24. E non si vede l’ombra di una fine, nonostante qualche suggestione nelle scorse settimane abbia sottlineato le possibilità di un accordo tra le parti in coincidenza con il triste anniversario del primo anno di conflitto, ovvero il prossimo 24 febbraio. Fantasie appunto, miste a speranze forse talvolta realistiche che hanno puntato sul clima rigido invernale (peraltro, meno del solito, in questo 2022/2023), naufragate ben presto come tutte le precedenti.

L’ultima “immaginazione” ha riguardato la tregua proposta da Putin per il Natale ortodosso, che si celebra tra la notte del 6 gennaio e l’alba del 7. Il leader del Cremlino aveva avviato la tregua unilateralmente. Poi, stando però a fonti russe, la stessa sarebbe stata violata in tempi record: praticamente subito, secondo la Tass, quando Kiev avrebbe attaccato a colpi di artiglieria l’area del Donetsk. Ovviamente, dal fronte ucraino, Volodymyr Zelensky e i suoi rimbalzano le accuse contro Mosca, che “ha aperto il fuoco 14 volte nelle prime 3 ore della tregua”.

Un tunnel infinito

Il presidente Zelesky così ha parlato ai suoi cittadini: “Possa l’armonia venire in ogni famiglia, la prosperità in ogni casa, la vittoria nella terra ucraina e con essa pace e prosperità per migliaia di anni”. Vittoria ucraina e pace vanno insieme, come sapevamo già. Dall’altro lato, stesso dicasi per la vittoria russa. Toni che non sembrano cambiati granché, anche rispetto ai primi mesi di scontri.  Un testa a testa senza fine, culminato nelle stesse affermazioni del presidente ucraino successive alla visita negli Stati Uniti, secondo le quali il successo “diplomatico” consisterebbe nell’ulteriore invio di armi da Washington. Sul conflitto che sta insaguinando l’Europa ogni tanto vengono fuori elementi di speranza. La malinconia sopraggiunge ogni qualvolta essi vengano smentiti o disattesi più o meno regolarmente, come in questo caso.

Alberto Celletti

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