Forse è meglio sgomberare subito il campo da ogni dubbio, non aspettatevi la solita Toscana. O meglio, alcune caratteristiche comuni ci sono: paesaggi da sogno, tradizioni culturali millenarie ed eccellenze gastronomiche, per citare le tre principali. Nonostante questo nelle Terre di Pisa si respira un’aria diversa, distante dal turismo di massa che in alcuni casi ammorba le destinazioni toscane. Un’aria unica, per certi versi selvaggia, e che lascia negli occhi colori forti e una natura affascinante.
A valorizzare questo territorio c’è, dal 2016, il brand Terre di Pisa, voluto dalla Camera di Commercio della città della Torre. Nel 2019 è nato l’ambito turistico con lo stesso nome, che raccoglie 26 Comuni. Terre di Pisa fa parte anche della rete di Vetrina Toscana, il progetto regionale che unisce tipicità e autenticità dei territorio, attenzione all’ambiente e promuove il turismo enogastronomico.
L’impressione è di essere di fronte a un tesoro che ancora deve svelarsi nella sua interezza e proprio per questo scoprirlo ora è, in un certo senso, un privilegio che non è il caso di farsi sfuggire. Abbiamo immaginato un weekend lungo, per un primo assaggio. Ecco, allora, le destinazioni da non perdere.
Piazza Duomo a San Miniato
Terre di Pisa, da dove partire: San Miniato
La porta ideale del nostro viaggio nelle Terre di Pisa è, senza dubbio, San Miniato, una città che non arriva a 30mila abitanti, ma racchiude nel suo centro storico l’incredibile importanza che ha rivestito nei secoli. San Miniato è stata, infatti, una delle tappe imprescindibili dei pellegrini che percorrevano la Via Francigena verso Roma, ma non solo. Per molto tempo si è chiamata San Miniato al Tedesco, per il suo fortissimo legame con gli imperatori germanici del Sacro Romano Impero, che la scelsero come avamposto toscano grazie alla sua posizione strategica. Un’importanza che emerge in tutta la sua forza passeggiando per il centro storico, costellato da palazzi signorili, e che ha la sua massima espressione in due piazze: piazza della Repubblica, su cui si affaccia il Seminario Vescovile, e qualche metro più in su, piazza del Duomo. Il vero simbolo di San Miniato è, però, la Torre Federiciana, dalla cui cima si gode di una vista impagabile. Realizzata tra il 1217 e il 1221 per volere di Federico II di Svevia, venne distrutta nel 1944 dai tedeschi. Quella che è possibile visitare oggi è la copia fedele, ricostruita negli anni ‘50.
La Torre Federiciana di San Miniato
San Miniato, borgo di eccellenze
San Miniato non è soltanto un’eccellenza culturale, ma è la culla di un importante patrimonio enogastronomico. È normale allora che la città sia disseminata di attività storiche legate al cibo. Se si parla di carne e norcineria, per esempio, è impossibile non citare Falaschi, macelleria che si trova proprio nel centro storico di San Miniato ormai dal 1925 ed è alla quarta generazione di macellai. Nel vecchio laboratorio, alle spalle della bottega, si trova il Retrobottega, il ristorante della macelleria, con vista sulle colline.
Macelleria Falaschi | Via Augusto Conti 20 – 56028 San Miniato PI | Tel 057143190
Nello stesso campo merita una menzione anche la Macelleria Lo Scalco, che si trova a San Miniato Basso dal 1955. Anche in questo caso, oltre alla bottega vera e propria, è possibile degustare i prodotti di norcineria e le carni, oltre ad alcuni piatti della tradizione.
Macelleria Lo Scalco | Via Tosco Romagnola Est 633 – 56028 San Miniato Basso PI | Tel 0571418727
Altra eccellenza San Miniato sono poi i dolci. In città vengono realizzati i miniatensi, biscotti la cui forma ricorda quella del cantuccio, ma è solo un’apparenza: la pasta è molto diversa, più soffice, delicata e morbida. Ci sono molteplici tipologie di questo prodotto e si distinguono l’uno dall’altro in base alla frutta che si associa ad essi. Ci sono poi i Cantucci di San Miniato, la cui forma stretta e lunga si dice richiami quella della Torre simbolo del borgo. A inventarli e a sfornarli ancora oggi è un’altra bottega storica, Il Cantuccio di Federigo, un piccolo forno di eccellenza guidato da cinque generazioni dalla famiglia Gazzarini. Il segreto dei cantucci di San Miniato è la presenza dell’uvetta nell’impasto e una consistenza originale, data dalla doppia cottura.
I Cantucci di San Miniato
Il Cantuccio di Federigo | Via Paolo Maioli 67 – 56028 San Miniato PI | Tel 0571418344
Sua maestà il tartufo bianco
Detto della norcineria e del mondo dei dolci, è impossibile parlare di San Miniato e non parlare del tartufo. Le colline intorno al borgo pisano sono, infatti, il terreno perfetto per il Tuber Magnatum Pico, il tartufo bianco delle Colline Samminiatesi e, fuori stagione, del bianchetto o marzuolo, meno pregiato del bianco, ma comunque apprezzato e utilizzato. Il momento più importante della stagione del tartufo a San Miniato è la mostra mercato che si svolge negli ultimi tre weekend di novembre da più di 50 anni. Durante tutto l’anno è però possibile scoprire il mondo del tartufo e il lavoro dei tartufai. La tradizione della caccia al tartufo è, infatti, portata avanti da molte famiglie storiche del territorio con i loro cani da cerca. Una tradizione talmente radicata che esiste addirittura una “razza” canina locale, il Riccio di San Miniato. Le virgolette sono in realtà obbligatorie, perché non si tratta di una razza vera e propria, ma di un bastardino che è però figlio di altri cani da tartufo.
Il Tartufo bianco di San Miniato
La proposta turistica legata al tartufo, nel territorio intorno a San Miniato, è molto ampia. Interessante, senza dubbio, è quanto offre Nacci Tartufi a Corazzano. Da vent’anni, tra i primi a farlo, porta turisti e curiosi a caccia di tartufo tra le colline e i boschi intorno al paese. Un’esperienza reale, non artefatta, che permette di scoprire alcuni dei segreti dei “truffle hunters” locali. In conclusione, una degustazione in azienda o un pranzo in una trattoria del territorio.
A caccia di tartufi con Nacci
Nacci Tartufi | Via Zara 110 – 56028 San Miniato PI | Tel 0571847735
Peccioli, l’arte tra le strade
A mezz’ora di strada da San Miniato, in un viaggio fatto di saliscendi e di colline, si trova Peccioli. Quello che a prima vista può sembrare un borgo toscano come tanti, arroccato su una collina con i suoi vicoli stretti, “chiassi” li chiamano qui, è in realtà un vero e proprio museo a cielo aperto. A partire dagli anni ‘90, infatti, Peccioli ha iniziato a cambiare il suo volto, dando spazio all’arte contemporanea che ha pian piano “invaso” il borgo, che è stato premiato anche con la bandiera arancione del Touring, diventando così uno dei Borghi più belli d’Italia. Passeggiare per le sue vie è una sorpresa continua. Il cuore urbano è, senza dubbio, la piazza del Popolo, mentre quello cultura è il Palazzo Senza Tempo. Restaurato dall’architetto Mario Cucinella, ospita sia all’interno sia nei suoi spazi esterni, installazioni artistiche, anche se la vera “chicca” è la sua splendida terrazza panoramica affacciata sulle colline della Valdera. Peccioli è, però, anche il borgo dei Giganti. Stiamo parlando delle Presenze, quattro sculture alte dai cinque ai nove metri. Una si trova sul tetto dell’Incubatore di imprese lungo la Strada della Fila, un altro all’Anfiteatro Fonte Mazzola, mentre gli ultimi due fanno bella mostra nel Triangolo Verde della discarica di Legoli, trasformata in luogo di arte e di cultura.
La vista dalla terrazza panoramica del Palazzo Senza Tempo
Fuori dal nucleo storico di Peccioli, nella frazione di Ghizzano, c’è un’altra testimonianza, forse la più famosa, del progetto che ha trasformato il borgo pisano in un museo a cielo aperto. È la Via di Mezzo, la strada centrale della frazione, ridipinta dall’artista David Tremlett con colori nei toni del verde e del marrone.
La Via di Mezzo di Ghizzano
Certosa di Calci, una meraviglia di valorizzare
Muovendo di nuovo verso nord, risalendo cioè da Peccioli verso il capoluogo, si arriva a Calci, che può vantare una pieve, quella di San Giovanni ed Ermolao, in pieno stile romanico pisano, che vale sicuramente una visita. Il gioiello che illumina Calci è, però, la sua Certosa, che si può raggiungere con una bella passeggiata dal centro del paese. Lo spettacolo che si presenta davanti agli occhi del visitatore è mozzafiato: un monumento barocco a cui fa da sfondo la natura selvaggia del Monte Pisano. Fondato nel 1366 da una famiglia di certosini, il complesso è stato ampliato tra il XVII e il XVIII secolo. Nel 1972 la Certosa, abbandonata dai pochi monaci rimasti, divenne Museo Nazionale, mentre nel 1979 la parte occidentale del complesso fu concessa in uso perpetuo e gratuito all’Università di Pisa.
La Certosa di Calci vista dall’alto
Per questo motivo oggi la Certosa di Calci (detta anche Certosa di Pisa, poiché all’atto della sua fondazione faceva territorialmente parte del capoluogo) ha due poli museali distinti. Da un lato il Museo Nazionale della Certosa, la cui visita offre un suggestivo viaggio nel mondo dei certosini, alla scoperta della vita solitaria che vi conducevano, fatta di rigore, meditazione e contemplazione, in ambienti che ancora oggi stupiscono per sfarzo, magnificenza e splendore dei decori.
Gli interni della Certosa di Calci
Dall’altro il Museo di Storia naturale dell’Università di Pisa, che ospita collezioni uniche per importanza storica e scientifica, che comprendono reperti di zoologia, paleontologia e mineralogia. Un indirizzo perfetto se si viaggia con dei bambini. Imperdibile la Galleria dei cetacei, tra le più importanti in Europa e con una vista spettacolare sulla Certosa.
La Galleria dei cetacei
Insomma, un luogo da scoprire che lascia però, è giusto dirlo, l’impressione di non essere valorizzato a dovere, almeno nella sua parte monumentale, ma che ha un potenziale enorme.
Vicopisano e le sue torri
A solo un quarto d’ora da Calci incontriamo Vicopisano, che conserva intatto tutto il suo fascino medievale. Il borgo, grazie alla sua posizione strategica, è caratterizzato da numerose torri e casetorri, tutte in ottimo stato di conservazione: le Torri Gemelle, la Torre dell’Orologio, la Torre delle quattro porte, la Casatorre Malanima e la Torre del Soccorso. Vicopisano è però famosa anche per la sua Rocca, commissionata dai Medici a Filippo Brunelleschi dopo aver conquistato il borgo nel 1406. Simbolo dell’opera dell’architetto è il muraglione merlato che collega la Rocca con la Porta del Soccorso attraverso una scalinata, ancora oggi percorribile dai visitatori.
La Rocca di Vicopisano
Terre di Pisa, tanto da scoprire
San Miniato, Peccioli, Calci e Vicopisano: sono questi i luoghi da scoprire in un primo assaggio delle Terre di Pisa. Un weekend lungo all’insegna del gusto e del relax, anche fuori stagione. Ma per chi volesse fermarsi qualche giorno in più oppure tornare e concedersi un altro morso di questa Toscana insolita e selvaggia, le Terre di Pisa hanno davvero molto da offrire. Parliamo, per esempio, di Santa Maria a Monte, piccolo borgo fortificato con la sua caratteristica forma a spirale. O di Pontedera, città della Piaggio, che oltre alla fabbrica ospita anche il Museo della Vespa. O di Volterra, gioiello medievale che dentro le sue mura conserva tesori di arte e architettura. Statene certi, le Terre di Pisa valgono un viaggio.
Focus Terre di Pisa
- Terre di Pisa, dove la carne è tradizione
- Amaretto di Santa Croce, tradizione e semplicità
- Al Frantoio di Vicopisano per scoprire l’olio delle Terre di Pisa
- Cosimo Maria Masini, vini biodinamici con vista su San Miniato
- Tenuta di Ghizzano, enoturismo nella Doc Terre di Pisa
- Cena nel cuore di San Miniato. Dove? Al Pepenero di Gilberto Rossi
- Saline di Volterra: gusto, storia e cultura