Roma, 6 feb – L’Italia è un Paese unico al mondo per la sua storia e le sue bellezze di ogni epoca, custodite in luoghi appartati e silenziosi, come anche immersi nella frenesia dell’urbanizzazione moderna. Tra le mete da sempre più visitate, e che da secoli stimolano la fantasia di artisti e scrittori giunti qui da tutto il mondo, dobbiamo senz’ombra di dubbio mettere Pompei ed Ercolano. Proprio la seconda delle due antiche città campane, sepolte e preservate dalla lava del Vesuvio, si candida oggi ad ottenere un primato mondiale legato proprio alla sua storia.

Ripristinando l’antica spiaggia di Ercolano

Gli addetti ai lavori della città marittima all’ombra del Vesuvio hanno portato la spiaggia dell’antica Ercolano alla sua conformazione originaria. In questi ultimi giorni è iniziata la laboriosa posa dei massi e, sopra questi, di un fitto strato di ghiaia che costituiranno il fondo necessario per la posa della sabbia tanto amata dai vacanzieri. A vedere il nuovo ghiaione contrastare le ricchezze archeologiche e le caratteristiche macchie di vegetazione del parco di Ercolano, sembrano essere già in molti a storcere il naso tra i bar e le trattorie della città. Quello che ha avuto inizio in questi giorni non è però il risultato finale, anzi; tutt’altro! Per ripristinare il piano di calpestio esistente al momento dell’eruzione del 79 d.C., questo singolare primo intervento di pietra e ghiaia è necessario. Una volta terminato il fondo e la stabilità del terreno, oltre all’importante “gettata” di sabbia, gli operatori procederanno a ricostruire la linea di costa e realizzare l’auspicato raccordo tra i monumenti riesumati dalle campagne di scavo e la Villa dei Papiri.

The casts of other skulls in the area where ‘Il fuggiaasco’ was found, IN Ercolano (Naples), Italy, 15 october 2021. The partially mutilated skeleton of a 40-45 year old man, which the avalanche of fire and gas spat out by the erupting Vesuvius, stopped a step away from the sea and the mirage of salvation, discovered in Ercolano (Naples)15 October 2021. 25 years after the last excavations, this discovery will be able to shed new light on the last moments of life of the town buried like nearby Pompeii by the eruption of 79 B.C ANSA/ CIRO FUSCO

Sepolta per duemila anni sotto la potenza del vulcano

Nel 79 d.C., violente nubi incandescenti che arrivavano fino a 400° e soffiavano a 80 km all’ora investirono l’intera zona di Pompei. Il Vesuvio, monte-vulcano sacro agli abitanti del luogo fin da tempi immemori, eruttò con tutto il suo carico infernale, sparandolo fino a 14 km di altezza e seppellendo Ercolano e le città adiacenti sotto ben 20 metri di fango, lava e detriti vulcanici. Quel giorno passerà alla storia per la catastrofe più famosa dell’umanità dopo il Diluvio Universale. Sull’antico litorale ercolanese, negli anni ’80, tra le arcate che si aprivano nell’area dell’antica spiaggia vennero riesumati i corpi di oltre trecento persone che quella giorno maledetto del 79 d.C. erano fuggiti verso il mare. Rispetto all’attuale livello del mare, originariamente l’antica spiaggia si trovava circa 4 metri al di sotto delle acque odierne. Anche la linea di costa, all’epoca, era ridotta di alcune centinaia di metri rispetto ad oggi. Peccato che questi importanti elementi non sembrino interessare ai seguaci gretini della Thunberg, che vorrebbero sostenere il contrario.

Ritorno alla Ercolano imperiale

Fino a poche settimane fa la zona dell’antica spiaggia era caratterizzata dal continuo affioramento di acqua, causando problemi ai lavori in corso nel sito. Dal 2017 il Packard Humanities Institute, che finanzia interventi ad Ercolano da più di un ventennio, avvalendosi degli specialisti dell’Herculaneum Conservation Project e in sinergia con la Soprintendenza archeologica di Pompei e col Parco archeologico di Ercolano, uno studio specializzato per realizzare un intervento risolutivo. L’obbiettivo è la “regimentazione delle acque sorgive e piovane per ampliare i livelli di fruizione dell’area dove si può ammirare l’unico fronte a mare conservato di una città antica”. Gli operai sono costantemente al lavoro per collegare il tunnel di accesso all’area archeologica alla zona dei fornici e allo scalone che porta alla terrazza del proconsole romano Marco Nonio Balbo. Entro giugno prossimo, Ercolano potrà in parte tornare al suo aspetto romano di duemila anni fa. Un caso unico al mondo come le ricchezze archeologiche e naturali custodite dalla nostra penisola. Il Golfo di Napoli avrà dunque ancor meno da invidiare a mete come Ibiza, Miami o Dubai. Ricche località colme di ogni tipo di servizi e comfort, ma, rispetto alla nostra Italia, pur sempre povere di storia e cultura. Speriamo che un bel giorno gli italiani se ne accorgano.

Andrea Bonazza

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