Roma,13 feb – La scorsa settimana vi abbiamo scritto dei danni provocati al millenario Castello di Gaziantep dal terremoto abbattutosi al confine turco-sirino. Oggi, mentre un 12enne di nome Kaan è stato salvato dopo essere rimasto per 182 ore sepolto sotto le macerie di un edificio crollato ad Antiochia, e il disastroso numero delle vittime è ormai salito a quasi a quota 41.000, dobbiamo parlarvi anche di altri siti di interesse storico e architettonico devastati dalla furia del sisma. Si intenda però prima che, quanto riportiamo, non è assolutamente paragonabile con l’immane tragedia umana che ha strappato la vita a migliaia di persone. Và però evidenziato fin da subito che la distruzione di questi monumenti culturali incide anch’essa drasticamente sulla vita sociale dei due Paesi mediorientali, in primis sulla Siria, già terribilmente ferita da 12 anni di guerra e che proprio grazie al suo patrimonio artistico un domani riuscirà ad uscire dalla grave crisi economica e geopolitica che sta attraversando.
Gravi danni all’antica Cittadella di Aleppo
Ad Aleppo il terremoto ha colpito anche la Cittadella che, dal promontorio più elevato della città nord-siriana, domina incontrastata da millenni. Resistita nei secoli a intemperie e disastri naturali o umani, non per ultima la terribile recente guerra in cui ribelli e terroristi hanno scagliato contro di essa quintali e quintali di bombe, fortunatamente la Cittadella è rimasta in piedi a svolgere la sua funzione nonostante gravi danni subiti. Tra questi, la Direzione generale siriana delle antichità e dei musei registra la caduta di alcune parti dell’antico mulino ottomano, il verificarsi di crepe e fessure pressochè in tutta la struttura, e la caduta di diverse parti delle mura difensive nord-orientali. Inoltre, gran parte della cupola del faro della Moschea Ayyubide è crollata anch’essa e gli ingressi al castello sono rimasti gravemente danneggiati, compreso l’ingresso alla famosa torre difensiva mamelucca e la facciata dell’ospizio ottomano.
Restaurato dopo la guerra, il sisma ha devastato nuovamente il Suq di Aleppo
Aleppo è da sempre il centro commerciale della Siria, paragonabile a una Milano del Vicino Oriente, e la sua lunga storia ne fa una delle città ininterrottamente abitate da più tempo al mondo. La sua storia millenaria, unita al suo aspetto di ponte commerciale tra Oriente e Occidente, ha dato modo ad Aleppo di sviluppare nei secoli luoghi di prestigio adibiti al commercio. Tra questi non possiamo non pensare agli antichi caravanserragli e al famoso Suq, uno dei mercati coperti tra più antichi, belli e grandi al mondo. Il Suq all’ombra della Cittadella fu già ampiamente distrutto dall’ultima guerra che vide la città occupata dai terroristi dell’Isis e di Jabat al-Nusra. Giunti qui da mezzo mondo, affiancati alle schiere dei cosidetti “ribelli moderati” gli jihadisti distrussero moltissimi edifici civili e gran parte del patrimonio culturale della città. Nel 2019, poi, il mercato coperto di Aleppo tornò finalmente a rivivere, restaurato, ospitando tra le profumate bancarelle il suo popolo e il fruttuoso ritorno dei turisti. Le autorità siriane fanno però sapere che, adesso, gli effetti di questo devastante terremoto che ha inginocchiato la Siria, non hanno risparmiato nemmeno l’antico mercato. Crolli e crepe si sono verificati lungo le chilometriche mura in cui si snoda il Suq e, nonostante la rinomata operosità del popolo aleppino, ci vorrà ancora moltissimo tempo affinchè possa nuovamente tornare in funzione.
Danneggiati il museo nazionale e gli storici minareti aleppini
La conta dei danni nella millenaria città siriana non è purtroppo ancora finita. Profonde crepe sono apparse sulla facciata del Museo Nazionale di Aleppo, tant’è che al momento risulta inaccessibile per motivi di sicurezza. Importanti danni e ai crolli si sono registrati anche nel distretto di al-Aqaba e la città è rimasta anche con il vuoto assordante dovuto alla caduta di alcuni minareti storici della moschea grande. Per anni, la popolazione di Aleppo ha sopportato il peso dei bombardamenti e dei combattimenti quartiere per quartiere, quando la loro città era uno dei maggiori campi di battaglia della guerra. Dodici anni di crisi bellica non sono però serviti a preparare gli abitanti alla nuova devastazione del terremoto. Questo disastro naturale si è sommato a quelli provocati dall’uomo, moltiplicando le sofferenze della popolazione tanto ad Aleppo quanto, in modo più ampio, in tutta la Siria.
Torna la devastazione del terremoto tra le Norie di Hama
Anche ad Hama, città da sempre culla dei Fratelli Musulmani, a ovest di Aleppo, molti edifici storici della provincia sono crollati. Da Hama prende il nome anche un antico terremoto che, il 12 agosto del lontano 1157, dopo un anno di scosse premonitrici distrusse la città edificata sulle rive dell’Eufrate. Ad Hama, all’epoca sotto il dominio selgiuchide, si registrarono la maggior parte delle vittime di quel sisma. Oggi la situazione non è molto diversa, purtroppo; già pesantemente bombardata in una ribellione integralista contro Hafez al-Assad nel 1982, Hama torna a conoscere la distruzione tra le micidiali scosse del sisma turco-siriano. Le maestose e stupende Norie di Hama, gigantesche ruote-mulino che mediante un sistema di ingegneria idraulica conducono nelle case della città l’acqua dell’Eufrate, sono adesso attenzionate dalle autorità siriane per verificarne lo stato di conservazione. Oltre alla loro praticità idraulica, le Norie di Hama sono veri e propri monumenti antichi famosi in tutto il mondo.
La devastazione nel nord della Siria
Nella città di Salamyieh, sita sulla linea di confine turco-siriano, i rapporti del governo di Assad indicano che è crollata la parte superiore del minareto della moschea dell’Imam Ismail, il che ha provocato una crepa nella facciata della moschea. Molte sono anche le parti delle mura esterne del castello di Shmemis che sono state viste crollare. Alcuni edifici all’interno del castello crociato di al-Marqab sono rimasti danneggiati. Costruito in basalto nero per dominare la pianura costiera mediterranea, questo antico castello era secondo solo al possente Krak dei Cavalieri e, le sue cantine, erano rifornite di provviste sufficienti per un migliaio di uomini in caso di un assedio di cinque anni. Anche diversi edifici residenziali vicino al castello di Qadmous sono crollati. L’ondata mortale del terremoto si è abbattuta però anche in Latakia, provincia originaria del presidente siriano Bashar al-Assad, e lungo la costa di Tartous, la città approdo delle crociate in Medio Oriente.
Preoccupazione per i siti archeologici più antichi del mondo
Affacciate sulle praterie un tempo lussureggianti della Mezzaluna Fertile, a nord-est di Urfa, in Turchia, pregiati gruppi di steli rocciose furono costruiti da cacciatori-raccoglitori nomadi circa 12.000 anni fa, 6.000 anni prima di Stonehenge. Raggruppamenti simili, composti da monoliti circolari, sono stati identificati anche nel nord della Siria. Ora questi millenari siti dedicati al culto delle divinità solari, alla luna e ai cicli stagionali circolari da cui dipendeva, si trovano a grande rischio per gli smottamenti provocati dal sisma. Questi templi furono portati alla luce per la prima volta nel 1994, dall’archeologo tedesco Klaus Schmidt , tragicamente scomparso prima di vederli iscritti nel patrimonio Unesco nel 2018. Molti di questi monumenti antichissimi, che dimostrano l’esistenze delle più antiche civiltà umane, si trovano ancora in zone della Siria del nord occupate dai terroristi, dalle frange ribelli anti-Assad e dalle milizie turche o curde. Ma all’interno della zona del terremoto, si trova anche la città di Diyarbakir, il cui stato d’animo sembra riflesso nelle sue massicce mura di basalto nero. Nell’antica Mezzaluna Fertile, fu un importante centro regionale che dominava le pianure circostanti in epoca ellenistica, romana, sassanide, persiana, bizantina, islamica e ottomana. Il suo elegante ponte “Dieci Occhi” , costruito dai Selgiuchidi nel 1065, ha subito anch’esso l’impatto brutale del terremoto.
Stop sanzioni. Aiutiamo la Siria
Ma a distruggere la Siria non c’è solo il terremoto. Mentre gli Usa hanno alleggerito l’embargo, l’Unione Europea si ostina a mantenere le sanzioni contro il Paese del Vicino Oriente, contribuendo così sia alla crisi sociale ed economica, come anche a quella sanitaria. Una vergogna incredibile, quella di Bruxelles, alla quale però i media italiani non sembrano dare troppo peso, ormai abituati a vomitare ingiurie contro lo Stato di Assad. L’Italia ha inviato nelle scorse ore un primo carico di aiuti ma, come già vi scrivevamo qualche giorno fa, in questo momento potrebbe essere proprio il nuovo governo di Roma a spronare Bruxelles per una attesissima apertura nei confronti di Damasco. Intanto continua la campagna di raccolta fondi della comunità siriana in Italia insieme ai volontari di Sol.Id Onlus. Per contribuire attivamente alla raccolta fondi in favore delle vittime del devastante terremoto al confine turco siriano è facilissimo: si può effettuare un bonifico tradizionale tramite i servizi bancari o di home banking a IBAN IT-37-H-07601-03200-001016097071 (conto intestato a Ass. Vol. Sol.Id. Onlus).
Andrea Bonazza
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