Roma, 1 feb – E’ il capitalismo digitale, bellezza. Ammantato di progressismo, baby. La retorica sulla straordinarietà della Silicon Valley ci ha accompagnato negli ultimi lustri. La Valle del Silicio, assurta a simbolo di innovazione indiscutibile, ha contribuito a plasmare l’immaginario della sinistra globale, passata come per magia dalla falce e martello alla mela di Apple. Invidiata e lodata, la terra delle multinazionali specializzate in tecnologia è stata a lungo presa a modello, esempio massimo dello sviluppo americano da imitare sic et simpliciter.
Silicon Valley, lavoratori cacciati con un messaggio via mail
Peccato che da qualche anno il presunto paradiso californiano, pur continuando a tirar fuori start-up di livello, sia sprofondato in una crisi affatto calcolata, mostrando un volto ben poco solidale. La riprova di questo stravolgimento inaspettato è la spietata ondata di licenziamenti avvenuti negli ultimi mesi nelle strutture dei colossi, hi-tech, e-commerce e del web. Decine di migliaia di lavoratori, anche iper-qualificati come ingegneri e computer scientist, cacciati senza indugio con una semplice mail.
“Aziende come Google che avevano sempre coccolato i loro dipendenti — alti stipendi, stock option, bonus generosi e una serie di servizi gratuiti, dai massaggi alla fisioterapia, alla lavanderia e ai pasti gratis preparati da chef celebri — ora licenziano con un messaggio di posta elettronica”, fa notare Massimo Gaggi sul Corriere della Sera.
Terremoto in paradiso
Già, in quello che il progressismo europeo considerava il migliore dei mondi possibili, proiettato in un futuro privo di problematiche salariali, ci si ritrova senza lavoro da un momento all’altro. Dopo anni di persuasione obnubilante, convinti di aver preso l’ascensore verso le stelle del profitto inarrestabile, ora quei lavoratori che si sentivano blindatissimi osservano il baratro della disoccupazione. E dire che fino all’estate scorsa i segnali, anche quelli post Covid, sembravano piuttosto confortanti. C’era di mezzo pure la graditissima svolta del “lavoro da casa”. Nel luglio 2022, Marc Andreessen, co-founder della società di venture capital Andreessen Horowitz e uno degli investitori più influenti della Silicon Valley, definì lo smart working “un terremoto” destinato a rivoluzionare tutto, giudicandolo un vero e proprio cambiamento di civiltà e addirittura più rivoluzionario di Internet. Intanto il terremoto ha travolto la vita lavorativa dei giovani californiani, a suon di scosse via mail.
Alessandro Della Guglia
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