Roma, 22 mar – La siccità non è un problema solo italiano ma mondiale, e l’ultimo rapporto Onu lo conferma ancora una volta. Non solo condizioni climatiche sfavorevoli ma anche un consumo “vampirico” del bene, sarebbero i fattori che rendono l’emergenza ancora più seria.

Siccità, ecco cosa dice il rapporto Onu

Troppo consumo e sviluppo producono siccità, secondo l’ultimo rapporto Onu, che mette in evidenza come la carenza di acqua sia prossima a sviluppare una crisi globale. Secondo il segretario generale Antonio Guterres, il mondo sta “ciecamente camminando su una strada pericolosa con l’insostenibile uso di acqua, l’inquinamento e il surriscaldamento climatico che stanno drenando la linfa vitale dell’umanità”. Ovviamente, il puntellamento sul “riscaldamento globale” non poteva mancare. In ogni caso, i numeri riportati sono i seguenti: due miliardi di persone non hanno l’accesso ad acqua potabile sicura e ce ne sono altri 3,6 miliardi che non hanno accesso a servizi sanitari affidabili. Secondo quanto si legge nel rapporto “la scarsità di acqua sta diventando endemica”, mentre l’aumento di consumo a livello globale è di circa l’1% ogni anno negli ultimi 40 anni.

Una situazione che si sta prolungando

Al di là dei toni catastrofici che negli ambienti per così dire “mondiali” vanno molto in voga (non perché non ci siano drammi, sia chiaro: l’acqua in certe aree del mondo manca da sempre), è indubbio che il 2022 sia stato un anno caldissimo e le temperature del 2023 non si stiano comportando in modo molto diverso, quanto meno per l’Italia, dove la mancanza d’acqua e le secche rischiano di diventare un problema molto serio per le catene produttive agricole. Che a Venezia il presidente della regione Veneto Luca Zaia abbia proposto di utilizzare – ovviamente depurandola – l’acqua di mare per contrastare la siccità, insomma, è un fatto che non può non condurre a una riflessione nel merito.

Alberto Celletti

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