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Sciami di droni e jet: scintille tra Cina e Giappone

Veicoli aerei senza pilota (UAV) cinesi di sorveglianza WZ-7 sono apparsi sul Mar Cinese Orientale l’1 e il 2 gennaio scorsi, costringendo il Giappone a schierare i suoi caccia F-15J. È la prima volta che Tokyo segnala la presenza in loco del WZ-7, uno dei droni più avanzati in possesso di Pechino, che potrebbe essere collegata ai recenti movimenti della portaerei cinese Liaoning e della sua task force di supporto nel stessa zona. 

Certo è che la Cina sta alzando la posta in gioco in un’area marittima contesa e facilmente infiammabile. Tanto più in un periodo particolare, con il Giappone che ha appena annunciato di voler intraprendere un serio processo di militarizzazione volto a rafforzare le proprie difese.

Il ministero della Difesa giapponese ha fatto sapere che il primo gennaio un WZ-7 è volato nel Mar Cinese Orientale passando tra le isole giapponesi di Okinawa e Miyakojima. Dopo aver volato a sud delle isole Sakishima, l’UAV ha invertito la rotta, è passato nuovamente tra Okinawa e Miyakojima prima di tornare nel Mar Cinese Orientale.

Come ha sottolineato l’Asia Times, i WZ-7 cinesi hanno un’apertura alare di 23 metri, una quota operativa di 18.000 metri e una velocità di crociera di 750 chilometri all’ora, nonché un’autonomia di 7.000 chilometri trasportando un carico utile massimo di 650 chilogrammi.



Le mosse della Cina

Le mosse della Cina non includono soltanto i voli di droni. Il Giappone, infatti, ha spiegato che la portaerei cinese Liaoning ha attraversato lo stretto di Miyako lo stesso giorno, accompagnata dagli incrociatori Anshan e Wuxi Type 055, dal cacciatorpediniere Type 052D Chengdu, dalla fregata Type 054A Zaozhuang e dalla nave di supporto al combattimento veloce Type 901 Hulunhu. Il 2 gennaio, un altro WZ-7 ha percorso un percorso identico a quello dell’incursione del giorno precedente.

Dal punto di vista operativo, gli schieramenti UAV possono mirare a fornire supporto di intelligence, sorveglianza e ricognizione agli schieramenti navali cinesi al largo di Okinawa e Miyakojima. Allo stesso tempo, tuttavia, i movimenti dei mezzi cinesi possono anche mirare ad integrare gli schieramenti di gruppi tattici di portaerei per scopi di proiezione di potenza

I voli UAV potrebbero però anche essere una risposta al nuovo piano del Giappone di schierare missili a lungo raggio sull’arcipelago di Nansei, che comprende Okinawa, Miyakojima e le isole Sakishima. Inoltre, i recenti sorvoli UAV della Cina potrebbero essere missioni di ricognizione per mappare potenziali posizioni per batterie missilistiche in grado di minacciare le navi da guerra cinesi.

Alta tensione

A livello strategico, i crescenti dispiegamenti di UAV della Cina spingono Pechino ad aumentare la pressione su Giappone e Taiwan, oltre che ad ottenere la superiorità informativa sugli Stati Uniti e sui suoi alleati nel caso in cui dovesse scoppiare un conflitto nel Mar Cinese Orientale.

Certo, usare i WZ-7 consente a Pechino di intraprendere missioni ​​più audaci su territori marittimi contesi. Dall’altro lato, però, bisogna tener conto che nel 2013 il governo giapponese ha varato nuove regole di ingaggio in base alle quali qualsiasi UAV che si intromette nello spazio aereo nipponico si qualificherebbe come bersaglio se si rifiutasse di andarsene. La Cina ha risposto affermando che qualsiasi intercettazione giapponese dei suoi UAV potrebbe essere considerata un atto di guerra.

In ultima analisi, l’uso aggressivo dei droni da parte del Dragone nel Mar Cinese Orientale potrebbe spingere il Giappone e Taiwan ad acquisire propri UAV a lungo raggio, rischiando di innescare un’escalation o una corsa agli armamenti dei droni.

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