Zero neve
Troppo caldo anche per produrre la neve con i cannoni artificiali. Tanto che c’è chi dice che tra 20 anni non si scierà più e suggerisce agli impianti di iniziare una transizione economica. Situazione difficile anche in Italia
Sci: la Francia resta a secco, troppo caldo. E dal 2050 niente più “discese”
Troppo caldo anche per produrre la neve con i cannoni artificiali. Tanto che c’è chi dice che tra 20 anni non si scierà più e suggerisce agli impianti di iniziare una transizione economica. Situazione difficile anche in Italia
“Maestà il popolo vuole sciare”. “Se non hanno più neve che usino i cannoni artificiali”. Utilizziamo, parafrasando e con amara ironia, la celebre battuta di Maria Antonietta che, al popolo affamato di Parigi per mancanza di pane suggeriva di mangiare le brioche, per parlare della disastrosa situazione sciistica in Francia dove, non solo non c’è neve, ma nemmeno i cannoni riescono a fabbricarla a causa del troppo caldo. Situazione che poi non è tanto diversa dall’Italia dove, al momento, si scia solo sulle Alpi mentre sugli Appennini si attende la neve come manna dal cielo. Un vero e proprio disastro per gli impianti di risalita e per le strutture ricettive, tanto che in Francia c’è chi suggerisce loro di pensare a un’alternativa perché dal 2050 lo sci potrebbe essere morto e sepolto.
Troppo caldo, non funzionano nennche i cannoni da neve
Troppo caldo, non funzionano neanche i cannoni sparaneve
Previsione troppo pessimista? Forse ma le premesse non sono buone. Stando all’esempio della Francia, ma, come dicevamo l’Italia non è che navighi in acque migliori, secondo Méteo France il 2022 è stato l’anno più caldo mai registrato almeno da quando nel 1900 si è cominciato a rilevare le temperature.
Caldo così anomalo non solo in estate, ma, appunto, anche in inverno tanto che nemmeno a volere utilizzare i cannoni da neve si sblocca la situazione. La produzione di “neve di cultura”, così come la chiamano in Francia, funziona con almeno una temperatura di -3°. Tante stazioni sciistiche non l’hanno raggiunta, come ad esempio Les Rousses, e quindi addio neve, anche quella “artificiale”.
Nel 2050 lo sci sarà morto?
Addio neve e addio sci quindi? Sì secondo la geografa Magali Reghezza-Zitt che sostiene anche che tra 20 anni potrebbe essere definitivo: «Che ci piaccia o no, la neve artificiale è una risposta ingannevole se pensiamo che ci permetterà di mantenere lo status quo – scrive Magali Reghezza-Zitt su Libération – Météo France prevede che un tasso di copertura del 45% di neve artificiale manterrà le condizioni di innevamento per i prossimi vent’anni. Passato questo periodo, con le attuali traiettorie di riscaldamento, i cannoni non basteranno più a compensare la riduzione della copertura nevosa naturale. L’innevamento consuma molta energia, parte dell’acqua evapora, e sarà una risorsa sempre meno disponibile».
L’invito della geografa per gli impianti da sci è chiaro: meglio smetterla di investire in impianti di risalita e in generale nello sci, che entro il 2050 probabilmente non potrà più essere praticato, e pensare a una transizione economica.
Saltano le gare
Spaventoso di certo, ma la situazione è tutt’altro che esagerata. E, ribadiamolo, la stagione sciistica incontra enormi difficoltà, non solo in Francia, ma anche in Italia e in Svizzera e Austria. Guardiamo solo alle gare: dopo che la Coppa del Mondo di sci è stata rinviata di un mese con l’annullamento delle gare di Zermatt (Svizzera) e Lech (Austria) a causa delle «temperature anormalmente elevate», a fine dicembre le gare della Coppa di Francia di sci di fondo, che avrebbero dovuto svolgersi nell’Isère, sono state spostate all’ultimo momento nel Queyras, alla ricerca di un po’ di neve.
Non c’è neve tanti impianti sono chiusi in Francia mananche in Italia
Aggiungiamo che metà delle piste da sci francesi sono state chiuse per mancanza di neve e in Italia la neve scende soltanto in quota sulle Alpi e sta lasciando, invece, all’asciutto tutto il Centro Sud, mettendo a rischio il futuro di impianti, hotel, ristoranti e tutte le altre realtà commerciali che ruotano attorno alle località montane.
Di certo gli impiantisti e le strutture ricettive della montagna non si arrenderanno e rialzeranno la testa come hanno sempre fatto, con l’aiuto concreto anche dei Governi, ma è chiaro che sia ora più che mai indispensabile intervenire sui cambiamenti climatici. Vent’anni sembrano molti, ma non possiamo permettere che si sciolgano come neve al sole.