quelle-“rotte-fantasma”-che-alimentano-l'immigrazione-in-italia

Quelle “rotte fantasma” che alimentano l'immigrazione in Italia

Quando si parla di immigrazione verso l’Italia, si fa riferimento soprattutto a tre rotte “tradizionali”. Quella tunisina, quella libica e quella algerina. Da qualche anno si parla anche della rotta terrestre riguardante la risalita del flusso migratorio dai Balcani, mentre da qualche mese le rotte libiche sono diventate due, con l’aggiunta del flusso riguardante la Cirenaica e non più solo la Tripolitania.

Il movimento di barconi nel Mediterraneo fa più rumore di altre rotte, sia a livello politico che mediatico. Ci sono però, prima di arrivare alle miglia che separano l’Africa dall’Europa, altre tappe intermedie. Tappe quasi “fantasma“, compiute nel silenzio dei media e nell’anonimato di comuni voli commerciali. Ed è da qui che ha inizio il vero cammino di migliaia di migranti verso il nostro Paese.

Il caso del Bangladesh

Scorrendo la lista delle principali nazionalità dei migranti approdati in Italia nel 2022, non ci sono solo Paesi dirimpettai al nostro o situati nell’oriente più vicino. Sul podio di questa speciale classifica a spiccare è il Bangladesh. Con 14.982 propri cittadini sbarcati nell’anno appena concluso, il Paese asiatico è dietro soltanto a Egitto e Tunisia. Sorge quindi spontanea una domanda: come fanno i cittadini bangladesi ad arrivare in numero così elevato lungo le nostre coste?

C’è da dire che il Bangladesh non è l’unica nazione lontana dall’Italia da cui riescono ad arrivare migliaia di migranti. Ci sono anche cittadini della Costa d’Avorio, dell’Eritrea, della Guinea, non proprio Stati a due passi dall’Europa. Ma è ben noto come il flusso migratorio africano diretto verso il Mediterraneo sia convogliato e canalizzato verso la Libia dalle locali organizzazioni di trafficanti. Inoltre, grazie all’esistenza di enti sovranazionali quali l’Ecowas, raggiungere i confini tra Libia e Niger per molti cittadini dell’Africa occidentali non è particolarmente complicato.

Spostarsi dal Bangladesh verso l’Europa con soli mezzi terrestri o aggregandosi a una qualche carovana di migranti è semplicemente impensabile. Oltre alla distanza, occorre considerare il fatto che per arrivare dal Paese asiatico alle porte del Vecchio Continente servirebbe attraversare India, Pakistan, Iran, Afghanistan, Iraq e poi addentrarsi nel cuore del Medio Oriente. Zone non certamente semplici in cui effettuare transiti, a prescindere se regolari o clandestini. Chiaro quindi come buona parte degli spostamenti dal Bangladesh avvengano via aereo. Ed è così che prende vita una vera e propria “rotta fantasma”. Una rotta cioè in grado di sparire dai radar dei controlli, sia del Paese di partenza che del Paese di arrivo, in quanto effettuata con normali rotte commerciali.

Le tappe intermedie delle rotte fantasma

Il Bangladesh non è l’unico caso di rotta fantasma, ma può essere preso come esempio per due motivi: in primis per i numeri, viste le migliaia di migranti bengalesi che arrivano in Italia, in secondo luogo per le sue peculiarità interne. “Il Bangladesh è uno dei Paesi che maggiormente esportano forza lavoro nel mondo”, ha dichiarato a Irpimedia Benjamin Etzog, ricercatore del Bonn International Centre for Conflicts Studies (BICC). Grande solo la metà dell’Italia, ma con all’interno più di 170 milioni di abitanti, il governo di Dacca incoraggia da anni parecchi suoi cittadini a cercare lavoro soprattutto nelle grandi aree del Medio Oriente dove è richiesta molta manodopera. “In qualche modo il Paese ne ha fatto una strategia economica – ha proseguito Etzog – e molte famiglie basano la loro sussistenza sulle rimesse, i soldi che i migranti inviano da Paesi esteri a casa”.

immigrazione italia
Migranti del Bangladesh in attesa di essere rimpatriati. Foto. EPA.

Sono quindi stati presi accordi con molti governi per voli e visti agevolati a favore di cittadini bengalesi. Da Dacca e da Chittagong, le due principali città del Paese, partono ogni settimana decine di aerei per Abu Dhabi, Dubai, Doha, Riyad, ma anche Il Cairo e Istanbul. Città dove sono in atto da anni boom edilizi e dove serve molta manodopera per costruire grattacieli oppure grandi opere pubbliche. Gli accordi avvantaggiano le varie parti in causa: il Bangladesh può vedere migliaia di famiglie sopravvivere con le rimesse dei migranti, i Paesi mediorientali possono ricevere manodopera a basso costo.

Ma i cittadini bengalesi il più delle volte sognano l’Europa. Vedono così nel loro lavoro in medio oriente solo una tappa intermedia. La meta finale è il Vecchio Continente. Dall’Egitto raggiungere la Libia da cui imbarcarsi per l’Italia è molto più semplice. I progetti edilizi del governo de Il Cairo, il cui governo sta costruendo mega autostrade e una nuova capitale, hanno attratto numerosi operai dal Bangladesh negli ultimi anni e in tanti, o perché insoddisfatti delle condizioni di vita o perché provati dalle condizioni di lavoro, da qui poi attraversano i confini desertici (e poco controllabili) con la Libia.

I voli tra Dacca e Il Cairo si sono trasformati progressivamente in una rotta migratoria fantasma, una sorta di primo segmento di un viaggio ben più lungo verso le coste italiane. Accade la stessa cosa anche per cittadini singalesi, pakistani, afghani o somali. In Libia non si entra solo dall’Egitto, ma anche da Istanbul o Dubai. La dinamica è la stessa: cittadini provenienti dal Bangladesh o da altri Paesi asiatici decidono di spostarsi in Libia attratti dalla possibilità di attraversare il Mediterraneo oppure da promesse di altri posti di lavoro. E così dagli scali del Golfo o della stessa Istanbul molti aerei portano decine di migranti in nord Africa.

Della massiccia presenza di lavoratori bengalesi in Libia se n’è accorto lo stesso governo bengalese, quando nel 2020 ha denunciato l’uccisione di trenta propri connazionali in Cirenaica ad opera di trafficanti di esseri umani. Una strage che ha messo in evidenza come molti lavoratori incentivati ad andare via per garantire una rendita alla propria famiglia, spesso cadono poi nelle reti di criminali senza scrupoli.

Voli dal Bangladesh e da altri Paesi asiatici sono stati registrati di recente anche verso Belgrado. Già nel 2017 la Serbia ha stretto accordi di liberalizzazione dei visti con alcuni governi mediorientali, come ad esempio con quello di Teheran. Visti più semplici hanno richiamato nel Paese migliaia di cittadini che hanno poi provato ad entrare in Europa tramite la rotta balcanica.

Le rotte fantasma come arma politica

Con il passare degli anni le rotte fantasma sono diventate molto meno spontanee e, al contrario, foraggiate come arma politica da alcuni governi. È quanto accaduto sul finire del 2021 in Bielorussia, quando il presidente Lukashenko ha dato il benestare a una serie di voli a basso costo dal medio oriente. A Minsk in poche settimane sono atterrati aerei provenienti da Baghdad, Beirut e Damasco, trascinando in Bielorussia migliaia di migranti. Questi ultimi sono stati poi indirizzati verso il confine polacco per mettere pressione all’Ue, rea all’epoca di non riconoscere la vittoria elettorale di Lukashenko.

Più di recente, la stessa Polonia e la Finlandia hanno varato piani di costruzione di barriere lungo il confine russo. Non per la possibilità di fughe dalla Russia ma, come nel caso di Varsavia, dopo le notizie dell’istituzione di più voli di collegamento tra il medio oriente e l’aeroporto dell’enclave di Kaliningrad. Il sospetto è che nuove rotte fantasma possano portare l’arma migratoria di nuovo ai margini del territorio europeo.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.

Related Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *