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Pericolo anarchico ancora attuale ma il Pd si rifiuta di vederlo – Jacopo Ugolini

Da alcune settimane sembra tornato il pericolo degli anarchici. Lo scorso weekend abbiamo visto diverse manifestazioni in tutta Italia. Roma e Milano quelle più “calde”. Addirittura in 800 hanno sfilato per le strade della capitale, partendo da Piazza Vittorio, in corteo non autorizzato, dove hanno trovato posto anarchici e antagonisti da tutto il Paese.

Clima di odio

Non è successo il peggio che ci si aspettava. Il pomeriggio si è chiuso con tre arresti tra gli anarchici e il solito vandalismo, che ricade sul portafoglio dei cittadini. Ma oltre agli episodi di questo fine settimana, in un batter d’occhio siamo tornati a respirare un clima di ansia e odio, che ormai sembrava far parte del passato.

Fino a poche settimane fa, in pochi, presumibilmente, erano convinti che il pericolo anarchico fosse ancora attuale nel nostro Paese. Vi è anche da dire che, sebbene gli episodi fossero ormai sempre meno frequenti, la violenza di tanto in tanto riaffiorava. Ma ora non si può più sottovalutare.

Attentati e minacce

Saremmo ipocriti se pensassimo che gli anarchici non rappresentino un pericolo attuale. Lo saremmo soprattutto, ad esempio, nei confronti delle forze dell’ordine che in questi mesi, come negli scorsi anni, hanno vissuto momenti di tensione, dovuti ad attentati o pacchi bomba, inviati dai soliti “compagni”.

Dal momento in cui Alfredo Cospito, detenuto al 41-bis prima a Sassari, poi trasferito al carcere di Opera, a Milano, ha deciso di iniziare lo sciopero della fame, gli atti di violenza e le minacce si sono moltiplicati.

Le minacce quotidiane ad esponenti del governo e figure di spicco sono ormai all’ordine del giorno. Sotto scorta i due sottosegretari alla giustizia, Delmastro e Ostellari, quest’ultimo con delega al trattamento dei detenuti. Da anni non ripiombavamo in un clima simile. Lo Stato, non il governo come detto giustamente dal premier Giorgia Meloni, è sotto attacco.

Vale la pena ricordare, ad esempio, la telefonata anonima ricevuta martedì dalla redazione del Resto del Carlino, in cui si preannunciava un attentato a Bologna. Altro episodio, avvenuto sempre nel capoluogo dell’Emilia Romagna, la lettera recapitata sempre al giornale bolognese il giorno successivo.

In questa missiva, in relazione all’aiuto italiano all’Ucraina, i mittenti minacciavano il presidente Meloni e il ministro Crosetto di dover “prendere dei seri provvedimenti”, qualora la partecipazione italiana alla guerra non fosse stata ritirata.

Il caso Donzelli

In questo clima di vera e propria tensione tra lo Stato e gruppi di facinorosi anarchici, si inseriscono le dichiarazioni di Giovanni Donzelli mercoledì scorso alla Camera. Il responsabile di Fratelli d’Italia si è reso protagonista di una forte (e corretta nel merito, a nostro avviso) invettiva nei confronti di quattro colleghi del Partito democratico (Serracchiani, attualmente capogruppo alla Camera, Orlando, Verini e Lai), che avevano visitato l’anarchico Cospito, in carcere dal 2012 – ricordiamolo – per la gambizzazione di Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare.

Il passaggio fondamentale, però, che a sinistra sembrano non afferrare, è come mai secondo tanti Cospito non sarebbe altro che una pedina dei boss mafiosi al 41-bis. Donzelli ha fatto riferimento agli incontri che l’anarchico ebbe – nel carcere di Sassari – con Francesco Di Maio, camorrista del clan dei Casalesi, e Francesco Presta, ‘ndranghetista del Cosentino.

Dai boss l’anarchico pescarese è stato incoraggiato a continuare lo sciopero della fame. I documenti e le registrazioni, svolte dalla polizia penitenziaria, mostrano, senza ombra di dubbio, il ruolo che per diversi detenuti mafiosi può giocare lo stesso Cospito nel fare breccia nella politica e mettere in discussione il regime del “carcere duro”.

Ebbene, questo Donzelli ha rimproverato al Pd: di aver aperto quella breccia.

I toni utilizzati da Donzelli potevano essere diversi, più rispettosi dell’opposizione? Forse sì, ma il punto non cambia. La sua provocazione poggia su una base fattuale. Chiedendo la revoca del 41-bis per Cospito appena usciti dalla visita in carcere, l’ex ministro della giustizia Orlando e altri del Pd hanno saldato oggettivamente la loro posizione con la “lotta” dell’anarchico in sciopero della fame e dei suoi “compagni” nelle piazze – lotta benedetta e incoraggiata dai boss mafiosi.

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