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Perché solo ora vengono dati carri armati occidentali all'Ucraina

Nella giornata di sabato 14 gennaio, il Regno Unito ha rivelato che consegnerà all’esercito Ucraino circa 14 carri armati tipo Challenger 2. La decisione di Londra potrebbe fare da apripista per altri Paesi Europei, come la Germania che da qualche settimana sta discutendo sulla possibilità di fornire gli Mbt (Main Battle Tank) Leopard 2, molto probabilmente nella versione A5, già sperimentata in combattimento dalla Turchia in Siria con risultati non molto soddisfacenti per via di un’errata tattica di impiego.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha da tempo richiesto ai suoi alleati occidentali la fornitura di carri armati: sin dall’assedio di Mariupol, il governo ucraino ha affermato che non sarebbe stato in grado di contenere gli assalti russi senza nuovi Mbt e cacciabombardieri. Di rimando gli alleati si sono sempre mostrati titubanti a fornire carri armati di fabbricazione occidentale, al pari degli aerei da caccia. Al contrario hanno fatto in modo di inviare in Ucraina Mbt di produzione sovietica ancora presenti negli arsenali dei Paesi della Nato che un tempo facevano parte del Patto di Varsavia, insieme ad una manciata di cacciabombardieri (ad esempio i Sukhoi Su-25).

Queste forniture, però, ora sono diventate numericamente insufficienti, e già a settembre negli Stati Uniti si stava parlando della possibilità di fornire i carri M1 Abrams a Kiev, sebbene una volta privati di tutta quella tecnologia “sensibile” che non si vuole possa finire nelle mani sbagliate, non solo russe.

La decisione di Londra giunge in un momento particolare di generale stallo del fronte (la presa di Soledar da parte russa non è un risultato dal valore strategico) e non è un caso. Le operazioni militari hanno subito un fermo autunnale a causa delle condizioni del terreno, reso impraticabile dal fango generatosi dalle piogge, e si attende la loro ripresa col congelamento invernale.

Se da parte russa è probabile che questa pausa abbia permesso di dare fondo ai “magazzini” di mezzi corazzati ereditati dai tempi dell’Unione Sovietica, da parte ucraina non possiamo dire lo stesso.

Chi scrive ritiene che le due offensive estive, quella su Kharkiv e quella su Kherson, abbiano logorato il potenziale bellico ucraino a causa delle perdite subite – che non sono mai state rese note ufficialmente dall’Ucraina – soprattutto per quanto riguarda gli Mbt, che sono uno strumento fondamentale non solo per l’attività offensiva, ma anche per quella difensiva. I reparti corazzati ucraini potrebbero non avere quella capacità di combattimento che ha permesso di imbastire le due controffensive coronate da successo, e che hanno permesso a Kiev di avere l’iniziativa tattica del conflitto, e quanto sta succedendo in questi giorni tra Bakhmut e Soledar sembra confermare questa ipotesi.

Non solo gli ucraini sono stati scacciati dalla cittadina mineraria del Donbass, ma i video che ci sono giunti in questi giorni tramite fonti Osint (Open Source Intelligence) mostrano che la resistenza dell’esercito di Kiev è affidata principalmente a sistemi leggeri, come Atgm (Anti Tank Guided Missile) e droni commerciali su cui sono state montate testate belliche degli Rpg spalleggiabili. Le azioni degli Mbt che si vedevano ai tempi della corsa su Kharkiv o dell’attacco su Kherson ora sono “sparite dai radar”.

Forse è solo un caso, o una deliberata scelta, ma l’ipotesi che l’esercito Ucraino sia a corto di carri armati, e quindi impossibilitato a fare alcunché per sostenere l’urto della massa di uomini che Mosca sembra si prepari a raccogliere con una nuova mobilitazione, è più di un sospetto.

Trapela infatti un certo nervosismo da parte di Kiev in questi giorni, e anche da parte della Nato si percepisce come la questione dei carri armati, come quella dei cacciabombardieri, sia diventata preponderante rispetto all’invio di altri sistemi d’arma.

Washington, nonostante i tentennamenti, potrebbe seguire per prima l’esempio di Londra fornendo i suoi Abrams stoccati nei depositi di esercito e Marines, soprattutto perché questi ultimi, da un paio di anni, hanno dismesso le vesti di forza pesante per recuperare la loro vocazione prettamente di forza da assalto anfibio, quindi eliminando i reparti corazzati.

Da questo punto di vista, l’invio dei primi Aifv (Armoured Infantry Fighting Vehicle) tipo M-2 “Bradley” potrebbe essere anche un test per comprendere la fattibilità di utilizzo di un veicolo corazzato di fabbricazione occidentale da parte dell’esercito ucraino, che, lo ricordiamo, non usa tali sistemi.

Questo particolare momento del conflitto, quindi, è quello più propizio per l’invio di Mbt occidentali ma restano sempre alcune incognite. La prima riguarda l’addestramento del personale ucraino, ma è possibile che questo sia già cominciato segretamente in qualche base in Europa (Germania? Polonia?), la seconda riguarda l’aspetto logistico nel senso più ampio, ovvero come far arrivare i carri in Ucraina ma anche come garantire tutto il sistema di supporto che permette agli Mbt di poter operare in modo efficiente (pezzi di ricambio, personale addestrato a sostituire motori o altre parti, ecc). Infine, forse la più grande incognita, è quella legata al rapporto tempo/efficacia: gli Mbt potrebbero arrivare troppo tardi sul campo di battaglia e in numero così esiguo da risultare poco efficaci o del tutto inutili a contenere un’offensiva russa.

In ultima analisi, quindi, l’esercito ucraino è “inchiodato” dalla penuria di carri armati, e per poter non solo organizzare una controffensiva, ma solamente per difendersi da un attacco in forze russo, ne abbisogna in numero sufficiente. Per quanto riguarda lo strumento aereo, riteniamo che esso non sia determinante per l’esito delle operazioni offensive ucraine in quanto questi mesi di guerra hanno dimostrato che nonostante nessuno dei due contendenti abbia stabilito la superiorità aerea, le operazioni terrestri sono state comunque possibili e il loro felice esito è dipeso più dagli aspetti legati all’organizzazione (intelligence) e dall’uso corretto del binomio artiglieria/forze corazzate.

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