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Perché per Xi l'incontro con Putin potrebbe essere un rischio

Chi, tra Russia e Cina, trarrà maggiori benefici dal vertice che ha riunito, per la quarantesima volta, Vladimir Putin e Xi Jinping? Al netto delle dichiarazioni di facciata, consistenti nel voler evidenziare la reciproca volontà di consolidare la partnership sino-russa, la sensazione è che i due leader abbiano sopra le loro teste due spade di Damocle ben diverse.

Se Putin ha bisogno di mostrare al mondo intero di non essere isolato, e di poter contare su uno sponsor d’eccezione come lo è Xi, dall’altro lato il presidentissimo cinese rischia di giocarsi tanto la faccia quanto l’immagine internazionale di Pechino.

Ricordiamo infatti che la Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aja ha emesso un mandato d’arresto contro il capo del Cremlino, accusandolo di essere responsabile del crimine di guerra di “deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia”.

Putin è diventato, di fatto, un criminale di guerra. Sul suo conto pende un mandato di arresto internazionale e rischia, appunto, l’arresto nel caso in cui dovesse mettere piede in uno dei 123 Paesi che hanno sottoscritto lo Statuto di Roma, che riconoscono la Corte internazionale e quindi le decisioni da essa derivanti.

Immagini ed etichette

Partendo dal recente fatto di cronaca citato, c’è chi ha fatto notare come Xi Jinping abbia sostanzialmente incontrato un presidente accusato di essere un criminale di guerra dalla Cpi. E questo, per il presidente cinese, rischia trasformarsi in un boomerang. Già, perché gli Stati Uniti e i governi occidentali potrebbero puntare il dito contro Xi, evidenziando la sua profonda amicizia con il “criminale” Putin.

Le etichette, vere o presunte che siano, hanno un’enorme forza mediatica. La storia ha più volte dimostrato che sono addirittura in grado di cambiare intere narrazioni, nonché di polarizzare l’opinione pubblica in una specifica direzione.

Una volta che Xi dovesse ritrovarsi addosso il marchio di “amico del criminale Putin”, a quel punto lo sforzo diplomatico di Pechino, tanto nell’imporsi sullo scacchiere internazionale come attore responsabile, quanto come ipotetico mediatore della crisi ucraina, evaporerebbe in un battito di ciglia.

Cui prodest?

Il ministro lituano degli Affari esteri, Gabrielius Landsbergi, è stato il primo alto funzionario occidentale a toccare questo tasto.

“Probabilmente il presidente Xi non è così felice come lo sarebbe stato prima dell’annuncio della Corte penale internazionale: visitare un criminale di guerra getta una luce diversa su tutto il viaggio”, ha dichiarato Landsbergis al suo arrivo al Consiglio Affari esteri dell’Ue, in merito al viaggio del leader cinese a Mosca. “Suppongo che il presidente Xi contraccambi la visita che ha ricevuto, sulla base degli accordi firmati prima della guerra, e ora comprenda di venir trascinato in una situazione dove non c’è molto spazio per lui. Non è una situazione ideale per lui”, ha aggiunto.

Xi Jinping avrà sicuramente ponderato questo aspetto, e se ha comunque deciso di intraprendere il viaggio, lo avrà fatto per ragioni rilevanti. Ad esempio, la Cina potrebbe temere la sconfitta russa, e dunque l’implosione di un partner necessario per bilanciare l’opposizione a Washington.

In tutto ciò, al contrario, Putin ha molto meno da perdere se non il ruolo di partner paritario della Cina. In compenso, il presidente russo può sfruttare la vicinanza di Xi sia come parafulmine sia come ombrello protettivo.

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