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Perché l'intelligence Usa non è pronta per la prossima pandemia

Un rapporto declassificato della US House Intelligence Committee ha acceso i riflettori sul fallimento delle agenzie di intelligence statunitensi in relazione all’avvento del Covid-19. Il report in questione, scritto da membri dello staff della maggioranza democratica del comitato, ha inoltre spiegato perché, ad oggi, quelle stesse agenzie hanno in gran parte fallito nel correggere le loro carenze nell’intelligence sulla salute pubblica e, soprattutto, perché non sono adeguatamente preparate per affrontare la prossima pandemia. 

Andiamo con ordine. Per quanto riguarda la pandemia di Sars-CoV-2, le agenzie di intelligence Usa avevano effettivamente iniziato ad avvertire che il Covid-19 avrebbe potuto trasformarsi in un’emergenza globale poche settimane dopo che il coronavirus era stato segnalato per la prima volta in Cina. Allo stesso tempo, stando al documento, non sarebbero però riuscite a comprenderne meglio la diffusione del virus perché non avrebbero iniziato a spiare rapidamente i funzionari sanitari cinesi che stavano nascondendo informazioni preziose.

Come ha sottolineato Nbcnews, il rapporto rivendica, almeno parzialmente, il ruolo giocato dalla CIA e da altre agenzie di spionaggio statunitensi, osservando che hanno sollevato lo spettro di una pandemia ben prima che l’Organizzazione mondiale della sanità la dichiarasse l’11 marzo 2020. Gli avvertimenti dell’intelligence riassunti nel testo, inoltre, contraddirrebbero l’affermazione di Donald Trump secondo cui i funzionari dell’intelligence avrebbero inizialmente descritto il virus “in un modo molto non minaccioso”.



Fallimenti passati e futuri

Ma per quale motivo le agenzie di intelligence statunitensi non sarebbero adeguatamente preparate per “la prossima pandemia”? Perché molti ufficiali dell’intelligence non considererebbero le minacce biologiche come un problema di sicurezza nazionale di alto livello, anche dopo che più di un milione di persone sono morte a causa di Covid negli Stati Uniti. “Smuoveremmo il cielo e la terra se perdessimo un milione di persone a causa di un incidente terroristico”, ha detto in un’intervista Adam Schiff, che presiede l’Intelligence Committee.

Schiff ha sparato a zero contro la comunità dell’intelligence, affermando che questa non sarebbe riuscita a creare la cultura per riconoscere una minaccia biologica come una minaccia grave. “E quindi questo è un cambiamento culturale che necessita di essere effettuato”, ha tuonato. Lo stesso Schiff ha quindi affermato che il “mancato orientamento” della comunità dell’intelligence nella raccolta di informazioni relative a Covid dalla Cina ha reso meno probabile che vengano scoperte prove a sostegno di una fuga di notizie dal laboratorio (se è effettivamente quello che è successo).

Il ruolo dell’intelligence Usa

“Non lo definirei come un fallimento dell’intelligence, ma sono stati molto lenti a ruotare e utilizzare le loro risorse uniche per raccogliere intuizioni che non erano di pubblico dominio”, ha aggiunto Schiff, parlando espressamente di occasione mancata.  

In un secondo report pubblicato dai repubblicani della House Intelligence Committee (qui il testo integrale) le agenzie di intelligence sono state accusate di omissioni “fuorvianti” nella loro valutazione pubblica delle origini del Covid, aggiungendo che i repubblicani hanno “ragione di credere che la [comunità dell’intelligence] abbia minimizzato la possibilità che la SARS -CoV2 sia stata collegata al programma cinese di armi biologiche basato in parte sul contributo di esperti esterni”.

In ogni caso, il primo documento, che è pieno di sezioni oscurate dopo una revisione della declassificazione, ha esaminato quando e come la comunità dell’intelligence ha appreso per la prima volta l’esistenza del virus, quali avvertimenti sono stati dati alla Casa Bianca di Trump e quali passi ritengono gli investigatori le agenzie dovrebbero prendere per essere meglio preparate per le future pandemie. 

L’inefficienza iniziale

Il documento afferma che il primo rapporto dell’intelligence che menziona il virus che sarebbe diventato noto come coronavirus o Covid-19 è arrivato il giorno del primo rapporto dei media al riguardo. Il 31 dicembre 2019, un analista del  National Center for Medical Intelligence, un componente della Defense Intelligence Agency, avrebbe notato un rapporto su un servizio di sanità pubblica gestito dal Programma per il monitoraggio delle malattie emergenti, noto come ProMED, su una polmonite inspiegabile che i funzionari cinesi stavano vedendo a Wuhan.

Sempre stando alla ricostruzione offerta, nei giorni e nelle settimane successivi i funzionari del Consiglio di sicurezza nazionale hanno chiesto alle agenzie di intelligence di capire cosa stesse nascondendo il governo cinese e se ci fosse, in effetti, una trasmissione del virus da uomo a uomo. Ma, come ha detto un funzionario agli investigatori, le agenzie di intelligence “non ci hanno dato nulla”. 

Eppure le agenzie di spionaggio statunitensi hanno una serie di satelliti in grado di fotografare attività insolite intorno agli ospedali e vaste capacità di intercettare telefonate ed e-mail tra funzionari del governo cinese. Possono anche utilizzare i supercomputer per raccogliere informazioni da vasti tesori di social media e altre informazioni “open source”. Ma nessuna di queste capacità sarebbe stata sfruttata in modo efficace per aiutare i funzionari statunitensi a capire cosa stava succedendo con Covid in Cina, ha concluso il rapporto.

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