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Perché la conquista del Donbass non passa per le città di Soledar e Bakhmut

Dall’inizio dell’anno, il fronte del Donbass è tornato a infiammarsi dopo una lunga parentesi in cui i due schieramenti contrapposti si sono “studiati” con attacchi e contrattacchi di alleggerimento.

In particolare, nell’ultima settimana, è stata la linea del fronte che va, a grandi linee, da Sloviansk a Donetsk al centro della maggiore e più sanguinosa attività bellica. Gli scontri hanno coinvolto due cittadine, Soledar e Bakhmut, già note al pubblico specializzato per le operazioni militari effettuate in primavera, e che ora, a causa della perdita di un grande settore faticosamente conquistato da parte dei russi per via della controffensiva estiva messa in atto dall’esercito di Kiev, sono tornate alla ribalta della cronaca.

Mosca, nella giornata di venerdì 13 gennaio, ha rivendicato la conquista di Soledar, nota città mineraria posta a una dozzina di chilometri a oriente di Bakhmut, che a sua volta è posta 35 chilometri in linea d’aria a sud-est di Kramatorsk.

Sono stati giorni convulsi in quel di Mosca. Gli Stati maggiori hanno visto una piccola rivoluzione che ha portato all’avvicendamento del capo di Stato maggiore dell’Esercito e l’assunzione del comando delle operazioni militari in Ucraina da parte del generale Valery Vasilievich Gerasimov, attuale capo di Stato maggiore della Difesa. Surovikin, già a capo dell’esercito russo, è ora vice di Gerasimov per le operazioni, quindi, sostanzialmente, la situazione sul campo non muterà: di fatto sarà ancora lui a gestire il conflitto. Ma Gerasimov ne sarà il diretto responsabile quindi la decisione del Cremlino va letta dal punto di vista politico: se la guerra dovesse continuare ad andare male, ora Mosca può estromettere il Csm Difesa, che si è sempre dimostrato poco entusiasta di questo conflitto. Parallelamente, però, le forze armate rinforzano il proprio peso rispetto alle ingerenze delle milizie cecene, il cui comandante Ramzan Kadyrov ha più volte criticato l’andamento delle operazioni, e dei contractor del Gruppo Wagner, con Evgenij Prigozhin che si è dimostrato altrettanto critico.

Tornando alle operazioni militari tra Soledar e Bakhmut va precisato che entrambe le cittadine non rappresentano un obiettivo strategico di alto valore.

Nonostante la città mineraria possa offrire, proprio grazie ai tunnel delle miniere, un ottimo rifugio per le truppe russe, e in caso di tentativo di riconquista si rivedrebbe la stessa dinamica osservata durante l’assedio dell’acciaieria Azovstal di Mariupol, attraverso di essa non passano linee di comunicazione principali. Anche l’autostrada M3, passante per la vicina Bakhmut, è meno importante rispetto alla H20 che collega Kramatorsk con Donetsk. Soprattutto Kramatorsk rappresenta un importante snodo ferroviario, e il controllo delle ferrovie è fondamentale per qualsiasi esercito in quanto i mezzi pesanti (come carri armati ma soprattutto gli obici semoventi) sono pensati per essere portati a ridosso del fronte attraverso queste linee di comunicazione. Questo principio vale ancora di più per l’esercito russo: non è un segreto che in Russia esistano comandi del genio ferroviario in ogni principale città, organizzati seguendo la stessa gerarchia dei distretti militari, e in alcuni settori avendo anche ulteriori suddivisioni. Il controllo militare delle ferrovie, in Russia, è infatti particolarmente incisivo proprio per le dimensioni continentali del Paese e per la necessità già esposta poco sopra.

Il portavoce del ministero della Difesa russo Igor Konashenkov ha sottolineato che il controllo di Soledar consentirebbe di interrompere il flusso di truppe ucraine nella vicina Bakhmut, e che la città è importante per la continuazione dell’offensiva in direzione di Donetsk, inoltre da lì sarebbe possibile sottoporre l’autostrada M3 a fuoco diretto delle artiglierie. Ma i rinforzi ucraini possono semplicemente giungere da altre vie più dirette proprio perché Kiev controlla ancora Kramatorsk.

Vogliamo essere oltremodo chiari: non stiamo contestando l’avanzamento delle truppe russe, sebbene sia costato centinaia, forse migliaia di morti, bensì il valore dell’obiettivo conquistato, che la propaganda russa sta notevolmente esagerando. Le due cittadine – Soledar e Bakhmut – sono sì utili sulla via di Kramatorsk, com’è utile qualsiasi progresso territoriale durante un’avanzata, ma sono sicuramente più utili per la propaganda del Cremlino che sul fronte interno deve assolutamente dimostrare qualche tipo di progresso dopo le batoste subite tra agosto e settembre, quando ha perso territori molto estesi (Kharkiv e Kherson).

Se andiamo a dare uno sguardo alla Tass, infatti, possiamo vedere che è stato dato ampio spazio alla conquista di Soledar e che sono state riportate dichiarazioni roboanti della politica russa. Viktor Vodolatsky, vicepresidente della commissione della Duma di Stato per gli affari della Csi, ha affermato che la conquista della città, e più in generale l’avanzamento dei russi, starebbe facendo vacillare il sostegno occidentale. Secondo Vodolatsky le vittorie russe “avranno un impatto negativo sulla politica dei Paesi occidentali, che oggi esitano a inviare carri armati e armi nel territorio dell’Ucraina”. “Pertanto, Soledar ha un significato politico e geopolitico militare”, ha detto ancora il deputato. Vodolatsky ha ricordato anche che i nazionalisti ucraini e i mercenari della Nato hanno reso la città una potente area fortificata, anzi, una cittadella.

Mosca deve dare enfasi al risultato conseguito, anche se di scarso valore strategico, perché deve dimostrare all’opinione pubblica che sta perseguendo gli obiettivi prefissati in questa guerra, sebbene essi siano stati più volte ridimensionati per via della resistenza ucraina, al punto che, si può dire, che Mosca sta perdendo il conflitto sebbene Kiev non sita vincendo. Il governo Zelensky è ancora in piedi, l’Ucraina non è stata “smilitarizzata” (anzi, tutto il contrario), e non è stato nemmeno possibile assicurare una fascia di sicurezza intorno ai propri confini stante la ritirata da Kharkiv. Al Cremlino, pertanto, non resta che concentrarsi a livello propagandistico sul Donbass, e ogni chilometro guadagnato in quella regione, è un chilometro che serve a giustificare i morti russi di questa guerra.

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