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Nuovo stop turco a Svezia e Finlandia nella Nato: quanto durerà lo stallo?

Si complica ulteriormente il processo di adesione di Svezia e Finlandia alla Nato dopo l’ennesimo veto turco. I negoziati tra Ankara, Stoccolma e Helsinki sull’adesione alla Nato delle due nazioni scandinave hanno subito un brusco stop dopo che la formula triangolare di dialogo è stato rinviato a tempo indeterminato su richiesta di Ankara.

Salta, così, il summit di febbraio inizialmente in programma tra i diplomatici dei Paesi in trattativa a Bruxelles: lo ha riferito una fonte all’agenzia russa Ria Novosti e lo riporta anche la tv di stato turca Trt. “Su nostra richiesta, il meccanismo tripartito tra Turchia, Svezia e Finlandia è stato cancellato a tempo indeterminato”, fanno sapere i turchi.

La “guerra di logoramento” di Ankara è iniziata a maggio, prima che Helsinki e Stoccolma facessero domanda di affiliazione alla Nato. Decisiva, per la Turchia, la richiesta di consegnare i guerriglieri curdi ritenuti terroristi da Ankara e a cui le due nazioni hanno dato un via libera politico a giugno, ottenendo il 29 giugno scorso lo stop al veto turco al loro ingresso nella Nato.

Ad oggi, ventotto nazioni Nato su trenta hanno ratificato le due nuove adesioni. L’Ungheria di Viktor Orban lo farà a febbraio, la Turchia di Recep Tayyip Erdogan nicchia e aspetta prima che i Paesi nordici onorino gli accordi. I tre paesi hanno concluso al summit Nato tenutosi a Madrid a luglio, un accordo che ha visto Ankara togliere il veto in cambio di impegni da Stoccolma e Helsinki sull’antiterrorismo e le esportazioni di armi. Ma già il 19 luglio Erdogan ha contestato possibili violazioni dopo che la Svezia, colpita dalle pressioni dell’opinione pubblica, si è rimangiata la promessa di estradare 73 militanti in Turchia.

A settembre ci sono stati nuovi colloqui con la Turchia che ha chiesto accelerazioni sulle forniture di armi. La vittoria della destra alle elezioni svedese ha reso più forte la resistenza di Stoccolma alle pretese di Ankara.

Il 3 novembre Mehmet Cavasoglu, ministro degli Esteri turco, ha ribadito il suo via libera all’accesso finlandese e svedese nella Nato. Ma ha espresso preoccupazione perchè i due Paesi, Svezia in testa, ospitano, come ha ricordato Deutsche Welle, “ospitano una considerevole popolazione della diaspora curda e hanno una reputazione di posizione generosa nei confronti degli esuli politici e dei rifugiati”. Asticella alzata rispetto alle contestazioni iniziali, dunque. E nuovi freni ai dialoghi trilaterali. Discorso simile l’8 dicembre successivo, quando a spingere per un rapido via libera è stato il segretario di Stato Usa Tony Blinken.

Saltato anche il round di febbraio, la guerra in Ucraina compirà un anno senza che il nodo gordiano dell’adesione dei nordici sia sciolto. E sebbene la ratifica dell’adesione non sia un processo a scadenza, è chiaro che il summit Nato estivo di Vilnius sarà un crocevia decisivo. Se l’11 e il 12 luglio, a un anno di distanza da Madrid, Helsinki, Stoccolma e Ankara non avranno ancora trovato un’intesa il processo di adesione si potrà dire a un punto morto. Spinto dall’urgenza per la minaccia russa e naufragato nelle mosse di pressione di Erdogan, il piano per far entrare Svezia e Finlandia nella Nato appare come un gatto che si morde la coda, costretto a girare su sé stesso. A causa della differente priorità data dalla Turchia rispetto a Svezia e Finlandia alla russofobia come motore della sua politica estera, Erdogan si muove per legittimi interessi interni. Destinati a mostrare però sempre più diviso il campo occidentale.

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