Attenzione, è in arrivo una nuova batteria di divieti. Fumatori, bevitori e autisti sono avvertiti. Che ci sia una stretta proibizionista sul fumo non è una novità. È da vent’anni infatti che, in Italia (in alcuni Paesi occidentali anche da prima) non si può più fumare in spazi chiusi.
La stretta contro il fumo
Ma la proposta del ministro Schillaci fa un passo in più: si deve smettere di fumare anche in spazi aperti, a determinate condizioni, per evitare di infastidire o danneggiare il prossimo. Sostanzialmente, non si può più fumare fuori casa.
Ma in casa? In sempre più condomini statunitensi è vietato fumare in casa propria, per evitare che il fumo passivo circoli nell’aria condizionata e finisca nelle narici dei vicini di casa. Quanto è diffusa questa pratica? Tanto: un condomino su tre vive in un’abitazione in cui è vietato fumare, secondo i dati del CDC.
Cosa si potrebbe fare di più? Si potrebbe vietare di fumare del tutto. Ma è possibile? Sì, lo sta sperimentando la Nuova Zelanda, con il governo laburista della dimissionaria Jacinda Ardern: tutti coloro che sono nati dopo il 2009 hanno il divieto di iniziare a fumare. In questo modo si pensa di sradicare gradualmente il fumo dalle abitudini delle nuove generazioni.
Perché non imitare le migliori pratiche proibizioniste? Ecco che l’Istituto Mario Negri fa partire una petizione per vietare il fumo a tutti i cittadini nati dopo il 2010. Non solo in Italia, ma in tutta l’Ue.
Attacco al vino
Lo stesso percorso è ben visibile anche per il proibizionismo dell’alcol, vecchia battaglia dei conservatori americani degli anni Venti. La nuova stretta è in arrivo, è prevedibilissima.
Ha iniziato l’Irlanda, introducendo l’etichettatura “nuoce alla salute” anche sulle bottiglie di vino. Meno chiaro se e come potranno applicarla anche alla birra Guinness, orgoglio nazionale. Nonostante le proteste dei produttori vinicoli, soprattutto italiani, l’Ue ha dato il suo benestare all’etichettatura.
La demonizzazione
A questa seguiranno i divieti? Così è successo per il fumo. Perché parallelamente è iniziata la demonizzazione del bevitore, o anche la sua de-umanizzazione, come dimostra la dichiarazione shock della biologa Antonella Viola, secondo la quale chi beve ha il cervello “più piccolo”.
E in Canada, contemporaneamente, viene pubblicato un rapporto sanitario altrettanto scioccante, nel quale si precisa che la massima quantità di alcolici che non comporta rischi per la salute propria e la sicurezza altrui è di: 2 bicchieri di vino (25 cl) oppure 2 lattine di birra (33 cl) alla settimana. Avete capito bene: non in un giorno, ma in una settimana.
Milano30
Se non si fuma e non si beve, almeno si può guidare sicuri? Sì, ma non oltre i 30 all’ora. Ed è questa la velocità massima, già in prova ad Olbia (Sardegna) che verrà applicata dall’estate prossima anche a Bologna e dall’anno prossimo anche a Milano (un milione e mezzo di abitanti e milioni di pendolari quotidiani) e a Parma.
Ma c’è già chi ritiene che sia un provvedimento troppo blando, per scoraggiare l’uso dell’auto. Perché questo, in fondo, è l’unico obiettivo: per Enrico Fedrighini, della lista del sindaco milanese Sala, “affinché l’odg (l’ordine del giorno che introduce il nuovo limite, ndr) non rimanga aria fritta, occorre agire sulla priorità numero uno. Ridurre il numero di auto circolanti, con misure anche impopolari. Oggi la velocità media è di 15 km/h, non 30: pedoni e ciclisti vengono arrotati in misura crescente. Dobbiamo ridurre il carico di traffico”.
La giunta Sala a Milano non fa mistero di voler ridurre drasticamente le auto in circolazione: passare da 50 a 40 veicoli ogni cento abitanti, entro i prossimi 10 anni.
Dalla riduzione del danno al divieto
Il percorso come si vede è sempre lo stesso: prima si cerca di ridurre il danno collaterale che, con il tuo vizio, potresti infliggere al prossimo. Poi si passa al divieto del vizio. Fumare in uno spazio riservato non basta più: si deve estirpare il fumo in sé. Bere in sicurezza (senza guidare dopo) non basta più: devi smettere e basta.
Guidare rispettando i limiti di velocità non basta più: non devi guidare perché l’auto riassume in sé una serie di vizi, dall’egoismo del mezzo individuale all’inquinamento, per arrivare alle emissioni di Co2. E non basta neanche l’auto elettrica, che sarà l’unica che nell’Ue potrà essere prodotta dopo il 2035. Si punta proprio ad eliminare l’auto.
Questo nuovo proibizionismo è sostenuto soprattutto dai progressisti. Non lo fanno nel nome della morale, ma della “scienza”. O almeno: della loro visione della scienza, vissuta come nuova religione laica e, proprio per questa, chiusa al dibattito con eventuali scienziati dissenzienti.
Ma non mancano i liberali che appoggiano tutte queste misure. Fateci caso. Soprattutto se sono liberali laici, schierati a sinistra, o con il Terzo Polo, avranno maggior facilità ad apprezzare tutte queste misure puramente proibizioniste. E qui il fenomeno è molto più difficile da capire. Perché una persona che dovrebbe difendere, prima di tutto, la libertà individuale, dovrebbe appoggiare leggi proibizioniste?
Lo spirito di questa nuova forma di liberalismo è ben riassunto nel libro di Carlo Calenda “La libertà che non libera. Riscoprire il valore del limite”. Si tratta di una critica frontale, non solo al liberalismo classico, ma allo stesso concetto di libertà individuale che per il leader di Azione non ha alcun valore se non è coniugata con la responsabilità collettiva.
L’esempio che faceva, all’epoca della pubblicazione (2021), era quello della pandemia, dove abbiamo dovuto “responsabilmente” perdere anche la libertà di uscire liberamente di casa. Ma la stessa logica può giustificare qualsiasi divieto.
La teoria della “spinta gentile”
Il grimaldello che però permette di far saltare ogni difesa della libertà individuale è la teoria del nudge, la “spinta gentile”. Secondo questa teoria, molto apprezzata dal presidente Joe Biden, l’individuo è incapace di compiere le scelte migliori per sé. Dunque ha bisogno di un “consiglio” da parte di un’autorità competente per poter scegliere, una spintarella.
Non necessariamente attraverso dei divieti o degli obblighi. Basta semplicemente renderti la vita impossibile se non compi la scelta giusta: “Sentiti libero. Però, se non fai la scelta giusta: non puoi lavorare, non puoi prendere il treno, non puoi entrare in un ristorante, ecc…”.
Il Green Pass è stata una grande scuola di nudging. E purtroppo molti liberali sono convinti che sia questo il modo più responsabile di vivere la libertà.