musk-o-washington:-chi-ha-deciso-lo-stop-di-starlink-ai-droni-ucraini?

Musk o Washington: chi ha deciso lo stop di Starlink ai droni ucraini?

SpaceX, l’azienda di servizi spaziali di proprietà di Elon Musk, ha frenato sul sostegno all’Ucraina per mezzo di satelliti e tecnologie di sostegno e preso provvedimenti per impedire all’esercito di Kiev di utilizzare la sua rete informatica per controllare i droni.

Gwynne Shotwell, direttore generale di SpaceX, ha parlato della necessità di un controllo dell’utilizzo ucraino di tecnologie Starlink dopo che si è diffusa la voce dell’utilizzo da parte dell’esercito di Volodymyr Zelensky ricordando che Starlink non è un’arma di guerra. Ha inoltre ribadito che la banda larga Starlink è stata utilizzata come strumento di sostegno alla resistenza ucraina garantendo la sicurezza delle connessioni, ma non è mai stata interpretata come uno strumento di proiezione.

Come prevedibile, la mossa ha suscitato scalpore in Ucraina. Paese che ha ricevuto Starlink dopo un appello diretto di Mykhailo Fedorov, ministro della trasformazione digitale, a Musk. E i cui vertici ora si sono trovati spiazzati. Lo stratega della presidenza Mykhalio Podolyak ha attaccato Musk dichiarando che le aziende devono scegliere se essere “dalla parte del diritto alla libertà” o “dalla parte della Federazione Russa e del suo ‘diritto’ di uccidere e impadronirsi di territori”. Una scelta netta e chiara. Che però va letta di pari passo con le minacce che un impegno profondo di Starlink e dunque dell’impero di Musk contro la Russia impone.

Come ricordato da Marcello Spagnulo in Capitalismo stellare, la potenza dei nuovi pionieri dello spazio, in larga parte attori privati in dialogo con la sfera della sicurezza nazionale, sta nella capacità di plasmare con le proprie scelte strategiche il mondo di domani. Starlink è depositaria di una proiezione dual use non indifferente delle sue tecnologie e dunque un impegno nella postura offensiva dei droni ucraini porterebbe effettivamente Musk in guerra con la Russia. E sarebbe difficile distinguere tra le capacità di un attore privato e quelle direttamente fornite dalle forze di sicurezza americane.

Si può tanto pensare alla prospettiva di uno stop giunto dallo stesso Musk per battere cassa e negoziare il futuro del sostegno a Kiev con Washington o di un freno imposto dagli apparati federali, veri custodi della grand strategy americana. Nel primo caso avremmo una riedizione di quanto successo a ottobre, quando Musk minacciò lo stop a Starlink se Washington non avesse contribuito a finanziare l’appoggio di internet via satellite a cui Kiev non può più fare a meno.

Ma strategicamente è più realistico pensare a un freno chiamato dall’alto a cui Musk, che rappresenta politicamente apparati vicini al Partito Repubblicano ostili alla guerra totale alla Russia, è stato ben felice di aderire. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha ricordato Piccole Note, è sempre più “commissariato” dai falchi antirussi in casa e dalla benevolenza della Nato fuori. “Il giro di vite americano su Zelensky, come spiega Frank Wright su Lifesite discende anche dalle nuove preoccupazioni americane riguardo la guerra”, nota Davide Malacaria su Piccole Note.

“Ultimo motivo di insofferenza”, procede l’analisi, “la gestione della difesa di Bakmuth, che il Pentagono aveva chiesto di abbandonare perché, circondata, è ormai indifendibile, ma che Zelensky ha voluto difendere a tutti i costi, mandando al macello i soldati ucraini”. Gli Usa preferiscono un approccio più orientato allo smart power, fondato sulla necessità di inchiodare la Russia sul terreno, logorarla, colpirla con l’intelligence e le operazioni ibride ma evitando i rischi di un’escalation troppo repentina. Temuti molto meno, invece, dal Regno Unito di Rishi Sunak che non a caso Zelensky ha visitato proprio nei giorni in cui, dopo la visita di William Burns, la caduta del Ministro della Difesa Olekseiy Reznikov e l’ascesa al suo posto di Kyrylo Budanov, Zelensky viveva una grave crisi di sistema, in larga parte andante di pari passo con il “commissariamento” Usa alla sua conduzione bellica. E dalle mosse di apparati come Starlink si può capire quanto il futuro delle mosse a disposizione delle forze armate di Kiev sia vincolato alle prospettive di Washington e ai dibattiti interni alla leadership Usa sull’intensità da dare alla guerra per procura alla Russia. Combattuta dagli ucraini sul terreno, dall’Occidente nelle retrovie e, incidentalmente, dall’Europa con la sua economia. Tutti intenti a ballare al ritmo di Washington. Concorde nel voler evitare l’escalation incontrollabile.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.

Related Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *