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Marocco e Algeria: la lotta fratricida che può incendiare il Maghreb

Tra le viuzze polverose delle medine delle principali città marocchine, i mercanti locali ripetono un refrain che in queste settimane si riempie ancor più d’amaro: “Les algériens sont tous des mafieux!“. Al di là dell’eterna idiosincrasia tra i fratelli del Maghreb, i sussulti geopolitici più a sud, ora avvelenati anche da recenti beghe calcistiche, rischiano di destabilizzare l’intero nord Africa, lasciato claudicante dopo le primavere arabe.

La miccia calcistica

Ma andiamo con ordine. Nelle ultime settimane, ad accendere la miccia già corta fra i due frenemies era stato il Campionato africano per nazioni (Can o Chan). Al Campionato, previsto in Algeria dal 13 gennaio al 4 febbraio, prendono parte 18 nazionali del continente africano, tre per ogni zona. La parte Ovest dell’Africa è stata però divisa in A e B, vista la mole di rappresentative. Il punto cardine del regolamento è che solamente i giocatori che militano nel proprio campionato d’origine possono essere convocati. Nessun calciatore che milita all’estero può prendere parte alla competizione, anche se sotto contratto con un’altra nazione africana. Fin qui, solo calcio. Se non fosse che l’esclusione di Rabat dal campionato ha acceso nuovamente una guerra intestina.

Nel dicembre scorso, la Federcalcio marocchina aveva sollecitato la Confederazione calcistica africana (Caf) a intercedere con l’Algeria per ottenere l’autorizzazione a volare da Rabat a Costantina, la città algerina assegnata al girone in cui è stato sorteggiato il Marocco. Lo spazio aereo algerino, infatti, è chiuso al Marocco dal settembre 2021 in seguito alla decisione del governo di Abdelmadjid Tebboune di chiudere le relazioni diplomatiche con il Paese di Mohammed VI.

Rabat si è appellata più volte alla clausola del regolamento delle competizioni continentali che vuole il Paese ospitante creare le condizioni per facilitare lo spostamento delle delegazioni delle nazionali: il 12 gennaio scorso, a un giorno dalla cerimonia d’apertura, Rabat con un secondo comunicato esprimeva l’impossibilità di raggiungere direttamente l’Algeria per via aerea perché l’autorizzazione non era arrivata.
Qui però nasce un vero giallo: secondo alcuni giornalisti africani, la rinuncia a partire da parte della nazionale marocchina sarebbe giunta ancora prima di inoltrare eventuale richiesta di sorvolo, quasi a montare il caso ad hoc. Le immagini dei calciatori seduti in sala d’aspetto per svariate ore in attesa dell’autorizzazione da parte dell’Algeria sarebbe stata dunque una scena costruita ad arte.
Da Rabat erano consapevoli che l’autorizzazione non sarebbe mai arrivata, ma hanno deciso di non annunciare ufficialmente il ritiro per scaricare la responsabilità della loro assenza sull’Algeria.
Dall’analisi dei fatti, dunque, sembra evidente come il governo marocchino, nella persona di Fouzi Lekjaa, che è al tempo stesso presidente della Federcalcio e responsabile del budget al ministero dell’Economia, abbia scelto di utilizzare il campionato per esporre negativamente l’Algeria agli occhi del mondo.

L’annosa questione del Sahara occidentale

A fare e disfare, in una tela perenne, le relazioni estere del Marocco, c’è il sempiterno dramma del Sahara occidentale. A dicembre 2020 infatti, il riconoscimento della sovranità marocchina sull’intera area da parte degli Stati Uniti, in cambio dell’avvio del processo di normalizzazione con Israele, aveva spinto Rabat a pretendere dai propri partner europei un simile atteggiamento. Se il 2021 era stato l’anno della crisi, in cui si erano registrate forti frizioni con Spagna e Germania e un gelo a oltranza con la Francia, il 2022 aveva sancito l’inizio di una postura differente. Ma non con Algeri.

La stessa apertura del Campionato di cui sopra aveva sparso sale sulle ferite. In particolare, la cerimonia inaugurale alla quale è stato invitato a parlare Zwelivelile “Mandla” Mandela, nipote dell’ex presidente del Sudafrica, presente per celebrare la prima gara ufficiale nello stadio dedicato a suo nonno; “Mandla” ha incitato alla liberazione del Sahara Occidentale, conteso dal Marocco e dal Fronte Polisario, che ha nell’Algeria il suo alleato principale e nel Sudafrica un sostenitore di vecchia data. «In onore di Nelson Mandela, non dimentichiamo l’ultima colonia africana, il Sahara Occidentale. Lottiamo per liberare il Sahara Occidentale dall’oppressione», ha detto, provocando il boato dei presenti. Inutile dire che Rabat non ha digerito affatto la provocazione, soprattutto in virtù della propria assenza. A seguire, nel corso della gara tra i padroni di casa e la Libia, gran parte dei tifosi algerini hanno rivolto dei cori razzisti nei confronti dei marocchini. “Dategli delle banane, il marocchino è un animale”, si poteva ascoltare dagli spalti. Come se la “Guerra delle sabbie” non fosse mai finita.

L’equilibrio precario di Algeri, le ambizioni di Rabat

Sebbene i critici si dividano sulla possibilità che i due Paesi entrino nuovamente in conflitto come decenni fa, a preoccupare è lo stato di salute dell’Algeria. E la sua vicinanza, in quanto miccia, ad un pagliaio come quello marocchino che strizza l’occhio alla stabilità e che cerca rifugio e sicurezza nell’ombrello occidentale. Alcune settimane fa, l’ex ambasciatore francese in Algeria Xavier Driencourt aveva pubblicato un interessante editoriale sul quotidiano francese Le Figaro in cui criticava il governo del presidente algerino e metteva in guardia contro il “collasso” del Paese. Nell’articolo, intitolato “L’Algeria crolla: trascinerà la Francia con sé?”, Driencourt critica la percezione che l’Algeria fosse diventata un Paese “progressista, stabile e democratico” dopo le proteste del 2020 che hanno portato alla caduta del regime di Bouteflika . “Ma tutti gli osservatori obiettivi sostengono che dal 2020, dopo forse qualche settimana di speranza, il regime ha mostrato il suo vero volto: quello di un brutale sistema militare (formato, come spesso dimentichiamo, sui metodi dell’ex Unione Sovietica) in agguato all’ombra di un autorità civile…”, ha dichiarato il diplomatico.

Il 30 luglio 2022, durante un discorso in occasione del 22° anniversario della sua ascesa al trono, Mohammed VI ha chiesto il rinnovo delle normali relazioni con l’Algeria. Il 27 settembre 2022, il ministro della Giustizia algerino Abderrachid Tabi ha incontrato il ministro degli Esteri marocchino Nasser Bourita a Rabat per consegnare l’invito di Abdelmadjid Tebboune al vertice della Lega araba ad Algeri per il 1° novembre 2022 per Mohammed VI. È stata la prima visita ufficiale dopo la rottura delle relazioni diplomatiche. Tutto ciò faceva presagire un 2023 differente.

Oltre alla questione del Sahara occidentale, le tensioni fra Rabat e Algeri erano state motivate dal processo di normalizzazione fra Marocco e Israele alla fine del 2020. Quest’ultimo si è progressivamente trasformato in una partnership strategica più ampia nel campo militare e della sicurezza. Negli ultimi due anni i due Paesi hanno firmato oltre trenta fra accordi e memorandum. Insieme a Stati Uniti, Bahrein, Egitto ed Emirati Arabi Uniti, Israele e Marocco hanno dato vita al Forum del Negev, la cui prossima riunione si terrà a Dakhla, nel primo trimestre 2023. Questa nuova piattaforma di cooperazione fornisce un’ulteriore dimostrazione del crescente ruolo del Marocco, unico Paese “salvo” dagli inverni arabi, nella ridefinizione degli equilibri geopolitici regionali.

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