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Lotte intestine al Cremlino? Giallo sulle parole di Zakharova

Maria Zakharova, potente e influente portavoce del Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, ha parlato di un conflitto tra poteri al Cremlino nel cerchio magico di Vladimir Putin? Secondo il think tank americano Institute for the Studies of War (Isw) sì. L’Isw ha ripreso diversi rumors circolanti nel sottobosco mediatico russo e su canali Telegram in cui iniziano a serpeggiare malumori per la condotta russa della guerra in Ucraina riprendendo i contenuti di un presunto convegno dell’11 marzo, tenutosi proprio al Cremlino, dal titolo “Aspetti pratici e tecnologici dell’informazione e della guerra cognitiva nelle realtà moderne”.

Il potere in Russia non è un monolite e questo varrebbe anche per il controllo delle informazioni sul conflitto: l’idea di èlite in lotta lascia pensare che il Cremlino non abbia più fino in fondo il totale controllo del Paese. La portavoce di Lavrov avrebbe sostenuto che “il Cremlino non può replicare l’approccio stalinista di stabilire un equivalente moderno dell’Ufficio informazioni sovietico per controllare centralmente lo spazio informativo interno della Russia a causa della lotta tra non meglio specificate élite” in Russia.

Una sortita che appare come decisamente franca e diretta. E che non poteva durare come dichiarazione ufficiale. A pochi minuti dal lancio dell’Isw, infatti, la stessa Zakharova ha bollato come “fake news” queste dichiarazioni sul suo canale Telegram. Ma il senso delle parole rimane. Che a pronunciarle sia stata la 47enne funzionaria ed ex giornalista o meno, il concetto è chiaro: c’è un clima di turbolenza in Russia che viene raccolto da fonti nel web e nel sottobosco politico, diplomatico e militare che si sfoga sui blog e sui canali Telegram. Legato principalmente all’incertezza sulla narrazione della guerra.

Il peso di Kadyrov e Prighozin

Neanche con la guerra in Ucraina Putin è riuscito ad arrivare a una centralizzazione “staliniana” della comunicazione sulla guerra. La presenza dei “Dioscuri” Kadyrov e Prighozin, falchi bellicisti a capo delle milizie cecene e della Wagner, ha aperto un tema chiave di autonomia di settori delle forze schierate dalla narrazione del Cremlino sulla guerra. Ceceni e mercenari martellano contro Kiev e al contempo polemizzano col Cremlino, chiedono obiettivi precisi, denunciano eventuali climi disfattisti interni, alimentano una tensione continua.

Enti come il ministero degli Esteri di Lavrov e Zakharova sono stati messi in secondo piano per mesi, appiattiti sul bellicismo a oltranza, e ora che il Cremlino inizia a digerire sempre meno i falchi provano a riguadagnare spazi. Secondo l’Isw qualora la portavoce avesse davvero pronunciato queste frasi “potrebbe aver discusso direttamente questi problemi per la prima volta per temperare le aspettative dei militanti nazionalisti russi riguardo alle attuali capacità del Cremlino di essere coerenti attorno a una narrativa unificata – o forse anche a una politica unificata”. Inservibile la giustificazione della “denazificazione”, caduta la speranza di una completa vittoria militare, avviata la guerra di logoramento la Russia deve cercare una strategia che implichi la ricerca di una fine per il conflitto oltre la guerra a oltranza.

La lotta d’èlite segnalata da Zakharova, o chi per lei, è quella in cui possono essere invischiati Kadyrov e Prighozin se continueranno con il loro oltranzismo guerrafondaio contro frange del Cremlino più pragmatiche? O è una partita che tocca direttamente anche l’autorità di Putin? Il periodo dei torbidi non sembra finire in Russia. Paese in cui da un anno a questa parte il potere logora chi ce l’ha e chi lo desidera in forme crescenti. Risultando addirittura fatale per chi l’ha esercitato, come dimostra la catena di morti sospette tra oligarchi e big dell’apparato. Ammettere un conflitto tra élite è pacifico. Più difficile capire chi siano i volti chiave di una lotta che sembra svolgersi a ogni livello della catena decisionale.

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