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L'eminenza grigia di Xi Jinping e le due nuove “catene di comando” cinesi

Nel suo ultimo viaggio in Russia, Xi Jinping è sceso dal Boeing 747-89L dell’Air China seguito, poco dopo, da una figura inaspettata. I più attenti non hanno faticato a riconoscere il profilo di Cai Qi, uno dei sette membri del Comitato permanente del Politburo, il massimo organo decisionale del Partito Comunista Cinese (Pcc).

Proprio in quei giorni, i media cinesi scrivevano che Cai, sulla carta la quinta figura più importante nella gerarchia del Pcc, era stato nominato a capo dell’ufficio generale del Comitato centrale del Partito, una posizione chiave che si occupa di questioni amministrative e logistiche particolarmente rilevanti. Cai era di fatto appena diventato il nuovo capo dello staff del presidente Xi, risultando il funzionario più anziano ad essere stato selezionato per ricoprire questo delicatissimo ruolo in oltre 40 anni. La sua nomina è stata confermata lo scorso 20 marzo, lo stesso giorno che ha inaugurato la trasferta di Xi a Mosca.

Il capo dello staff di Xi controlla l’agenda del presidente, i suoi incontri e gli orari. Non ci sarebbe niente di strano, se non che Cai Qi è una figura rilevante all’interno del PCC. O meglio: il signor Cai è succeduto a Ding Xuexiang, diventando il primo direttore dell’ufficio generale del Partito – un ruolo che funge de facto da capo dello staff di Xi – contemporaneamente anche membro del Comitato permanente del Politburo, dai tempi di Wang Dongxing, capo della sicurezza di Mao Zedong, alla fine degli anni ’70.

È dunque possibile fare un doppio parallelismo tra la posizione di Cai e quella ricoperta dal richiamato Wang Dongxing, a capo dello staff di Mao, dal 1965, per più di un decennio, e, di conseguenza, tra Xi e il Grande Timoniere.



Il ruolo di Cai Qi

Ebbene, la scelta di puntare su Cai come capo dello staff di Xi cambia notevolmente la natura dell’incarico, lasciando presupporre – ha sottolineato il South China Morning Post – che l’alto funzionario possa svolgere un ruolo simile a quello del capo segretario di gabinetto del Giappone, che controlla ministeri e agenzie del governo dall’ufficio del primo ministro.

Un primo assaggio dell’importanza della sua posizione è andato in scena a Mosca, quando Cai Qi si è seduto accanto a Xi Jinping durante l’incontro con Vladimir Putin. In passato, nei vertici tra Cina e Stati Uniti e in altri incontri di alto livello, Xi era affiancato dal capo dell’ideologia Wang Huning, quando quest’ultimo era un membro del Politburo che supervisionava le questioni legate al tema della sicurezza.

Certo è che la posizione di capo dello staff richiede assoluta lealtà al presidente. L’ufficio presieduto da Cai è infatti responsabile dell’organizzazione delle riunioni, della condivisione, della registrazione e dell’archiviazione dei documenti chiave, ed ha accesso a informazioni sensibili e riservate. Altro aspetto da ricordare, e che approfondiremo, l’ufficio è anche responsabile delle guardie del corpo e dei medici del leader supremo.

In ogni caso Cai, 67 anni, ha visto la sua carriera progredire rapidamente nell’arco di pochi anni. Protetto di lunga data di Xi, ha trascorso un decennio al suo fianco quando l’attuale leader cinese ha guidato, in veste di governatore, la provincia del Fujian e dello Zhejiang. È stato quindi trasferito a Pechino per diventare vicedirettore dell’Ufficio della Commissione per la sicurezza nazionale, con la citata Commissione, parte del Comitato centrale del Partito – istituita nel 2013 con Xi a capo – nonché elemento centrale della politica di sicurezza nazionale dell’amministrazione Xi.

In seguito, Cai è stato scelto come segretario del Partito di Pechino, il posto più importante della capitale cinese, normalmente riservato a un membro del Politburo. All’epoca Cai non era nemmeno un membro supplente del Comitato Centrale. Da qui è arrivato l’ultimo salto, con l’ingresso, lo scorso ottobre, nel Comitato permanente del Politburo.

Cai Qi durante la cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici invernali di Pechino del 2022. Foto: Epa/Roman Pilipey.

Il tema della sicurezza

Abbiamo spiegato chi è Cai Qi e raccontato la sua storia. Ma tutto questo avrebbe poco senso senza accendere i riflettori sul tema della sicurezza collegato a doppia mandata alla carica ricoperta da questo misconosciuto funzionario cinese.

Tra le altre mansioni, Cai guiderà un team di assistenti fidati che sovrintenderanno alle questioni relative alla sicurezza. Si occuperà, inoltre, di fornire supporto logistico ai massimi organi della leadership del Partito e di supervisionare congiuntamente il Central Guard Bureau, l’unità responsabile della sicurezza dei massimi leader, insieme al Joint Staff Department della Central Military Commission.

Cai lavorerà a stretto contatto con Xi ed è probabile che lo accompagnerà nella maggior parte dei prossimi viaggi nazionali e internazionali. A proposito della sicurezza, nel discorso che ha aperto il XX Congresso, Xi Jinping ha usato per lo più i seguenti termini: “persone”, “sviluppo”, “lotta” e, appunto, “sicurezza”, che in Cina comprende sia la sicurezza esterna che quella interna.

Non solo: il concetto abbraccia pure la “sicurezza politica“, che a sua volta include la sicurezza pubblica e la sicurezza dello stato. Detto altrimenti, tra i compiti significa reprimere le spie che potrebbero rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale cinese.

Le due catene di comando

Incrociando la nomina di Cai Qi e l’importanza attribuita da Xi Jinping alla sicurezza, si evince come la Cina intenda, in questa fase storica, attribuire la massima importanza al tema securitario. Come ha fatto notare l’Asian Nikkei Review, i posti chiave relativi alla sicurezza cinese, inclusa la Commissione centrale per gli affari politici e legali del Partito, sono adesso ricoperti da stretti collaboratori di Xi, per lo più figure che hanno lavorato al suo fianco nello Zhejiang e nel Fujian, e che rientrano nelle cerchie denominate rispettivamente “la fazione dello Zhejiang” e “la fazione del Fujian”.

La Commissione centrale per gli affari politici e legali, che sovrintende alle divisioni di polizia, giudiziaria e di intelligence, è attualmente guidata da Chen Wenqing, in passato un alto funzionario nel Fujian. Wang Xiaohong ricopre contemporaneamente il ruolo di consigliere di stato, carica di vicepremier e ministro della Pubblica Sicurezza (carica che sovrintende alle organizzazioni di polizia); anche lui fa parte della fazione del Fujian. Chen Yixin, appartenente alla fazione dello Zhejiang, è invece ministro della Sicurezza dello Stato. He Weidong, in precedenza capo di stato maggiore del 31esimo gruppo dell’esercito, un’unità con sede nella città di Xiamen, nella provincia del Fujian, è stato promosso a vicepresidente della Commissione militare centrale. Infine Song Tao, l’ex capo del dipartimento di collegamento internazionale del Partito, che si occupava della diplomazia tra partiti con la Corea del Nord, è ora direttore dell’ufficio per gli affari di Taiwan del Consiglio di Stato.

In Cina si stanno dunque consolidando due catene di comando parallele: una relativa alla sicurezza nazionale, l’altra all’economia. Al vertice di entrambe troviamo Xi. Ogni ordine inerente alla prima catena, e quindi a quella della sicurezza, partirà dal leader cinese e verrà filtrato ai fidatissimi collaboratori proprio da Cai Qi, mentre tutto ciò che competerà l’economia passerà invece dal nuovo premier Li Qiang. Il problema più grande è che, con questo sistema, qualsiasi ordine proveniente dall’alto – anche ordini impossibili o impraticabili – non troveranno subordinati sufficientemente potenti da respingerlo.  

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