L’escursione sul continente nordamericano di un pallone aerostatico “spia” cinese ha generato facili ironie, ma soprattutto una ridda di considerazioni errate sulla reale efficacia dei sistemi “più leggeri dell’aria” come palloni o dirigibili, e quindi sugli effettivi scopi di un’azione simile da parte della Cina.
L’obiezione più comune è quella che sostiene l’inutilità di tali sistemi per raccogliere dati, in quanto esistono i satelliti spia che possono comodamente osservare la superficie terrestre dallo spazio senza venire intercettati o scoperti.
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Una questione di… flessibilità!
In realtà i satelliti hanno alcune limitazioni per quanto riguarda l’attività di spionaggio/ricognizione: tutti gli assetti spaziali di questo tipo sono posizionati in orbite basse (Leo – Low Earth Orbit) ed effettuano dei passaggi a intervalli regolari, ovvero un satellite da osservazione attraversa “il cielo” di una porzione della superficie terrestre a intervalli prefissati; inoltre i satelliti spia, e in generale tutti i satelliti, sono assetti ad alto costo, quindi non spendibili.
Se bastassero i satelliti per fornire dati di intelligence, non ci sarebbe più bisogno di velivoli da ricognizione/spionaggio come gli Rc-135 e U-2 statunitensi o altre piattaforme Isr (Intelligence, Surveillance, Reconnaissance) rappresentate anche da Uav (Unmanned Air Vehicle). Eppure ancora oggi l’attività ISR è affidata a diverse classi di velivoli ad ala fissa presenti in tutte le principali forze aeree del mondo.
Questo perché un aereo da ricognizione è più flessibile rispetto a un satellite: oltre a poter operare “a chiamata”, garantisce una permanenza in zona operativa più continua rispetto a un assetto spaziale potendo volare per alcune ore nella stessa area – se rifornibile in volo anche molte – il limite è dato dalla resistenza dell’equipaggio.
Pertanto un assetto “più leggero dell’aria” come un pallone aerostatico o un dirigibile da alta e altissima quota si colloca in una posizione intermedia tra i satelliti e i velivoli da ricognizione: sebbene sia facilmente individuabile (ma un pallone potrebbe anche sfuggire), la sua persistenza in “zona attiva” è temporalmente più lunga rispetto a quella di un aereo e costringe l’avversario a prendere misure di sicurezza che possono anche diventare inabilitanti in caso di mobilitazione in fieri oppure a scoprire i suoi piani.
Non è da sottovalutare nemmeno la questione dei costi di produzione/esercizio: un pallone aerostatico “spia” ha un costo nettamente inferiore rispetto a quello di un satellite o di un velivolo spia, e nei riguardi di quest’ultimo esclude anche la presenza del prezioso equipaggio, che potrebbe andare perso in caso di reazione avversaria violenta o influire sulla durata del volo per via della necessità di riposo.
Vero è che i palloni aerostatici sono soggetti al “capriccio dei venti”, quindi risultano meno flessibili di un velivolo, ma è comunque possibile dotarli di un piccolo sistema di propulsione/navigazione automatico gestito da intelligenza artificiale che lavori in base alla rotta preimpostata.
Il pallone spia cinese
Ancora non sappiamo se questo tipo di soluzione sia stata adottata sul pallone cinese recentemente assurto alla ribalta delle cronache, ma il suo recupero potrebbe chiarire anche questo aspetto, ovviamente se le autorità militari statunitensi decideranno di rivelarne le caratteristiche.
Proprio il suo abbattimento, ad opera di un F-22 che ha usato un missile aria-aria Aim-9X, ci permette di chiarire alcuni aspetti di questa vicenda.
Quello che ha attraversato gli Stati Uniti da costa a costa, volando nel cielo del Montana dove è presente la base Usaf di Malmstrom deputata al lancio di missili balistici intercontinentali, non è il primo pallone di questo tipo: le autorità Usa hanno infatti affermato che negli anni precedenti altri assetti simili sono stati individuati sulle isole Hawaii, e ancora sul Texas e sulla Florida.
Inoltre, la decisione di abbatterlo (che è un atto ostile) è stata presa solo in un secondo momento, ovvero quando il pallone era in volo sopra l’Oceano Atlantico, per poterlo recuperare rapidamente: immaginiamo la difficoltà logistica di recuperare una struttura, comunque relativamente piccola, in un territorio boscoso oppure il rischio che possa finire in una zona abitata. Invece essendo caduto in mare, le unità navali della marina Usa hanno potuto seguirne la caduta e raggiungere rapidamente il punto in cui ha toccato la superficie marina.
Senza aspettare l’analisi della struttura, che dubitiamo sarà divulgata nella sua interezza, a farci pensare che possa ragionevolmente essere un pallone aerostatico per lo spionaggio è la grandezza dei pannelli fotovoltaici di cui era dotato: così tanta energia a disposizione fa pensare alla presenza di sensori passivi, fotocamere e a un sistema di trasmissione dei dati a grande distanza nonché a qualche forma di controllo di rotta. Se fosse stato un classico pallone sonda per ricerca meteorologica non avrebbe avuto bisogno di un sistema di alimentazione così importante.
Inoltre il fatto che non sia il primo scoperto sul territorio statunitense, come emerso nelle ultime ore, fa pensare a un uso continuativo di questa soluzione, proprio per via della spendibilità del sistema.
Del resto la Cina non ha basi nei pressi del continente americano, e non può effettuare la raccolta di segnali (Sigint – Signal Intelligence) usando velivoli come fanno gli Stati Uniti. Il pallone, poi, può essere anche idoneo per sondare la portata e la copertura dei radar da scoperta a lungo raggio e preallarme statunitensi in quanto vola a quote stratosferiche a limiti dell’atmosfera, le stesse che potrebbero essere sfruttate da sistemi ipersonici plananti (Hgv – Hypersonic Glide Vehicle).
La seconda vita del “più leggero dell’aria”
In generale la tecnologia del “più leggero dell’aria” non è stata accantonata dai progettisti: tutti abbiamo presente i dirigibili che venivano usati nei primi anni del ‘900 per il trasporto di persone o per scopi bellici (i tedeschi li usavano durante il Primo Conflitto Mondiale per il bombardamento), e c’è l’erronea convinzione che si tratti di uno strumento obsoleto.
L’Us Navy, ad esempio, utilizzò dirigibili e palloni senza intelaiatura rigida sino al 1962 e negli ultimi decenni l’idea di impiegare questi strumenti è tornata di moda grazie all’utilizzo di nuovi materiali e tecnologie per potersi dotare di un assetto Isr/radar a basso costo e più flessibile rispetto a velivoli, satelliti o stazioni terrestri.
Darpa, la Defense Advanced Research Projects Agency, nel 2006 ha richiesto lo sviluppo di un’antenna radar della lunghezza di un campo di calcio ultraleggera alla Raytheon Company.
L’antenna dell’array a scansione elettronica attiva (Aesa) verrebbe sistemata sullo scafo di un dirigibile senza equipaggio lungo da 150 a 300 metri che potrebbe volare per lunghi periodi sopra la corrente a getto ad altitudini comprese tra i 19 mila e 21 mila metri.
Lockheed Martin nel 2018 ha annunciato l’integrazione del sistema Sar (Synthetic Aperture Radar) nel dirigibile di sorveglianza senza pilota 74K Aerostat che include anche altri sensori di Telephonics, Leonardo e Northrop Grumman e telecamere a infrarossi.
Il dirigibile floscio (altrimenti detto blimp) Aerostat 74K è stato utilizzato in Afghanistan e può restare in volo per 30 giorni trasportando fino a 500 chilogrammi di carico utile arrivando a un’altitudine di 1400 metri.
La moderna tecnologia costruttiva è in grado di offrire soluzioni “ibride” tra il dirigibile e il velivolo che permettono di avere un carico molto grande: il dirigibile ibrido è tecnicamente più pesante dell’aria e combina la spinta di Archimede data dal gas elio con la portanza aerodinamica derivata dalla forma del corpo dell’involucro.
Questa soluzione è forse quella più interessante ed infatti gli Stati Uniti stanno sviluppandola per sistemi di sorveglianza radar e Isr: Lockheed-Martin ha in sviluppo l’High Altitude Long Endurance Demonstrator (Hale-D) come dimostratore di fattibilità delle tecnologie HAA.
Questo è un dirigibile automatico (senza equipaggio) spinto da due motori elettrici e ha convalidato diverse tecnologie chiave tra cui un sistema di energia rigenerativa basato su celle fotovoltaiche, nonché materiali avanzati per lo scafo e un esclusivo sistema di assetto.
Esistono tanti altri sistemi, sia a struttura rigida sia a involucro floscio, già impiegati per uso militare e altri ancora in fase avanzata di sviluppo.
E in Italia?
Anche in Italia si sta guardando verso questa direzione: nel Dpp (Documento Programmatico Pluriennale) Difesa 2022-2024 si legge che sono stati stanziati i primi finanziamenti (20 milioni di euro) per la ricerca e sviluppo di “piattaforme stratosferiche”.
Si tratta del programma Haps (High Altitude Platform System) finalizzato al potenziamento della capacità Isr dell’Aeronautica Militare Italiana e della Difesa attraverso la creazione di una piattaforma ibrida capace di elevata persistenza e ampia copertura d’area in grado di effettuare missioni Ew, Sigint, Elint (Electronic Intelligence) e per l’implementazione della capacità di navigazione, comunicazione e osservazione meteo.
Tornando al pallone aerostatico cinese, l’idea di usare un sistema simile per raggiungere il continente americano partendo dall’Asia sfruttando le potenti correnti a getto stratosferiche non è né nuova né originale: i primi a studiarla e metterla in pratica sono stati i giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale. Come vi avevamo raccontato dalle colonne de Il Giornale, coi palloni incendiari Fu-Go il Giappone ha cercato, senza successo grazie a una massiccia campagna di disinformazione Usa, di portare la distruzione negli Stati Uniti continentali.
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