Roma, 20 mar – Gli ultimi giorni di “attivismo” degli anarchici sono stati abbastanza preoccupanti. Dalle manifestazioni milanesi alla rivendicazione di quelli che possono essere definiti ormai almeno in parte degli attentati, l’escalation di violenza del movimento comincia ad essere quanto meno più enfatizzabile rispetto a qualche mese fa.

Una due giorni “infiammata”. Venerdì a Roma un incendio a 22 scuolabus in zona Ostiense. Sabato si passa a Milano, dove c’è stata la manifestazione in ricordo di Davide Cesare detto “Dax”, morto nel 2003. Anche lì anarchici non si sono fatti certamente pregare per farsi notare: e allora via di muri imbrattati (ma è il meno) per poi passare ai danni alle automobili, ai palazzi e alle vetrine. Ancora si torna nella capitale e si tornano ad usare le maniere forti o quanto meno “calde”: rogo appiccato a 16 auto di servizio delle Poste italiane, in zona via Palmiro Togliatti. Nel nome di Cospito, di “Dax”, la costante è sempre la stessa. Gli anarchici alzano il tiro o quanto meno lo tengono su livelli da non sottovalutare.

La questione non si sgonfia, almeno per ora

L’obiettivo degli anarchici è destabilizzare, sempre, come noi stesso ricordammo quando la tensione con il governo cominciò a farsi notare. Tutto ciò nel quadro di un rischio concreto di attentati che è sempre stato presente. Dal governo si ostenta forza ma la sensazione è che non si abbia ben chiaro come affrontare la situazione. Il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri ieri sera aveva così commentato: “Gli anarchici vanno stroncati. È una vergogna assistere agli attentati che distruggono mezzi delle Poste o di altri settori di pubblica utilità. Sono gli amici di Cospito, sono quelli che vengono vezzeggiati e protetti da tanti opinionisti delle cause sbagliate. Bisogna individuare, senza esitazione, queste persone e mandarli dietro le sbarre. Altro che dibattiti sulla cancellazione del 41 bis. A”, mentre Tommaso Foti lancia un classico appello all’unità delle forze politiche che “devono unirsi” per affrontare il problema. Nell’ombra, intanto, c’è sempre Alfredo Cospito. Che prosegue in uno sciopero della fame – almeno stando a quanto emerge fino ad oggi – piuttosto preoccupante. La questione a quel punto diventa immaginare cosa potrebbe succedere se la situazione si evolvesse in modo drammatico.

Alberto Celletti

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