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Il ruolo delle immagini satellitari Usa nella guerra di propaganda

L’ombra di possibili fosse comuni a Mariupol, in Ucraina. La presunta vendita alla Siria del grano rubato dalla Russia a Kiev. Adesso anche le evidenze, in Cina, di lunghe file di persone fuori dai crematori in attesa di entrare con i loro cari uccisi dal Covid. Le immagini satellitari di Maxar Technologies, fornite negli ultimi mesi ai media statunitensi, e impiegate dagli Stati Uniti per fare pressione sui loro nemici, stanno diventando sempre di più un fattore chiave nella guerra di propaganda in corso tra il blocco occidentale e la partnership sino-russa.

Lo abbiamo visto in Ucraina, quando le foto diffuse dalla società di immagini satellitari statunitense hanno alimentato un dibattito attorno ad alcune malefatte compiute dall’esercito russo che, almeno fino a questo momento, restano avvolte nell’incertezza. E adesso pure in Cina con la questione coronavirus.

Il pubblico dei non addetti ai lavori ha sentito parlare per la prima volta di Maxar Technologies nell’aprile 2022, e cioè due mesi dopo l’inizio della guerra in Ucraina. In quelle settimane convulse e cariche di tensioni i riflettori erano puntati sul massacro di Bucha. Le immagini satellitari provenienti dalla città portuale di Mariupol mostravano tuttavia quello che sembrava essere un sito di fosse comuni, stando alle accuse di Kiev ampliato dalle forze del Cremlino per contenere oltre 200 nuovi corpi a conferma di un ulteriore carneficina.

Le immagini di Maxar Technologies nella guerra in Ucraina

Le foto di Maxar Technologies mostravano centinaia di tombe realizzate in un sito posizionato all’estremità nord-occidentale di Manhush, una città a circa 19 chilometri a ovest di Mariupol. Ricordiamo che in quel periodo i russi stavano assediando Mariupol e che, secondo alcune stime, circa 100mila persone erano rimaste intrappolate nella città portuale, costantemente bombardata da quando è stata circondata da Mosca il primo marzo.

Le cifre erano (e sono) ballerine, eppure i funzionari ucraini spiegavano che più di 20mila persone erano morte durante l’assalto. Al contrario, la Russia aveva più volte incolpato Kiev di usare i civili come scudi e ribadito di non aver commesso alcun massacro. Petro Andriushchenko, consigliere del sindaco di Mariupol, scriveva su Telegram che i camion russi avrebbero raccolto i corpi dalla città portuale prima di scaricarli a Manhush.

Ebbene, Maxar Technologies faceva sapere di aver revisionato le immagini satellitari da metà marzo a metà aprile, notando che l’espansione della fossa comune nei pressi di Mariupol sarebbe iniziata nel periodo compreso tra il 23 e il 26 marzo e proseguita fino ad aprile. Secondo l’analisi di Maxar, ci sarebbero state più di 200 tombe appena scavate in un sito all’estremità nord-occidentale di Manhush dove i soldati russi avrebbero portato i corpi delle persone uccise a Mariupol.

Dal grano ucraino al Covid in Cina

Per quanto riguarda le fosse di Manhush, la Cnn ha ribadito che era impossibile verificare con certezza quanto accaduto, anche se i giornalisti di Mariupol hanno effettivamente documentato la frettolosa sepoltura di civili nella città assediata. In ogni caso, l’immagine della Russia ha subito un colpo enorme.

Così come avvenuto nel caso di un’altra accusa rivolta contro la Russia e portata alla ribalta sempre dalle immagini di Maxar Technologies. Tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, Mosca è stata accusata da Kiev di trafugare il grano dai territori ucraini per poi rivenderla a terzi, ingrassando così le proprie casse nazionali. Il Cremlino, come avrebbero dimostrato le prove fornite dalla solita Maxar Technologies e rilanciate dalla Cnn, avrebbe venduto il tutto alla Siria.

L’episodio più recente chiama però in causa la Cina. Sappiamo che oltre la Muraglia i contagi da Covid sono schizzati alle stelle dopo l’allentamento delle restrizioni sanitarie decise da Pechino. Il governo cinese sostiene che la situazione epidemiologica sia sotto controllo, mentre diversi Paesi dubitano che sia effettivamente così.

I dubbi sono tanti ma, anche in questo caso, un media statunitense ha impiegato le immagini satellitari ricevute da Maxar Technologies per ribadire la tesi di una Cina travolta dal virus. Il Washington Post ha pubblicato foto relative a sei metropoli – tra le quali Pechino, Nanchino e Chengdu – catturate all’inizio e alla fine di dicembre.

Nell’immagine ripresa il 24 dicembre, ad esempio, in uno dei crematori della capitale è comparso un nuovo parcheggio per far fronte all’afflusso di clienti. Secondo la ricostruzione del WP, il parcheggio nel crematorio di Tongzhou, alla periferia di Pechino, sarebbe stato realizzato attorno al 22 dicembre. Due giorni dopo, il giorno in cui è stata ripresa l’immagine dal satellite, c’erano oltre 100 auto parcheggiate con la polizia a regolare il traffico.

Il quotidiano americano sostiene inoltre che, stando ad un rapporto del giornale governativo Youth Daily, poi cancellato, nella struttura si cremavano 150 cadaveri al giorno. Le incertezze restano ma la guerra di propaganda incrociata, tanto nel caso della guerra in Ucraina quanto per la questione Covid Cina, si fa sentire. Anche grazie alle immagini satellitari di Maxar Technologies.

More images coming out of #China showing the state of affairs regarding #Covid related funerals, vehicles can be seen gathering outside crematoriums, at some places new parking lots are made as media reports suggest the system is overwhelmed given the recent outbreak pic.twitter.com/haUniCKQC8

— Damien Symon (@detresfa_) January 10, 2023

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