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Il piano di Xi Jinping per portare la Cina al centro della scena mondiale

La pandemia di Covid-19 è solo un lontano ricordo, così come le videochiamate con gli altri leader mondiali. Xi Jinping, durante l’era Covid isolato solo fisicamente ma non di fatto, ha recuperato il tempo perduto dando il via ad un’offensiva diplomatica cinese senza precedenti.

Un’offensiva che ricorda, a grandi linee, i febbrili anni del lancio della Belt and Road Initiative, quando, dal 2013 in poi, il presidente cinese era solito effettuare viaggi nei cinque continenti per stringere accordi, legami, intese commerciali capaci di favorire il ritorno della Cina al centro del mondo.

Adesso non c’è più da sponsorizzare la Nuova Via della Seta, che pure resta un progetto ancora vivo e vegeto, seppur riadattato al contesto presente, quanto la riorganizzazione di un ordine internazionale che, dal punto di vista di Pechino, ha perso la bussola e agevolerebbe le grandi potenze e i partner degli Stati Uniti a svantaggio dei Paesi in via di sviluppo e del Sud del mondo.

Lo scoppio della guerra in Ucraina, tra l’altro avvenuto subito dopo il consolidamento di una partnership senza limiti tra Xi e Vladimir Putin, è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Da quando ha archiviato la Zero Covid Policy, la Cina è così tornata in campo. E lo ha fatto in grande stile, lanciando un messaggio al mondo intero e uno agli Stati Uniti: il Dragone è tornato ed è pronto a mettere “a disposizione la sua saggezza” per risolvere le tensioni internazionali.



La diplomazia di Xi

Senza più le infezioni quotidiane da monitorare, Xi ha sciolto i nodi politici interni assicurandosi un doppio inedito terzo mandato sia nei panni di segretario del Partito Comunista Cinese che di presidente della Cina. Con una dose di potere senza precedenti nella storia della Cina comunista – un potere da far impallidire Mao Zedong, visto che all’epoca la Cina era un Paese del terzo mondo o quasi, e non un colosso come lo è oggi – il presidentissimo ha dichiarato che “dopo un secolo di lotte, la nostra umiliazione nazionale è stata cancellata” e che “il grande risveglio della nazione cinese è su un percorso irreversibile”.

Se la Cina occuperà una posizione centrale nello scacchiere geopolitico mondiale il merito ricadrà su Xi, sempre più desideroso di ricoprire un altro ruolo: non solo capo della Cina e del Partito che governa la Cina, ma anche statista globale. E così, dopo tre anni in trincea oltre la Muraglia, i diplomatici cinesi e Xi hanno iniziato a riattraversare i confini per partecipare ancora una volta ai vertici internazionali.

L’ultimo successo cinese? L’accordo tra Iran e Arabia Saudita. In una dichiarazione congiunta, i governi saudita e iraniano hanno ringraziato la Cina per aver sponsorizzato e ospitato i colloqui. In tutto questo i diplomatici cinesi lavorano nel circuito del Medio Oriente da diverse settimane e Xi dovrebbe visitare presto l’Iran.

Al centro della scacchiera

Da grandi poteri derivano grandi responsabilità. La Cina ritiene di avere i primi, i grandi poteri, e quindi sa bene che ne derivano svariate accortezze. La prima e più importante: spingere per la creazione di una fantomatica coesistenza pacifica, agevolando colloqui diplomatici sul modello dell’intesa tra Riad e Teheran.

Wang Yiwei, direttore dell’Istituto per gli affari internazionali della Renmin University of China, ha spiegato al Guardian che l’accordo tra questi due Paesi “dimostra che la medicina cinese può risolvere problemi che la medicina occidentale non può risolvere”.

All’orizzonte si intravede inoltre un possibile viaggio di Xi in Russia per incontrare Putin e una telefonata tra il presidente cinese e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky. Come se non bastasse, Xi Jinping attenderebbe a Pechino le visite di numerosi leader europei, compresi Emmanuel Macron e Giorgia Meloni.

Nel frattempo, al netto di ogni nuovo amico conquistato e per ogni intesa diplomatica perseguita, la Cina non ha alcuna intenzione di farsi cogliere impreparata da un possibile terremoto. È per questo che Xi ha recentemente sottolineato l’importanza dell’autosufficienza nella scienza e nella tecnologia: per continuare a crescere anche nel caso in cui gli Stati Uniti e alcuni dei partner occidentali di Washington dovessero interrompere le relazioni con Pechino. Che, intanto, si sta preparando a guidare una nuova cordata di Paesi sedotti e poi abbandonati dall’Occidente.

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