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Il diritto all’eleganza e quel femminismo funzionale al maschilismo – Maria Alessandra Varone

Sono anni che viene propinata una narrazione secondo la quale la sciatteria e la volgarità sono sinonimo di trasgressione e ribellione, ma con Sanremo 2023 abbiamo raggiunto le vette più alte.

Il corpo delle donne

La nudità di un corpo è da sempre, per la tradizione occidentale, fonte di straordinaria bellezza; ma il contesto è parte integrante della forma, quanto il paesaggio lo è per un soggetto dipinto. Un vestito evocativo un corpo nudo sul palco dell’Ariston presentato da influencer e presieduto dal presidente della Repubblica, annulla la distinzione tra esposizione e mercificazione, nonché tra spettacolo e politica.

Se poi a questo si aggiunge il fatto che il tutto è stato accompagnato da monologhi strappalacrime sulle donne che combattono il patriarcato, si arriva al ridicolo, anzi, al grottesco.

Il corpo, l’erotismo, così come proposti oggi dai liberal-progressisti, sono meri prodotti di consumo, simboli volti ad imporre una narrazione che confonde la liceità con la libertà: non c’è nulla di più ideologicamente funzionale al maschilismo storico di una esaltazione del valore della donna legato così tanto all’esposizione del proprio corpo.

Diceva Platone che il corpo è il tempio dell’anima, ed è vero: è una zona inviolabile, che ha una dignità infinita, e come tale va trattato. Ad una donna è possibile essere sensuale senza essere volgare; può essere provocante senza essere scurrile; può rivelare le sue forme nascondendole, suggerendole, o anche risaltandole, ma senza svenderle.

Moda e stile

Ed è molto triste, molte desolante che non apprezzare certi tipi di abbigliamento significhi avere una mentalità vetusta sotto il piano politico, o, più in generale, essere chiusi di mente. Non è contemplata dai liberal la possibilità di accettare un no: si tratta di eresia, per loro. Chiara Ferragni, in una delle serate, ha dichiarato che la donna come la fa, sbaglia: o è suora o è, per usare un eufemismo, una poco di buono.

L’affermazione non è falsa, ma diviene ridicola dacché per tutto il Festival è stata proposta una immagine a tutela della esposizione generale della corporeità. Proprio così: di quella a cui dicono “suora”, non importa nulla a nessuno! Al contrario, guai ad una donna che critica la moda di Sanremo: è una suora, una nemica della libertà delle donne o una vipera invidiosa.

In realtà, ancora c’è la possibilità di essere fieramente caste, pudiche, timide. Ma a Sanremo hanno parlato soltanto seni in oro massiccio. Non è questione di stabilire se fosse giusto o sbagliato, ma è necessario sapere che per molti è stato a dir poco sgradevole.

Segno di mentalità antica? E se anche fosse? Qual è il problema del gusto per la moda old money? Con frac, vestiti lunghi, pregiati, smoking di sartoria, colori neutri, non appariscenti. Gioielli maestosi ma non eccessivi, parole ricercate ma non sconosciute. Una televisione che voleva essere ricercata, aggraziata e non smodata.

Molti italiani hanno nostalgia di quella televisione lì: e allora? I liberal non possono farci nulla: oggi l’estetica è una questione politica, ma l’estetica è oggettiva, per questo in gergo pop si dice che la moda passa ma lo stile resta.

Il valore non solo nella fisicità

Esistono donne e uomini che credono ancora che il loro valore vada oltre la capacità di presentarsi simil nude e nudi. Ci sono stati, e ci sono ancora, modelli che propongono il valore della donna non nella sua fisicità esclusiva, ma nella sua persona, trovando la bellezza del corpo e dello spirito nei gesti, come il giovane Flaubert, il quale scrisse nelle “Memorie di un pazzo”: “Certe donne, certe signore, le ho riconosciute a un quarto di miglio di distanza, soltanto per il modo in cui guardavano le onde”.

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