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Henry Murray, la Cia e l'Harvard connection dietro la nascita di Unabomber

Theodore Kaczynski, altresì noto come Unabomber, non fu sempre un misantropo eremita dalle pulsioni omicide e dalle ambizioni terroristiche. Fu una persona bizzarra ed eclettica – come ogni genio –, ma assolutamente pacifica, nella prima parte della sua vita. Almeno fino a quando, entrato all’università Harvard, finì come cavia in uno studio sulla modifica del comportamento sponsorizzato dalla CIA, guidato da Henry Murray e supervisionato a distanza da Sidney Gottlieb.

E se Kaczynski, il bambino prodigio con uno dei quozienti intellettivi più alti mai misurati diventato inspiegabilmente un misantropo pluriomicida, fosse stato un prodotto di MKULTRA? Quante “bombe a orologeria umane” ha creato la CIA? Quante sono esplose e quante attendono di farlo? Domande scomode che si pose il LA Times nel 1999 in un approfondimento dedicato alle ricerche della CIA sul controllo mentale: We’re Reaping Tragic Legacy from Drugs. Provare a rispondere a quelle domande, sempre attuali, equivale a raccontare la storia degli esperimenti di Murray.



Henry Alexander Murray nacque a New York il 13 maggio 1893. Di famiglia benestante, giacché la madre era ereditiera del noto banchiere Samuel Denison Babcock, Murray era il secondo di tre figli. E sarebbe stato anche il meno amato dei tre – o tale fu la sua percezione del rapporto tra i genitori e la loro prole –; perciò la decisione di dedicare la vita allo studio dei bisogni e dei fattori determinanti del comportamento umano.

Aiutato dalle finanze della famiglia, Murray poté permettersi di frequentare le migliori università dell’epoca: Harvard, la Columbia e infine Cambridge. La passione per la psicanalisi lo avrebbe portato a studiare Carl Jung, di gran lunga preferito a Sigmund Freud, e persino ad incontrarlo in Svizzera.

Nel 1927, ancora dottorando, Murray diventa assistente direttore presso la clinica psicologica di Harvard. Qui, occasione unica per mettere in pratica le nozioni che gli sono state insegnate, curiosità e genio lo guideranno nella formulazione di nuovi e pionieristici concetti, come appercezione, bisogno latente e bisogno manifesto, proiettandolo nell’olimpo della psicologia. E valendogli la promozione a direttore nel 1937.

Il 1938 è l’anno della svolta. Poco dopo aver realizzato il Test di appercezione tematica, destinato a diventare il secondo test di personalità più utilizzato al mondo, Murray viene chiamato dal governo britannico per erogare dei servizi di consulenza. Le innovative teorie di Murray sul comportamento premettono e promettono di facilitare il lavoro all’ingegneria sociale, altro campo all’epoca emergente, e Londra desidera sapere se e come sia possibile metterle al servizio della politica. Ignoti esito e oggetto specifico delle consulenze di Murray al governo di Sua Maestà.

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Murray abbandona (temporaneamente) Harvard perché chiamato dall’Ufficio dei Servizi Strategici (OSS), l’ente precursore della Central Intelligence Agency, a svolgere analisi e attività di profilazione. Il più importante lavoro realizzato dallo psicologo per l’OSS sarà Analisi della personalità di Adolf Hitler, scritto in collaborazione con altri colleghi, che di lì a breve sarebbe diventato una pietra miliare della psicologia politica.

Nel 1947, forte della fama acquisita grazie all’OSS, Murray ritorna ad Harvard in qualità di capo ricercatore e ivi istituisce un nuovo laboratorio di investigazioni psicologiche. Nel 1962 l’investitura a professore emerito e il ricevimento della medaglia d’oro alla carriera da parte della Fondazione Psicologica Americana. Nel 1988, alla veneranda età di novantacinque anni, la morte per polmonite.

Murray viene ricordato, tra i vari lasciti, per aver teorizzato il sistema dei bisogni e fondato un campo di studio interdisciplinare dedicato interamente all’analisi e all’investigazione degli esseri umani e delle loro necessità: la personologia.

Tesi cardine della personologia è che la personalità individuale si sviluppi in maniera dinamica, progressiva, in risposta agli stimoli provenienti da e agli elementi tipici dell’ambiente circostante. Nessuna personalità sarebbe mai, in breve, fatta e finita. Ogni spigolo può essere smussato. Ogni convinzione può cadere. Ogni tratto forte può essere cambiato. Personologia è credere che nulla sia innato e che tutto sia modificabile.

Murray era ossessionato dall’idea di riuscire ad alterare permanentemente il comportamento degli individui. Perciò, in qualità di padre fondatore della personologia, sviluppò degli assunti-chiave pensati per permettere allo scienziato sociale di plasmare la mente del paziente (o della cavia):

  • L’organo di governo della personalità è il cervello, ragion per cui è fondamentale agire su di esso per modificare il comportamento;
  • Le persone fingono di volere una vita rilassata, in realtà sono alla ricerca costante di emozioni e attività eccitanti;
  • La personalità, in quanto progressiva e dinamica, può essere modificata nel corso di un punto qualsiasi della vita;

Harvard e i suoi centri di ricerca clinica e psicologica, diretti da Murray in persona, sarebbero diventati i laboratori in cui testare le tesi della personologia. Tesi che, in quanto intrinsecamente collegate ad argomenti come il condizionamento comportamentale, la manipolazione mentale e il controllo sociale, avrebbero incontrato l’interesse di una vecchia conoscenza di Murray: l’OSS, nel frattempo sciolto e rinato come CIA.


La storia dell’Harvard connection, argomento che è stato persino oggetto di libri – come Harvard and the Unabomber: The Education of an American Terrorist di Alston Chase –, ha luogo nei laboratori clinici della prestigiosa università in un periodo compreso tra il 1959 e il 1962. I laboratori in questione erano sotto l’autorità di Murray, uomo al quale venivano concesse ampie libertà, e non è dato sapere se il comitato direttivo di Harvard fosse a conoscenza di quanto accadesse al loro interno.

Murray selezionò ventidue studenti, tra i quali il prodigioso Theodore Kaczynski, convincendoli a sottoporsi a degli esperimenti sulla resistenza allo stress estremo. Abusi verbali. Attacchi all’autostima. Invettive contro idee e convinzioni. Tutto era ritenuto lecito pur di testare la validità della personologia. Tutto, inclusa la somministrazione di droghe psichedeliche alle giovani cavie – ragione, quest’ultima, che ha spinto chi ha indagato sugli esperimenti di Murray a fare un collegamento con l’allora concomitante progetto MKULTRA.



Kaczynski era stato ribattezzato “lawful” da Murray, cioè il “rispettoso della legge”, e sarebbe rapidamente diventato il principale soggetto degli esperimenti dell’eccentrico professore. Per via dell’intelligenza fuori dal comune – un quoziente intellettivo di 167. E per via del carattere remissivo e introverso. La cavia ideale.

Kaczynski sarebbe diventato Unabomber ad Harvard, questa la conclusione di un esame della psichiatria forense dello US Bureau of Prisons datato 1998. Harvard, il luogo che aggravò e radicalizzò la rabbia provata da Kaczynski nei confronti della sua famiglia e il malcontento verso le ingiustizie della società. Harvard, il luogo dello sviluppo delle prime idee sulla rivoluzione antitecnologica e degli esperimenti del dottor Murray.

La costruzione di Unabomber sarebbe avvenuta ad Harvard; una tesi con la quale concorda anche il filosofo e psicoanalista Edoardo Toffoletto, cui è stato richiesto un parere per comprendere meglio i meccanismi alla base della devianza comportamentale e la realisticità delle tecniche di manipolazione mentale. Secondo Toffoletto, “Kaczynski era ancora un adolescente, in piena formazione culturale, quando arriva ad Harvard” e “ciò spiega la sua suggestionabilità, ovvero la preponderanza del suo super-io, amplificata dalla sua biografia – una vita in perenne ostracizzazione, a causa dell’ipertrofia intellettiva alimentata da suo padre”.

Kaczynski era una persona molto intelligente, ma emotivamente fragile, che nell’adesione volontaria agli inumani esperimenti di Murray intravide “un’occasione di inclusione riconoscimento”. Traumi pregressi e talune idee politiche sarebbero state “esacerbate dallo stress psichico della sperimentazione”, trasformando “l’attrazione verso la scienza” in una “costruzione paranoica da eliminare nel nome del bene di Madre natura”.

Col progredire degli esperimenti, tra interrogatori e utilizzo di droghe, la giovane promessa della matematica di fisico gracile e dall’aspetto trasandato avrebbe iniziato a trasformarsi inconsciamente nel futuro Unabomber. Appunti volti a formulare una teoria che spiegasse le origini della sua cronica infelicità. Pensieri, sempre più frequenti, su come “tecnologia e scienza stessero distruggendo la libertà e la natura”. E odio, tanto odio, verso “il sistema, di cui Harvard era parte, che serviva la tecnologia […] e cercava di convertire gli uomini in automi”.

Murray e la Central Intelligence Agency non potevano saperlo, ma, tra il 1959 e il 1962, nel tentativo di carpire gli arcani della mente umana, avrebbero inavvertitamente costruito una bomba a orologeria che, qualche decennio più tardi, sarebbe esplosa con violenza, lasciando a terra tre morti e ventitré feriti.

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