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Gli ucraini sono davvero pronti ad abbandonare Bakhmut?

Bakhmut viene dipinta oramai da mesi come teatro una delle battaglie più sanguinose della guerra in Ucraina. Eppure non si è al cospetto di una grande città come ad esempio Mariupol, lì dove l’elevato livello di distruzione e l’alto numero di morti sono stati dovuti a combattimenti casa per casa nel cuore del principale centro sull’Azov.

Tuttavia in questo angolo di Donbass, la battaglia è molto dura e si è trasformata, specialmente dallo scorso mese di agosto, in un confronto d’attrito tra due eserciti che non vogliono mollare le proprie posizioni. Se quella di Mariupol è stata paragonata a una battaglia medievale, su Bakhmut invece sono stati fatti numerosi paragoni con la Prima guerra mondiale.

Da Kiev intanto nelle ultime ore sono arrivate notizie contraddittorie. Da un lato si parla di un possibile ordinato ritiro degli ucraini. Dall’altro però, gli alti comandi dell’esercito hanno deciso per l’invio sul posto di nuovi rinforzi.

Cosa sta succedendo a Bakhmut

Non è la prima volta che si combatte a Bakhmut. Già nel 2014 la città è stata a lungo contesa tra i separatisti di Donetsk e l’esercito ucraino. Alla fine le forze di Kiev erano riuscite a prenderla, mettendo in sicurezza Slovjansk e Kramatorsk. Da qui infatti passa l’autostrada che da Kharkiv scende fino al confine russo, attraversando proprio il territorio di Slovjansk. E sempre qui inoltre c’è uno degli snodi ferroviari più importanti del Donbass. Alle spalle però della città, a pochi chilometri, per otto anni si è estesa la linea rossa concordata con gli accordi di Minsk che ha separato il Donbass rimasto in mano a Kiev con quello invece controllato dai separatisti.

Bakhmut quindi è rimasta sul fronte ucraino, cambiando anche nome. Fino al 2016 la città era nota con il nome di Artemivs’k, in onore di uno di Fdor Andreevic Sergeev, uno degli eroi dell’Urss. Poi, nell’ambito delle politiche volte ad allontanare l’Ucraina dal passato sovietico, si è tornati a usare il nome di Bakhmut. Un termine che evoca il più importante fiume che taglia in due la città, il Bachmutka. Ed è tra le due sponde del fiume che si sta combattendo casa per casa, trincea per trincea, quadrante per quadrante.

I russi da agosto avanzano da est, puntando quindi verso la sponda orientale del Bachmutka. Hanno iniziato a farlo dopo la conquista di Popasna, prima cittadina incontrata dalle forze di Mosca dopo aver attraversato la linea rossa del 2014. Per il Cremlino prendere Bakhmut da subito avrebbe voluto significare stringere in una morsa da est e da sud Slovjansk e Kramatorsk, già assediate da nord dopo la presa di Izyum e Lyman. La controffensiva ucraina di settembre ha fatto indietreggiare i russi da quest’ultimo quadrante, da qui l’importanza quasi vitale assunta dalla battaglia di Bakhmut.

Quando il 4 agosto scorso militari della Wagner, l’agenzia di contractors russi, hanno preso Patrice Lumumba Street, la battaglia sembrava destinata ad avere un esito scontato. Bakhmut, in particolare, sembrava oramai presa e strappata dalle mani di Kiev. La resistenza ucraina è stata però molto forte e, contestualmente, l’avanzata russa si è rivelata molto lenta. Una svolta è arrivata con la conquista di Soledar nello scorso mese di gennaio. Anche in questo caso grazie a un forte apporto della Wagner. Da allora, i russi hanno potuto avanzare da nord e hanno accelerato anche da sud e da est. L’unica via di fuga rimasta agli ucraini è costituita dall’autostrada che dai quartieri a ovest del Bachmutka si dirama verso l’oblast di Dnipro.

Situation north of Bakhmut city:#RussianArmy reached the outskirts of the western districts of the city and are less than 1 km from the last Ukrainian supply route to Bakhmut. Moreover troops reached the northern outskirts of Artevmosk Non-Ferrous Metals Processing Plant, JSC. pic.twitter.com/VmEbHZQVU3

— @Suriyak (@Suriyakmaps) March 1, 2023

Le notizie che arrivano da Kiev

Con una sola via di uscita e di rifornimento rimasta, per giunta quasi raggiunta dalle forze russe nella periferia meridionale di Bakhmut, per gli ucraini forse è arrivato il tempo di riflettere su una ritirata. Dalle scorse ore l’argomento non è più tabù. Uno dei consiglieri più vicini al presidente Zelensky, ha dichiarato al Guardian la possibilità di una “ritirata tattica da Bakhmut”. Poche ore più tardi, un portavoce dell’esercito ha ridimensionato il tiro. “Nulla è stato deciso – ha infatti dichiarato Serhii Cherevatyi, portavoce del raggruppamento orientale delle forze armate ucraine – decisioni del genere spettano allo Stato Maggiore. Se evacueremo Bakhmut, lo faremo senza panico”.

The Commander of Ukraine’s Land Forces and Eastern Operational Command has reportedly ordered that Additional Forces move to Reinforce the Defenders in Bakhmut stating that this decision is not a Political Decision but a Strategic Decision. pic.twitter.com/ebbh1Fi6bj

— OSINTdefender (@sentdefender) March 1, 2023

A controbilanciare ulteriormente le voci di ritiro, l’annuncio dell’esercito ucraino dell’invio di altri mezzi e altri uomini verso Bakhmut. Al momento, quindi, l’impressione è che Kiev non voglia lasciare la città, pur essendo la situazione per i proprio soldati molto critica.

Perché Bakhmut è così importante

La notizia dell’invio di rinforzi non è stata accolta in modo positivo negli ambienti filo ucraini. Su diversi canali Telegram, è emersa infatti la preoccupazione che la difesa a oltranza di Bakhmut non ha una connotazione politica bensì tattica. In poche parole, se a Kiev si è deciso di rinforzare un fronte oramai quasi compromesso e sacrificabile a livello politico, vuol dire che non si ha molta fiducia nelle linee difensive poste più a ovest.

Difendere Bakhmut per l’Ucraina è quindi considerato vitale per difendere anche Kramatorsk e Slovjansk, i veri obiettivi russi nel Donbass. Contestualmente, per le forze di Mosca prendere la cittadina potrebbe significare mettere le mani su una delle principali porte di accesso nella regione contesa.

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