droni-e-radar:-cosi-la-cina-rifornisce-l'esercito-russo-in-ucraina

Droni e radar: così la Cina rifornisce l'esercito russo in Ucraina

La Cina sta garantendo forniture militari alla Russia per la guerra in Ucraina. A darne notizia è il Wall Street Journal in un articolo pubblicato sabato scorso. Il quotidiano statunitense cita il rapporto di C4Ads, un’Ong con sede a Washington che si occupa di “sconfiggere le reti illegali che minacciano la pace e la sicurezza internazionale”.

La no-profit americana ha raccolto e analizzato i dati doganali e commerciali di circa 84 mila scambi avvenuti tra Mosca e Pechino dall’inizio del conflitto, svelando che le aziende russe sanzionate dall’Occidente sono riuscite a ottenere dal partner asiatico apparecchiature di navigazione, elementi di dispositivi di disturbo del segnale e ricambi per i jet da combattimento Su-35. Beni dunque non tanto civili, quanto più a uso militare.



L’ambiguità che inchioda la Cina

Il Wsj ha contattato la direzione della società statale cinese Fujian Baofeng Electronics Co., Ltd., che, secondo i documenti, avrebbe fornito attraverso una società statale uzbeka a Rosoboronexport (l’agenzia del governo russo deputata a controllare l’importazione di prodotti militari), un’antenna telescopica per il veicolo da guerra elettronica Rb-531Be. L’amministratore delegato di Fujian Baofeng Electronics, Wang Shaofeng, ha risposto che “una certa azienda terza stava usando illegalmente il nome della società” e che l’organizzazione non produceva le antenne telescopiche e non aveva dati sulle loro consegne alla società uzbeka.

Glissa, invece, il portavoce di Putin, Dmitry Peskov: “La Russia ha un potenziale tecnologico sufficiente per garantire la sua sicurezza e condurre le operazioni militari speciali. Questo potenziale viene costantemente migliorato”, ha commentato il fedelissimo del Presidente russo.

L’ambiguità cinese aveva iniziato a pendere verso una semi-rottura dell’asse con il Cremlino. Un asse claudicante, funzionale in chiave anti-Usa, ma basato su presupposti troppo deboli piuttosto che su un’alleanza organica e strutturale. Eppure Poly Group, l’azienda controllata dal Partito Comunista Cinese e già sanzionata dal dipartimento di Stato Usa per aver rifornito Corea del Nord e Iran, avrebbe aumentato il volume di scambi con la Russia, vendendo chip e antenne che sono state fotografate perfino sul campo di battaglia.

Pechino continua però a negare qualsiasi coinvolgimento nella guerra in Ucraina. Lo ha fatto nei primi mesi, richiamando le parti al dialogo e alla diplomazia, e lo sta continuando a fare adesso, cercando una via d’uscita per risanare i rapporti con Washington alla luce di una situazione economica interna tutt’altro che florida.

Pezzi di ricambio e droni: le forniture di Pechino a Mosca

Mosca si sta servendo di una triangolazione per eludere le sanzioni di Ue e Usa, passando, oltre che dalla Cina, anche da Turchia ed Emirati Arabi Uniti, mentre non si ferma il progetto iraniano di un impianto di droni progettati da Teheran e impiegati dalle truppe di Vladimir Putin contro Kiev. I registri doganali mostrano che il 31 agosto 2022 la cinese Poly Technologies ha spedito apparecchiature di navigazione a Rosoboronexport da montare sugli elicotteri M-17 in dotazione all’esercito russo. Il 24 ottobre, invece, l’azienda aeronautica statale cinese Avic International Holding Corp. ha spedito ad Ao Kret, una sussidiaria del colosso della difesa Rostec, di pezzi di ricambio per i caccia Su-35 per oltre un milione di dollari.

Il 4 ottobre, un’azienda cinese ha inviato altri pezzi alla società statale russa Almaz Antey, produttrice di missili sottoposta a sanzioni, per l’utilizzo dell’unità radar mobile 96L6E. Il radar è utilizzato dalla Russia per rilevare jet, missili e droni nemici come parte del sistema missilistico antiaereo S-400 schierato in Ucraina.

Container accatastati nel porto di Zhenjiang, in Cina, pronti per essere caricati sulle navi. Foto: EPA/ALEX PLAVEVSKI.

Diverse aziende russe che lavorano con i servizi di intelligence, militari e di sicurezza del governo, tra cui Kret, si sono rivolte a imprese private con sede in Cina. Una di queste è la Sinno Electronics, che l’anno scorso è stata sanzionata dal dipartimento del Tesoro statunitense e ha consegnato a Mosca 1.300 articoli per un valore di oltre 2 milioni di dollari.

I registri doganali rivelano che Dji, brand cinese specializzato nella produzione di droni, ha continuato a mandare materiali in Russia dopo l’introduzione delle sanzioni. Gli analisti militari sostengono che questi droni vengono utilizzati dalle forze russe per localizzare e monitorare le forze ucraine e poi colpirle con l’artiglieria. Alcuni vengono consegnati direttamente da un rivenditore cinese ai distributori russi, mentre altri passano attraverso gli Emirati Arabi Uniti.

Dji, dal canto suo, ha scritto in un comunicato di opporsi all’uso militare che viene fatto dei suoi droni e ha sospeso le proprie attività in Russia già nell’aprile del 2022. Tuttavia, ha aggiunto di non poter impedire agli utenti o alle organizzazioni private di acquistare i suoi quadrirotori in Paesi diversi dalla Russia e dall’Ucraina per poi portarli lì.

Secondo gli Usa, queste forniture potrebbero essere cruciali per sostenere lo sforzo bellico di Putin in Ucraina. Le esportazioni di chip e componenti elettronici militari si sono più che dimezzate dopo che gli Stati Uniti e i loro alleati hanno applicato tutte le sanzioni possibili, evitando però di inserire la Russia nell’elenco degli Stati sponsor del terrorismo, diversamente dal Cremlino che ha stilato una lista dei Paesi ostili.

Nonostante tutto questo, l’export da Pechino verso Mosca è tornato ad aumentare e a ottobre ha raggiunto quasi 33 milioni di dollari al mese, una cifra che non si allontana dai livelli pre-guerra. Pecunia non olet, ma chissà se il tanto decantato reset nelle relazioni tra i due regimi simbolo di un fragile ma alternativo ordine mondiale multipolare si formalizzerà o se tutto rimarrà com’è. Pechino come il Gattopardo.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.

Related Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *