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Depistaggio Borsellino, fu strage di Stato: le responsabilità di mafia, polizia, servizi segreti, pm e giornali – Il Riformista

Volevano fermare il Dossier Mori

Piero Sansonetti — 7 Aprile 2023

Depistaggio Borsellino, fu strage di Stato: le responsabilità di mafia, polizia, servizi segreti, pm e giornali

Sono state depositate le motivazioni della sentenza sul depistaggio-Borsellino. Sono clamorose. Dicono in modo esplicito che si trattò di una strage di stato seguita da un depistaggio di Stato, dicono che Borsellino non fu ucciso solo dalla mafia, dicono che nel depistaggio e forse nell’omicidio furono coinvolte persone delle istituzioni, in particolare – la cosa appare molto chiara – della polizia, dei servizi segreti e della magistratura, dicono che una delle ragioni della strage fu la necessità di fermare il dossier mafia-appalti al quale stava lavorando il generale Mori e che interessava a Borsellino e che avrebbe travolto il castello dei rapporti tra corleonesi e imprese del Nord.

Descrivono un devastante scenario istituzionale, accennano all’ostracismo del procuratore di Palermo (Giammanco) nei confronti di Borsellino, sono severissime nei confronti dei Pm Patralia e Palma. L’unico che ne esce bene è Bruno Contrada, l’ex numero 2 del Sisde, che fu messo in mezzo dai depistatori e pagò con dieci anni di prigione, e ne dovette aspettare 25 prima di essere riabilitato, e ancora aspetta di essere risarcito.

Poi c’è un’altra verità che emerge: la trattativa stato-mafia (alla quale mai si accenna in queste motivazioni e che invece fu indicata come uno dei motivi dell’attentato) è una pura invenzione mediatico-giudiziaria. Costruita da giornalisti un po’ inetti e magistrati magari in buona fede ma molto pasticcioni. In sostanza fu un ulteriore – seppure oggettivo e non intenzionale – depistaggio.

Diciamo che queste motivazioni, che ora andranno lette con attenzione (sono più di 1500 pagine) ci dicono essenzialmente una cosa: che non sapremo mai esattamente come e da chi e perché furono uccisi Falcone e Borsellino e poi proseguirono le stragi di mafia; ma ci dicono anche che il quadro è abbastanza chiaro: la mafia agì con coperture istituzionali, e non politiche, e furono proprio quelle forze deviate dello Stato che avevano aiutato le stragi a permettere poi che una coltre di fumo avvolgesse le indagini. Nella sostanza sono confermate tutte le responsabilità della mafia stragista, e ne escono malissimo pezzi della polizia, dei servizi segreti e della magistratura. Male male escono anche gran parte dei giornali.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all’Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.

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