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Mancanza di dati obiettivi, slogan turistici e siti che invece dicono esattamente il contrario: Covid, in Cina vengono ampliati i forni crematori

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Come per tutte le cose di Pechino mancano informazioni ufficiali ma alcuni media Usa suggeriscono che in tema di Covid in Cina vengono ampliati i forni crematori.

Le analisi fotografiche del Washington Post rileverebbero operazioni specifiche sui siti e l’ampliamento sarebbe un dato oggettivo. 

 In Cina ampliati i forni crematori

Un po’ come accadde a Wuhan tre anni fa, con le autorità cinesi cioè che hanno tirato un velo di omertà su cosa accade nel paese. I dati sull’ondata di Covid-19 che sta dilagando non ci sono e di contro la stampa di Pechino “dà risalto alla grande ripresa dei viaggi, decisa dal Partito-Stato che il 7 dicembre si è improvvisamente ritirato dalla trincea di politica sanitaria Covid”, come spiega il Corriere della Sera.

Qualche esempio? Il Global Times di Pechino scrive che “l’afflusso di visitatori cinesi guiderà il boom del turismo mondiale”. E gli epidemiologi nazionali che rassicurano si sprecano: il picco dei contagi sarebbe stato raggiunto il primo gennaio ma non ci sono dati certi ed obiettivi su infezioni, ricoveri e morti

Mancanza di dati e “becchini” al lavoro

Di contro emergono racconti su “bare in attesa nei corridoi delle sale mortuarie degli ospedali”, oppure su “personale in tute protettive anticontagio impiegato per il trasporto, su crematori affollati”.

E a far fede sarebbero anche delle foto dall’alto del forno crematorio del distretto di Tongzhou alla periferia di Pechino. In quel caso il Washington Post ha notato che “tra il 22 e il 24 dicembre il parcheggio è stato ampliato per contenere un centinaio di auto”. Il personale poi avrebbe lavorato h24 “per cremare 150 corpi al giorno”. Chi lo dice? Il sito “Quotidiano della Gioventù di Pechino”, che poi ha rimosso il post.

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