Il ministro deve decidere
Piero Sansonetti — 4 Febbraio 2023
Livio Pepino, che è un ex magistrato e che è stato uno dei capi della corrente di sinistra delle toghe (magistratura democratica), in una intervista al nostro giornale, chiede al ministro Nordio di smetterla col suo atteggiamento da Ponzio Pilato e di decidere se Alfredo Cospito debba continuare a vivere o debba morire.
Il punto essenziale della polemica politica sta proprio qui, ma sembra che nessuno abbia voglia di vederlo. I ragazzi di Giorgia Meloni (alcuni osservatori informati dicono in contrasto con la stessa Meloni) hanno scatenato una campagna scalmanata per sostenere l’astrusa tesi che il Pd sia colluso con la mafia. Lo stesso Pd risponde balbettando, sembra quasi vergognarsi che una sua delegazione, in ossequio alle leggi e alla Costituzione, sia andata in carcere a visitare un reparto dove sono rinchiusi da anni, in condizioni inumane, diversi detenuti al 41 bis. Come è possibile questo avvitamento patibolare della politica italiana? Davvero il Parlamento era molto più liberale quando era dominato dai comunisti e dai democristiani?
La discussione sul 41 bis si può fare, se si vuole. Ma partendo da due dati certi. Le regole dell’Onu lo vietano (lo spiega bene Elisabetta Zamparutti), e la sua utilità – che forse: forse – ci fu nei primi anni novanta, oggi, in assenza di emergenza criminale è del tutto inesistente. Qualche giorno fa il Procuratore generale della Cassazione ha spiegato che l’Italia è oggi uno dei paesi del mondo meno colpiti dalla criminalità violenta e che gli omicidi che 25 anni fa erano più di duemila all’anno ora sono meno di 300 (la maggioranza sono femminicidi consumati in famiglia).
Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all’Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.
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